sabato 10 dicembre 2011

One day


Regia: Lone Scherfig
Produzione: Bim USA 2011
Sceneggiatura: David Nicholls
Fotografia: Bonoit Delhomme
Montaggio: Barney Pilling
Scenografie: Mark Tildesley
Musiche: Rachel Portman
Con: Anne Hathaway, Jim Sturgess, Romola Garai, Ken Stott
Durata: 108'








15 luglio 1988 giorno di San Swithin. A Edimburgo Emma Morley e Dexter Mayhew si laureano, si conoscono e passano la notte insieme abbracciati, senza far l'amore. S'incontrano nel momento più bello della loro vita, quando tutto sembra possibile. Ma le loro strade prenderanno direzioni diverse e devono dirsi addio. Per vent'anni si inseguiranno, si perderanno e si sfioreranno senza mai potersi dire che il loro è vero amore. Ogni anno il 15 luglio sarà una data speciale, ovunque si trovino e qualsiasi cosa stiano facendo, le sensazioni di quella prima notte insieme tornerà a vibrare.

L'eterno conflitto cinema/letteratura si ripresenta anche in questa pellicola, atteso adattamento cinematografico di uno dei maggiori best seller degli ultimi anni, osannato da pubblico e critica, il romanzo pubblicato nel 2009 “Un Giorno” di David Nicholls.
L'annosa questione si complica ulteriormente laddove lo scrittore sia anche lo sceneggiatore del film - come in questo caso – e il romanzo in questione sia un resoconto dettagliato di un giorno preciso della vita dei due protagonisti lungo l'arco narrativo e temporale di venti lunghi anni.
A dirigere e distillare sapientemente per il grande schermo la matrice letteraria troviamo la regista danese Lone Scherfig – proveniente dalla scuola del Dogma di Lars Von Trier – autrice del fortunato “An education” che si era aggiudicato alcune nomination agli scorsi premi oscar.

Costruito su un architrave temporale fragile la narrazione visiva procede dal presente per passare via via in lunghi flashback in cui familiarizziamo con i due protagonisti ed è qui che iniziamo a veder scricchiolare le assi del racconto. Se infatti nel romanzo il trucco narrativo di raccontare il quadro generale di un rapporto complicato e indefinibile attraverso la descrizione di un solo giorno dell'anno della vita di entrambi funziona ed è speculare alla narrazione tutto ciò sul grande schermo si dissolve. Difficile far crescere un pathos che caratterizzi in modo pregnante la relazione dei due protagonisti e a livello cinematografico l'andirivieni temporale diviene una lunga sequenza di piccoli sketch romantici farciti di cliché e dialoghi serrati che tenta di replicare sullo schermo il tono ed il ritmo del romanzo che a lungo andare disperde tutto il potenziale emotivo recuperandolo solo verso il finale.

Il difetto principale è costituito dal voler proporre un accumulo di situazioni sentimentali con colpevole prevedibilità ed il tocco autoriale della regista che avevamo apprezzato nel suo precedente lavoro qui è totalmente assente e la pellicola ne risente. Anche i due attori protagonisti la sempre splendida Anne Hateway (Rachel staper sposarsi) ed il monocorde Jim Sturgess (Acrosse the universe) - sembrano non avere quel particolare feeling che riesce a scaldare i cuori degli spettatori a cui puntano.
Una pellicola indecisa tra commedia e melò che ambiva a divenire un cult ed invece si accontenta di rimanere una fedele e debole trasposizione cinematografica intrisa di un sentimentalismo fine a sé stesso che non coinvolge e appassiona fino in fondo come dovrebbe.


VOTO 6 

lunedì 28 novembre 2011

Lasciami entrare


Regia di Thomas Alfredson
Titolo originale: Låt den rätte komma in
Produzione: Svezia 2008
Sceneggiatura: John Ajvide Lindqvist
Fotografia: Hoyte Van Hoytema
Musiche: Johan Söderqvist
Montaggio: Tomas Alfredson, Daniel Jonsäter
Genere: Drammatico/Horror
Con: Kåre Hedebrant, Lina Leandersson, Per Ragnar, Henrik Dahl, Karin Bergquist
Durata: 114’






Siamo nel 1982.Oskar è un ragazzino timido ed insicuro, vive con i genitori separati a Blackeberg, un piccolo centro della periferia di Stoccolma. Ogni giorno il ragazzino e vessato dai bulletti della sua scuola, e sogna segretamente di vendicarsi immaginando di infilzarli con un piccolo coltello che possiede. Un giorno incontra Eli, una ragazzina pallida e misteriosa appena trasferita nella casa accanto che subito lo avverte: - Non possiamo essere amici!-.
In coincidenza con il suo arrivo si verificano eventi inspiegabili ed efferati omicidi, e per un ragazzino come Oskar, affascinato dalle storie macabre, ci vuole poco ad intuire un legame tra gli eventi sanguinosi e la sua nuova vicina, di cui è sempre più attratto, e con la quale instaura un rapporto speciale.

Arriva dalla fredda Svezia questo piccolo gioiellino che ridefinisce la figura del vampiro contemporaneo al cinema, acclamato vincitore di molti festival, tra i quali spicca il premio del pubblico al Tribeca Film Festival di New York, narrando una tenera storia d’amore tra un ragazzino dodicenne ed una piccola vampira.
Tratto dal bestseller internazionale di John Ajvide Lindqvist, che ne ha curato la sceneggiatura, la pellicola riesce con ispirata lucidità ad intrecciare temi quali amore, emarginazione e disagio, in un quadro conturbante e cupo ma dai tratti teneramente poetici e romantici, innestandoli in una periferia svedese dall’architettura geometrica e desolante che amplifica il senso di disorientamento e solitudine.
La purezza della neve macchiata dal sangue esemplifica simbolicamente la natura del film, in bilico tra improvvise efferatezze e tenere effusioni finemente calibrate, che lo spettatore perlopiù intuisce piuttosto che vedere, risultando un lavoro complesso e delicato intriso di una malinconia di fondo, che pur riprendendo i cliché caratteristici della figura vampiresca li epura dai tratti modaioli degli ultimi film giovanilistici del genere, donandogli una carica poetica inaspettata ed affascinante. Non è certamente un horror, come l’utilizzo musicale ci sembra far notare, facendo leva sulle melodie piuttosto che sul tipico ritmo incalzante da suspense, ma una favola nera moderna sulle diversità ,che si arricchisce grazie ad una fotografia intrigante ed il tocco leggero ma autoriale di Alfredson.
Cult imperdibile.


VOTO 8

giovedì 24 novembre 2011

Le avventure di Tintin - Il segreto dell'unicorno


Regia: Steven Spielberg
Produzione: Sony Pictures USA, Belgio, Nuova Zelanda 2011
Sceneggiatura: Steven Moffat, Edgar Wright, Joe Cornish
Fotografia: Janusz Kaminski
Montaggio: Michael Kahn
Scenografie: Andrew L. Jones
Musiche: John Williams
Genere: Animazione
Con: Jamie Bell, Andy Sorkis, Daniel Craig, Simon Pegg, Nick Frost
Durata: 107'




La leggenda vuole che un giornalista malizioso durante un intervista per la presentazione del suo primo Indiana Jones fece notare la somiglianza delle avventure dell'archeologo a quelle del protagonista delle tavole di un fumetto celebre in Europa intitolato Tintin.
Nasce così l'interesse di Steven Spielberg per il personaggio creato dal fumettista belga Hergé (al secolo Georges Remi) che ne traduce le gesta letterarie in un opera filmica dopo una laboriosa gestazione trentennale. Il tempo di accorgersi di avere una tecnologia ormai matura – grazie alla sperimentazione con la performance capture elaborata da Robert Zemeckis da "Polar Express" in poi - per poter rappresentare sul grande schermo le peripezie del giovane reporter avventuriero insieme al fido fox terrier Milù, con la collaborazione decisiva della Weta Digital di Peter Jackson che dirigerà i due episodi successivi dell'annunciata trilogia.

Insieme ai suoi storici collaboratori, (Janusz Kaminski alla fotografia, Michael Kahn al montaggio e John Williams alla colonna sonora) Spielberg chiama alla sceneggiatura gli apprezzati Stephen Moffat, Edgar Wright e Joe Cornish ed insieme imbastiscono un caleidoscopio narrativo e visivo di matrice classica aggiornato con l'avvento delle nuove tecnologie e l'utilizzo di riprese virtuali in 3d. Tutto l'immaginario del regista americano ed il tocco fanciullesco della sua Amblin confluisce in questa pellicola ridondante di riferimenti e ammiccamenti all'universo personale della sua filmografia (dai titoli di testa alla “Prova a prendermi” al ciuffo di Tintin che emerge come “Lo squalo”, agli inseguimenti in pieno stile “Indiana Jones” fino allo scontro con il villains di turno che ricorda il Capitan Uncino di “Hook” e così via) senza tradire lo spirito delle tavole originali di Hervé a cui concede perfino un cameo digitale.

Girare il film interamente in digitale è un opportunità per il regista di porre l'accento sulle nuove possibilità cinematografiche e l'utilizzo dei nuovi mezzi tecnologici. Il maestro Spielberg si adegua e dimostra ancora una volta il suo talento strabiliando in più di un occasione con splendidi piano sequenza con alternati punti di vista che si mischiano costantemente nelle scene d'azione più lunghe, immortalando riprese pirotecniche e acrobatiche impossibili da eseguire “dal vero” che disegnano geometrie impensabili e spettacolari che strabordano di dettagli visivi conferendo un ritmo incalzante e fluido per tutto il susseguirsi della vicenda.

Oltre le spettacolari scene d'azione di cui il film è farcito sono da apprezzare anche le interpretazioni degli attori Jamie Bell, DanielCraig, la coppia irresistibile Simon Pegg e Nick Frost e su tutti il pioniere e veterano della motion capture Andy Serkis (in odore di candidatura all'oscar per la sua performance ne “L'alba del pianeta delle scimmie”) che nulla perdono nel trasferimento nella conversione sintetica in digitale dei loro personaggi.

Spielberg torna a stimolare nuovamente il “fanciullino” cinefilo che in noi e confeziona un film per famiglie dal sapore vintage con il piglio tipico della sua poetica cinematografica aggiornato ai nostri tempi in equilibrio tra messa in scena classica e concessioni sperimentali all'avanguardia di ripresa. Un giro rocambolesco e mozzafiato sulla giostra enorme della terza dimensione da parte di una sorta di Indiana Jones con il ciuffo.


VOTO 7

martedì 25 ottobre 2011

Rassegna Cinematografica "Punti di Vista" Ciakcity - Lanciano seconda edizione

Con la riapertura del Ciakcity di Lanciano torna l'attesa Rassegna Cinematografica "Punti di Vista" organizzata dalla nostra associazione "I soliti ignoti" giunta alla sua seconda edizione dopo un esordio acclamato che ribadisce quanto la voglia di "cinema d'essai" a Lanciano sia viva e necessaria.


Anche quest'anno la scelta dei film è accuratamente selezionata dal de-romantico ed è varia e di pregevole fattura attenta anche alle produzioni italiane meritevoli di attenzioni penalizzate dalla distribuzione.


Ci sono anche delle sorprese che sveleremo successivamente tese a "coccolare" i nostri spettatori che fortunatamente sono sempre numerosi. Gli abbonamenti sono come al solito convenienti (20 euro) mentre il biglietto singolo costa solo 5 euro. Per info e contatti potete rivolgervi al sottoscritto oppure direttamente alle casse del Ciakcity.
Buona visione!

martedì 18 ottobre 2011

Drive


Regia: Nicolas Winding Refn
Produzione: 01 Distribution USA 2011
Sceneggiatura: Hossemin Amini
Fotografia: Newton Thomas Sigel
Montaggio: Hervè De Luze
Scenografie: Beth Mickle, Lisa K. Sessions
Musiche: Cliff Martinez
Genere: Drammatico
Con: Ryan Gosling, Carey Mulligan, Christina Hendriks, Bryan Cranston
Durata: 95'





Stuntman part time, meccanico di giorno con ambizioni da pilota automobilistico e autista da rapina per criminali di notte.È questa è la vita di un uomo (Ryan Gosling) che procede solitario e silenzioso fin quando non incontra una giovane madre, Irene (CareyMulligan) di cui s'innamora ed il figlioletto Benicio. Quando suo marito Standard esce dal carcere la situazione precipita. Egli infatti ha contratto debiti con criminali che ora minacciano la sua famiglia. Il driver allora si offre come autista in una rapina per consentirgli di sistemare la situazione e proteggere Irene e suo figlio ma le cose non vanno come previsto.

Tratto dall'omonimo romanzo di James Sallis, Drive è il nono lungometraggio del regista quarantenne danese Nicolas Winding Refn, celebre per la trilogia di Pusher, che con questo film si aggiudica a sorpresa il premio come Miglior regia al 64° Festival di Cannes.
Refn prende uno dei generi più abusati dal cinema hollywoodiano, l'heistmovie, e lo immerge nella sua personale e glaciale visione cinematografica, fatta di immagine fisse, nessuna ripresa a mano, musiche elettroniche e puntigliosa attenzione per i corpi e i dettagli. Le frenetiche corse d'auto e gli inseguimenti sono cristallizzati nelle maniacali inquadrature, frenetiche ma non confuse, con scene girate con mano sicura e attenta proprio come un bravo pilota, che enfatizza le scene più tese e cruente con uno straordinario uso del ralenty e del sonoro che prende in prestito una certa elettronica ipnotica anni 80.

Il lavoro sugli attori del regista danese è superbo, si empatizza da subito con il driver interpretato da un impeccabile Ryan Gosling – uno dei maggiori nuovi talenti sulla scena mondiale – che restituisce un'interpretazione fatta di gesti e sguardi con i dialoghi ridotti all'osso; anche i comprimari che vengono quasi tutti da serie tv di culto (Bryan Cranston/ Breaking bad, Christina Hendriks/Mad Men e Ron Pelmans/Sons of Anarchy) svolgono un eccellente lavoro con personaggi di cui sappiamo poco ma di ben caratterizzati.

Refn gira un film di genere cinico ed originale che evita le trappole hollywoodiane del conformismo e soprattutto quelle del dejavù riuscendo ad articolare un meccanismo perfetto che si avvale di un montaggio straniante, angolazioni insolite che creano sorprendenti composizioni visive che si sincronizzano perfettamente con l'emotività e la tensione pulsante che viene sciorinata nella pellicola. Incastrando una storia d'amore in un noir pulp difficile da dimenticare.
Un regista da seguire che si conferma uno dei migliori autori visionari dell'ultima generazione.


VOTO 7,5

mercoledì 5 ottobre 2011

Cinestudio DiVino: Rassegna Cinematografica con degustazione di vini


Il de-romantico in collaborazione con il Teatro Studio di Stefano Angelucci Marino è lieto di presentare: Cinestudio DiVino una Rassegna Cinematografica abbinata ad una sfiziosa degustazione di vini pregiati locali.
Progetto grafico by Luca Di Francescantonio


Questi i film in programma: 

  • L'ILLUSIONISTA di Sylvain Chomet                      Venerdì 21 ottobre
  • LORD OF WAR di Andrew Niccol                             Venerdì 18 novembre
  • SLEEPERS di Barry Levinson                                   Venerdì 20 gennaio
  • IL GIARDINO DI LIMONI di Eran Riklis               Venerdì 3 febbraio
  • GOODBYE MISTER HOLLAND di Stephen Erek  Venerdì 16 marzo 
  • ELLING di Peter Naess                                              Venerdì 30 marzo
  • THE JACKET di John Maybury                                Venerdì 13 aprile
  • STELLA di Sylvie Verheyde                                      Venerdì 11 maggio
Tutti gli spettacoli avranno inizio alle ore 21  e saranno anticipati da una piccola presentazione del de-romantico.

lunedì 3 ottobre 2011

Carnage


Regia: Roman Polanski
Produzione: Costantin films FRA/UK/POL  2011
Sceneggiatura: Roman Polanski, Yasmina Reza
Fotografia: Pawel Edelman
Montaggio: Hervè De Luze
Costumi: Milena Canonero
Musiche: Alexandre Desplat, Alberto Iglesias
Genere: Commedia, Drammatico
Con: Kate Winslet, Jodie Foster, Christoph Waltz, John C. Reilly
Durata: 79'






Due famiglie, due coppie decidono di incontrarsi nell’appartamento a Brooklyn di una di loro per discutere cordialmente e riconciliare gli animi dopo che i rispettivi figli si sono azzuffati tra di loro e uno dei due ha riportato la rottura di due incisivi. Ma le buone intenzioni verranno presto messe da parte e la carneficina verbale si consumerà con esiti imprevisti.

Roman Polanski torna in concorso alla 68esima  Mostra del Cinema di Venezia per presentare la sua ultima opera tratta dalle fortunata pièce teatrale della  drammaturga francese Yasmine Reza (che collabora alla sceneggiatura) intitolata “Il dio della carneficina”. I toni sono quella della commedia sofisticata e verbosa che punta l’obiettivo sulle problematiche scaturite dalle relazioni interpersonali restringendo il cerchio all’interno di quattro mura domestiche  e svolto in tempo reale per soffermarsi con feroce ironia carica di pessimismo sugli istinti primordiali sepolti sotto una coltre spessa di perbenismo e ipocrisia.

Il registro scelto dal regista di origini polacche ma apolide per vocazione è sarcastico ed irriverente sorretto da un cast di prim’ordine con ben tre premi oscar, Kate Winslet Jodie Foster e  Christopher Waltz e il sorprendente John C. Reilly, vera forza della natura in un ruolo congeniale ma soprattutto da una sceneggiatura che si avvale di ottimi dialoghi politicamente scorretti al limite del sacrilego che incalzano la narrazione senza tediare o perdite di ritmo.
I personaggi in cattività, sembrano ingabbiati da una forza oscura che li trattiene all’interno coinvolgendoli a metter a nudo sé stessi e a smascherare gli altri in un continuo gioco di rimpalli verbali e piccole cattiverie. Essenzialmente “Carnage” è un film sull’incomunicabilità dell’essere umano, in una società che involve antropologicamente tornando alle primordiali lotte di sopravvivenza animali nella giungla umana che si attaccano a vicenda per stabilire il primato. La teatralità della messa in scena non soffoca il potenziale visivo e narrativo bensì ne esalta i punti di forza che fanno leva sulle interpretazioni strepitose che rendono questa  commedia cinica e spietata una delle migliori pellicole di questa stagione cinematografica.


VOTO 7

lunedì 26 settembre 2011

Le migliori serie tv

Eccoci con il secondo appuntamento con le serie tv da non perdere (e da riscoprire per chi le avesse perse) dopo che avevamo consigliato alcune tra le migliori anche QUI
Il cinema produce pochi veri capolavori intestardendosi perlopiù in remake, sequel, prequel e addirittura reebot di franchise trite e ritrite ed in mancanza di nuovi stimoli, ardori sperimentali, coraggiose sceneggiature e con penuria di autori originali, i serial televisivi continuano a produrre opere innovative e ambiziose che nulla hanno da invidiare al fratello maggiore rappresentato dal grande schermo. Nel grande calderone delle serie prodotte negli ultimi anni vi segnalo le migliori:

BREAKING BAD - Reazioni collaterali 
Il placido professore di chimica Walter White  cambia drasticamente la propria vita dal momento in cui gli viene diagnosticato un cancro ai polmoni con un'aspettativa di vita di due anni e decide di sfruttare le sue conoscenze in ambito chimico per "cucinare" metanfetamine insieme al suo ex allievo Jesse Pinkman per diventare uno spacciatore di alto livello ed assicurare un futuro economico agiato alla sua famiglia. 
Creata da Vince Gilligan è una delle serie televisive americane più premiate, tra cui 6 Emmy Award per miglior sceneggiatura e miglior interprete maschile in una serie drammatica al protagonista Bryan Cranston
Imperdibile per gli amanti del tasso elevato di adrenalina.


In un mondo post-apocalittico gli zombie hanno invaso il pianeta. Un piccolo gruppo di sopravvissuti guidati dallo sceriffo Rick Grimes cerca disperatamente un luogo sicuro in cui stabilirsi. Costretti a vivere in un ambiente privo di regole, controlli e sotto costante minaccia i superstiti si renderanno conto che la loro paura e la disperazione sono molto più insidiosi dei morti viventi stessi e la vera minaccia arriva dall'interno.
Serie del 2010 creata dal regista Frank Darabont basata sull'omonima serie a fumetti di ottima qualità adatta anche a chi non è amante del genere zombie è stana nominata come miglior serie drammatica agli scorsi Golden Globe. E' una delle più seguite in assoluto in America e annovera tra i suoi fan anche Stephen King che l'ha inserita tra i migliori show televisivi dell'anno. 
Di qualità e con una splendida fotografia e sceneggiatura. Per gli amanti del brivido.


FALLING SKIES
La Terra è invasa da una potente razza aliena che ha sterminato il 90% della popolazione mondiale neutralizzando tutte le apparecchiature elettroniche del globo. Tom Mason, ex professore di storia fa parte di un gruppo di combattenti della resistenza umana insieme ai due figli rimasti, Hal e Matt. Ben invece, l'altro figlio, è stato fatto prigioniero dagli alieni che rapiscono e schiavizzano i ragazzi grazie ad un sofisticato congegno innestato nella loro colonna vertebrale. 
La serie prodotta da Steven Spielberg è uno degli eventi televisivi di questa stagione, il social drama ambientato in uno scenario post-apocalittico è tra i più visti oltre oceano. Una fantascienza ambientata in un futuro che non c'è e proprio per questo l'elemento chiave è proprio il passato, ciò che è stato.
Da non perdere per gli amanti dello sci-fi di qualità e i fan spielberghiani.


BOARDWALK EMPIRE - L'impero del crimine
Siamo ad Atlantic City negli anni 20 in piena era Proibizionista. Il boss mafioso e politico corrotto Enoch "Nucky" Thompson ordisce un piano insieme ai suoi soci per arricchirsi attraverso la vendita illegale di liquori. Nel frattempo un reduce della Grande Guerra, Jimmy Darmody, ex protetto di Thompson inizia a frequentare il ventenne Al Capone.
La mini-serie prodotta da Martin Scorsese che dirige anche l'episodio pilota (costato solo lui venti milioni di dollari) è tratta dal saggio dello scrittore Nelson Johnson ispirato alla vita di un politico e criminale del tempo Enoch L. Johnson e dipinge un affresco d'epoca coinvolgente, preciso ed affascinante anche quando è tinto di fosco come nella migliore tradizione gangster. Vincitore del Golden Globe 2011 per la Miglior serie drammatica e per il miglior attore protagonista Steve Buscemi.
Davvero da non perdere.


BORED TO DEATH - Investigatore per noia
Ambientata a Brooklyn, New York narra le avventure dello scrittore Johnatan Ames, abituale consumatore di alcool e marijuana, in crisi ispirativa ed appena mollato dalla compagna Suzanne. Prendendo spunto da uno dei personaggi del suo scrittore preferito Raymond Chandler, ossia l'ispettore Philip Marlowe si spaccia per investigatore privato e cerca di risolvere casi senza avere nessuna licenza per farlo. Una delle sorprese di queste stagioni televisive e grazie al successo inaspettato di pubblico il canale HBO ha deciso di produrre anche una seconda stagione. 
Intrecciando noir e commedia è una delle serie più originali e di fattura del panorama televisivo anche se poco conosciuta nel nostro paese.
Sicuramente da consigliare e perfetta per chi ama il genere investigativo stile ispettore Coliandro o Montalbano.









lunedì 12 settembre 2011

Super 8


Regia: J.J. Abrams
Produzione: Warner Bros USA 2011
Sceneggiatura: J.J. Abrams
Fotografia: Larry Fong
Montaggio: Mary Jo Markey, Maryann Brandon
Scenografie: Martin Whist
Musiche: Michael Giacchino
Genere: Fantascienza
Con: Kyle Chandler, Elle Fanning, Joel Courtney
Durata: 112'






Ohio, estate del 1979. Un gruppo di ragazzini sta girando un piccolo film sugli zombie in super 8 da mostrare in un festival provinciale, proprio mentre stanno girando una scena notturna nei pressi di una stazione ferroviaria diventano involontari testimoni di un disastro ferroviario dal quale “qualcosa” fugge mettendo a soqquadro la loro cittadina e a repentaglio le loro stesse vite.

Al suo terzo film da regista J.J. Abrams gira la sua opera più riuscita, un piccolo “personal project” avallato dall’ausilio e la produzione del mentore Steven Spielberg che fonde le sue personali manie ed ossessioni cinematografiche legate ad un certo modus operanti stilistico e focalizzato sul concetto primario del mistero -a partire dalla trama sino alla lavorazione del film - amalgamando in maniera definitiva gli elementi caratteristici che rappresentano il fil rouge delle sue pellicole, (dal pilota del primo episodio di Lost per poi proseguire in Star Trek e Cloverfield) portando a compimento la sua personale poetica.

Appare evidente sin dalle prime battute che il film di Abrams strizzi l’occhio a Spielberg del periodo Amblin cercando di risvegliare le sensazioni di una stagione del cinema americano che mise al centro dell’immaginario cinematografico il mondo preadolescenziale di provincia che creò un vero e proprio sottogenere (Goonies, Scuola di mostri, Explorers) il cui cuore pulsante era rappresentato proprio dalla Amblin Enterteinment di Spielberg al quale Super 8 esplicitamente s’ispira.
Ed è proprio dagli stilemi e l’estetica di una certa produzione spielberghiana (le biciclette come unico mezzo di conoscenza della realtà, il microcosmo della provincia, i problemi con i padri etc..) da cui parte Abrams, per poi contaminarlo man mano di elementi personali, scegliendo di non rinunciare ai suoi celebri controluce che provocano bagliori lenticolari, la gestione della suspense e del mistero, i filmini d’epoca che rivelano segreti, il grande incidente ed infine “l’altro” come metafora delle paure. Il tutto appare come una grande messa in scena alla maniera di Spielberg ma vista con gli occhi di Abrams.

Nonostante i tanti omaggi al cinema americano di genere anni 80 e la miriade di citazioni (bellissime quelle rivolte al cinema di George Romero ed il poster anacronistico dei Goonies tenuto in casa da uno dei piccoli protagonisti) Super 8 è a tutti gli effetti puro J.J. Abrams style. L’autobiografia è evidente nella riproposizione sul grande schermo della sua adolescenza, dal suo quartiere ai primi passi nel cinema con il super 8, ai suoi amici e perfino i nomi della cittadina e dei negozi che ricalca quello dei suoi familiari, impreziosendo la pellicola con lesplendide inquadrature ed una regia pulita ed elegante, sorretta egregiamente dalla musica del  compositore di fiducia sin dai tempi di Lost: il premio oscar Michael Giacchino. Impossibile inoltre non considerare le straordinarie interpretazioni dei piccoli protagonisti sui quali spicca quella di Elle Fanning (già vista in Taken mini serie fantascientifica di Spielberg e sorella minore della più celebre Dakota Fanning) vero e proprio talento di cui sicuramente sentiremo parlare e dello sconosciuto protagonista maschile Joel Courtney.

Alla fine il senso di tutta l’operazione è confermato dalla sincerità e lo sguardo intimo dell’autore, capace di raccontare una piccola storia che si inserisce in una più grande e che conferma il talento narrativo di un regista/autore che sa commuovere, divertire appassionare e soprattutto tenere con il fiato sospeso. Uno dei migliori registi in grado di intercettare i sentori e le percezioni del pubblico degli anni 00.


VOTO 7

lunedì 27 giugno 2011

X-Men: L'inizio


Regia: Matthew Vaughn
Produzione: 20th Century Fox USA
Sceneggiatura: Bryan Singer, Sheldon Turner, Mattew Vaughn
Fotografia: John Mathieson
Montaggio: Eddie Hamilton, Lee Smith
Musiche: Henry Jackman
Genere: Fantascienza
Con: Michael Fassbender, James McAvoy, Kevin Bacon
Durata: 132'





Dopo varie vicissitudini, cambi di regia e sceneggiature modificate, finalmente il primo film del progetto di una trilogia legato al prequel della saga degli eroi mutanti creati da Stan Lee e Jack Kirby vede la luce. Bryan Singer, vero factotum della serie, regista dei primi due capitoli ed indicato inizialmente come autore anche di questo capitolo, è qui nelle vesti di produttore mentre il timone della regia viene affidato a Matthew Vaughn, dopo gli ottimi risultati con il suo adattamento cinematografico della graphic novel Kick Ass.

Torniamo alle origini per svelare la genesi del team di mutanti, nella quale troviamo il giovane e potente telepate Charles Xavier (James McAvoy) fervente fautore di un rapporto di integrazione tra mutanti ed umani, ed il violento e vendicativo Erik Lehsnerr (Michael Fassbender), capace di controllare i metalli e futuro Magneto, che si alleano e collaborano per fronteggiare una comune minaccia rappresentata da Sebastian Shaw (Kevin Bacon), il villain di turno, intenzionato a scatenare una guerra nucleare tra le due superpotenze Usa e Urss al fine di estinguere la razza umana.

La matrice distopica che riconduce la serie agli anni 60, dona nuova linfa alla serie cinematografica; finalmente Bryan Singer torna a metter mano alla sua creatura affidando le sorti della nuova saga all’estro di un regista a proprio agio con il genere come Matthew Vaughn, ed i risultati si vedono eccome.
Probabilmente siamo alle prese con il miglior episodio dell’intera serie e ciò è dovuto a diversi fattori contingenti:anzitutto, la scelta coraggiosa di un cast giovane e talentuoso in cui troviamo, oltre i bravissimi e convincenti protagonisti, alias lo scozzese James McAvoy (Espiazione) e la sorpresa Michael Fassbender (Bastardi senza gloria), anche i promettenti Jennifer Lawrance (Un gelido inverno) nei panni di una giovane Mystica, Nicholas Hoult (A single man) che interpreta la Bestia, Rose Byrne e January Jones prese in prestito dai premiatissimi serial televisivi di Damage e Mad Men, nonché il redivivo Kevin Bacon, qui perfetto nei panni eleganti del cattivo di turno.
Collocare altresì l’episodio negli anni della Guerra Fredda - intrecciando narrazione storica e ucronica – si rivela un azzardo vincente, dal sapore e lo stile retrò con vaghi richiami alle spy-story dell’epoca che si rifanno al James Bond di Sean Connery.

Esplorare le origini dell’antagonismo tra i due personaggi più carismatici della saga, Dottor Xavier e Magneto, in cui si mostra la travagliata ma rispettosa amicizia che si trasforma in scontro, con toni epici e drammatici, era un impresa impervia e difficoltosa che Vaughn supera brillantemente, facendone la colonna portante della narrazione, che diviene progressivamente più profonda ed esplode in un climax finale coinvolgente ed appassionante. In mezzo, una pletora di personaggi secondari a cui la sceneggiatura da una propria consistenza, mostrandone peculiarità ed evoluzione.
Un reebot apprezzabile e di ottima fattura che resuscita e rinvigorisce uno dei franchise Marvel più amati di sempre che nonostante le molte “licenze” prese dagli autori rispetto al loro corrispettivo cartaceo, convince sotto ogni punto di vista in fiduciosa attesa dei prossimi capitoli.


VOTO 7

giovedì 16 giugno 2011

Una notte da leoni 2

Regia: Todd Phillips
Produzione: Warner Bros USA
Sceneggiatura: Todd Phillips, Scot Armstrong, Craig Mazin
Fotografia: Lawrence Sher
Montaggio: Mike Sale, Debra Neil-Fisher
Musiche: Christophe Blake
Genere: Commedia
Con: Bradley Cooper, Zach Galifianakis, Ed Helms
Durata: 100'









I leoni sono tornati. E come potevano esimersi dal sequel dopo gli incassi (record per una commedia) ai botteghini di tutto il mondo?

Questa volta il regista Todd Phillips - reduce dal passo falso di Viaggio col folle - trasferisce tutti i protagonisti del fortunato primo episodio dalla sfavillante Las Vegas fino ai bassifondi della caotica ed esotica Bangkok. Con un espediente narrativo discutibile è qui che verrà celebrato il matrimonio di Stu (Ed Helms) pronto ad impalmare una bellezza locale e, dopo i disastri del precedente addio al celibato, questa volta il promesso sposo decide di optare per un tranquillo brunch pre-matrimonio insieme agli amici di sempre Phil (Bradley Cooper)  e Doug (Justin Bartha) e l’instabile Alan (Zach Galifianakis), ma anche questa volta le cose non andranno come previsto.


Dopo la sbornia post-successo del primo episodio, Todd Phillips si concentra sul prevedibile sequel e sin dalle prime battute si ha l’impressione che il regista americano scelga di solcare le strade sicure tracciate dal suo film precedente piuttosto che battere nuovi sentieri narrativi.La collaudata formula si arricchisce solo di qualche piccola variante, come la scelta di assurgere a protagonista il simpatico gangster cinese Mister Chow (Ken Jeong) e l’ingresso in un piccolo ruolo dell’istrionico attore Paul Giamatti, oltre che una sistematica accelerazione del pedale nel ritmo e nell’action-movie.

Per il resto tutta la vicenda  dà la fastidiosa sensazione di deeja-vu, la pellicola ammicca continuamente con il suo predecessore (difficile seguire la trama e le trovate comiche con  i rimandi continui per chi ha perso il primo film) ricalcandone le gag e gli stilemi comici.

Ciò penalizza fortemente la pellicola, la presenza organica di nuovi attori non modifica sostanzialmente la formula, e la sensazione del già visto è troppo presente durante tutta la narrazione. Certo si ride ancora e molto, alcune gag risultano efficacissime, ma sono continuamente smorzate da quella prevedibilità che stempera l’atmosfera di goliardia in cui ci si immerge. Tutto quello che rappresentava una ventata d’aria fresca per la commedia americana nel film originale qui ne rappresenta il punto debole, la sceneggiatura non approfondisce i personaggi e le situazioni e la location thailandese diviene un mero espediente esotico non giustificato

Forse era possibile osare qualcosina in più, piuttosto che seguire la facile rotta disegnata con il primo addio al celibato,  una visionaria temerarietà avrebbe giovato alla pellicola e rinverdito la saga, se come già annunciato e già previsto il terzo capitolo. Proprio sul più bello Phillips avrebbe dovuto stupire ed invece ha preferito salpare per lidi più sicuri e conosciuti piuttosto che inoltrarsi nel mare aperto delle possibilità. Peccato.



VOTO 6

mercoledì 18 maggio 2011

Source Code


Regia: Duncan Jones
Produzione: Vendome Pictures USA-Francia
Sceneggiatura: Ben Ripley
Fotografia: Don Burgess
Montaggio: Paul Hirsc
Scenografie: Barry Chusid
Musiche: Chris Bacon
Genere: Fantascienza
Con: Jake Gyllenhaal, Michelle Monaghan, Vera Farmiga
Durata: 93'









Risvegliarsi nel corpo di un altro e riviverne ogni volta i suoi ultimi 8 minuti di vita su un treno di pendolari diretto a Chicago, fino a quando non troverà l’attentatore responsabile dell’esplosione. E’ questo il compito del capitano Colter Stevens (Jake Gyllenhaal), pilota di elicotteri e veterano in Afghanistan. Di più non può sapere perché la missione è top-secret, denominata “Source Code”.


Torna a distanza di due anni dal suo piccolo capolavoro d’esordio, ‘Moon’ – probabilmente il più bel film di fantascienza del decennio - il regista britannico Duncan Jones, figliol prodigo della star della musica mondiale David Bowie, approdando ad Hollywood con un film dal medio budget (32 milioni di dollari), un cast d’eccezione, seppur ristretto (Jake Gyllenhaal, Vera Farmiga, Jeffrey Wright) e soprattutto una storia di più ampio respiro rispetto al suo primo lavoro, adatta anche ai meno avvezzi con il genere di nicchia come la Science Fiction.
Anche in questo progetto ritroviamo le tematiche care al regista, ed in un certo senso ‘Source Code’ rappresenta il prolungamento naturale di ‘Moon’, continuando a descrivere quella predisposizione ad indagare le possibilità di un individuo, che da solo riesce a cambiare le proprie sorti e quelle degli altri, pur rimarcandone la sostanziale fragilità.
Tutto questo sorretto dall’impalcatura di un genere, lo sci-fi, che negli ultimi anni aveva perso la freschezza e la potenza del canone degli esordi (‘2001 – Odissea nello spazio’, ‘Solaris’)  ridotta alla spettacolarizzazione degli effetti speciali e schiava degli espedienti visivi.

Jones rinnova quella tensione ed utilizza la fantascienza come espediente per indagare le dinamiche più oscure ed intime dell’animo umano, e con il suo ausilio elabora una grammatica introspettiva che scandaglia la psiche e concentrare l’attenzione sul tema portante dell’identità. Bowie junior è abile a riuscire a coniugare queste premesse con l’action-thriller che strizza l’occhio al grande pubblico, a fondere le istanze della fantascienza classica con i blockbuster moderni, senza pagare dazio all’intrattenimento con la sofisticatezza del proprio sguardo, sviluppato con uno stile concreto ed impeccabile. Da elogiare infine la prestazione attoriale di Jake Gyllenhaal, finalmente a proprio agio in un ruolo degno e congeniale alle sue potenzialità interpretative.

Dentro tanta materia cerebrale batte un cuore caldo. Bentornata fantascienza, ci eri mancata.


VOTO 7,5

mercoledì 4 maggio 2011

Habemus Papam

Regia: Nanni Moretti
Produzione: Sacher Film, Fandango ITA
Sceneggiatura: Nanni Moretti, Francesco Piccolo, Federica Pontremoli
Fotografia: Alessandro Pesci
Montaggio: Esmeralda Calabria
Scenografie: Paola Bizzarri
Musiche: Franco Piersanti
Genere: Commedia
Con: Michel Piccoli, Nanni Moretti, Margherita Buy
Durata: 104'








Alla morte del Pontefice si riunisce il conclave. I primi scrutini si concludono con delle fumate nere, dato che i cardinali favoriti alla successione non ottengono il quorum necessario. Dopo altre votazioni, viene eletto a sorpresa il cardinale Melville (Michel Piccoli). In piazza San Pietro i numerosi fedeli attendono ormai da ore il nome del nuovo Papa e proprio mentre il cardinale protodiacono esce dal balcone per annunciare il nome del nuovo Pontefice, il neo-eletto ha una violenta crisi di panico e fugge via nello sconcerto generale, interrompendo la cerimonia prima che sia proclamata la sua elezione.


A 5 anni dal suo ultimo lavoro (Il Caimano), il nuovo atteso undicesimo lavoro di Nanni Moretti segna una svolta nella geografia sentimentale del regista romano che decide di ambientare la sua storia all'interno delle mura vaticane e di scandagliare da vicino le fragilità umane di una figura imponente che dialoga quotidianamente con il divino, rinchiuso nella prigione dorata vaticana. 
Non una dissacrante opera anti-clericale, ma un film dalle due facce: una più umoristica e l'altra drammatica. Un Moretti diverso, non più perno intorno a cui girano le vicende ma, ingranaggio a servizio della storia. I suoi leit-motiv (l'interno in auto, la scena danzante, lo psicologo..) ci sono tutti ma hanno un sapore diverso, più lieve e mite anche la sua vis polemica. 


Una riflessione sulla solitudine, sulle fragilità e le difficoltà di un uomo di fronte a grandi responsabilità e sul fallimento. Fosse anch'egli un Papa (interpretato da uno straordinario Michel Piccoli) siamo destinati a soffrire soli, con o senza fede Un film ambizioso alla ricerca disperata di un equilibrio formale ed emotivo che non raggiunge mai, incerto tra il serio e faceto. Evitabili e discutibili le scene con i cardinali pallavolisti e alcune trovate surreali in un opera tecnicamente ineccepibile ma sostanzialmente incompleta.


VOTO 6

mercoledì 6 aprile 2011

Non Lasciarmi



Regia di Mark Romanek
Produzione:  USA, GB 2010 20th Century Fox
Sceneggiatura: Alex Garland
Fotografia: Adam Kimmel
Montaggio: Barney Pilling
Scenografie: Mark Digbie
Musiche: Rachel Portman
Genere: Drammatico
Con: Keira Knightley, Andrew Garfield, Carey Mulligan
Durata: 103'








Katy H.(Carey Mulligan) ricorda il suo passato, quando insieme ai suoi compagni Ruth (Keira Knightley)  e Tommy (Andrew Garfield)  ha trascorso l’infanzia e l’adolescenza nel severo college di Hilsham, immerso nell’idilliaca  campagna inglese, senza nessun contatto o conoscenza del mondo esterno. Ormai adulti si ritrovano per affrontare i segreti celati nel loro oscuro passato comune che li costringe ad affrontare un percorso esistenziale doloroso ed intenso che li terrà legati al doppio filo, fino alla fine delle loro brevi e necessarie esistenze.


Il libro di Kazuo IshiguroNever let me go” da cui è tratta la pellicola è stato uno dei pochi casi letterari degli anni 00, definito da molti addetti ai lavori uno dei migliori romanzi dell’ultimo decennio. È sempre difficile, com’è noto, trasporre sul grande schermo un libro, a maggior ragione se si tratta di un’opera così importante, complessa ed amata.
Ad occuparsi dell’impervio adattamento viene chiamato Alex Garland (Sunshine/28 Giorni dopo) che pur tradendo immancabilmente la parabola distopica di Ishiguro, immersa in un atmosfera nebulosa e sospesa che procede per accumulo, riesce lo stesso a veicolare con efficacia i numerosi sottotesti e le peculiarità della vicenda, senza cedere (e eccedere) in facili sentimentalismi. Tratteggiandone i meriti però, c’è da dire che la sceneggiatura rimane l’anello debole del film, troppa la densità emotiva da gestire e troppo sottili le inquietudine e le assonanze che confluivano dalla materia letteraria, che rivelava in maniera graduale la natura distopica della storia, e che purtroppo si perdono nella traduzione filmica che palesa in apertura questo elemento essenziale.

D’altro canto la regia di Mark Romanek (One hour photo) – un passato da regista di culto di videoclip musicali – è soffusa, geometrica, con tinte fosche e inquietanti, ma fedele alle intenzioni di Ishiguro, imperlando il suo lavoro con l’uso equilibrato di campi lunghi e primissimi piani, conducendo la pellicola verso un piano sempre più astratto e metaforico. La bellissima scenografia di Mark Digby (The Millionaire) si fonde con le musiche della compositrice Rachel Portman (Le regole della Casa del Sidro) amalgamandosi all’atmosfera plumbea dello spirito del romanzo. Sull’ottimo comparto tecnico si muovono con estrema convinzione e partecipazione le interpretazioni dell’intensa Keira Knightley(Last Night), la talentuosa Carey Mulligan(An education) e il lanciatissimo Andrew Garfield (The Social Network).

Cupo, malinconico ed elegante il film di Romanek è una storia d’amore atipica, insolita ed angosciante che si poggia sul genere fantascientifico pur non attingendo a nessun crisma del genere. La storia di tre anime che crescono, amano e soffrono cercando di dare un senso alle loro esistenze, accettando con composto dolore il loro tragico ed ineluttabile destino.


VOTO 7


venerdì 18 marzo 2011

Top songs 2010 part II

10 - SUFJAN STEVENS - All delight people (rock version) @live


Uno dei migliori giovani cantautori esistenti, un genio visionario e ambizioso. Questa versione rock (c'è anche una versione estesa e diversa nel EP) fa parte di un EP straordinario di 6 canzoni e 60 minuti di musica, uscito a sorpresa e gratuito il giorno stesso dell'annuncio su internet. Una ballata folk sbilenca e ammaliante con cori, strumenti vintage e scoppiettanti fanfare.


9 - TENNIS - Marathon @live


I coniugi Moore propongono un beach-pop indie che richiama le melodie dei Beach Boys ed i gruppi femminili dei primi anni 60. Gemma pop rapida e contagiosa, solare e nostalgica, di una raffinatezza lo-fi retrò imperlata dalla graziosa voce di Alaina Moore.



8 - DEERHUNTER - Revival @video

Sofisticati e osannati dalla critica i talentuosi americani al loro quarto album trovano il perfetto compromesso tra malinconia e vitalità, sinteticità e pulsazione sentimentale. Questa ballata inebriante e vellutata ne è il sunto più eloquente e lussureggiante. 








7 - WARPAINT - Undertow @video

Le quattro ragazze californiane costruiscono mondi sonori che assomigliano a mondi inesplorati e lande desolate e oscure con orizzonti lontani. La cupa melodia si attacca alla pelle e s'insinua seducendoci e stordendoci lievemente come le nostre contrazioni oscure.



6 - FOALS - Spanish sahara @video

Con il secondo album il gruppo di Brighton abbandona le atmosfere math e frenetiche per diluirle nelle armonie fatte di dolci arpeggi e psichedelici rimandi. Questo splendido singolo sintetizza tutta la ricerca di un sound più morbido che si affida alla colonna portante della melodia.



5 - VAMPIRE WEEKEND - Cousins   @video

Non tradiscono i quattro newyorchesi al loro secondo album mantenendo gli ingredienti principali del loro scoppiettante esordio. Sotto la godibile superficie pop si nascondono arrangiamenti elaborati che rendono il loro sound immediato ed originale grazie alla loro continua ricerca ritmica. Questo singolo dalla melodia catchy e ritmo sincopato ne è una dimostrazione esemplare.



4 - THE NATIONAL - Conversation 16  @video live

Uno dei dischi più attesi dell'anno e ennesima conferma per il gruppo di Matt Berninger, il frontman con la voce baritonale che è il vero marchio di fabbrica della band, capace di portare i pezzi dell'album al loro apice, come in questa ballata struggente che dilania e poi culla i cuori più fragili. Classe ed intensità.



3 - ARCADE FIRE - The suburbs   @video

La band indie del decennio. Fondamentali. Miglior album anno e premi ovunque, sfondando anche nel mainstream.
Stelle del circuito indie, figli della new wave dei tardi anni 70 ma con un'attitudine folk lontana dagli eccessi e dal clamore del grande pubblico. Disincanto post-moderno e armonie romantiche vintage convivono e si esaltano ad ogni nuovo ascolto affinché l'eleganza e le armonie possano fluire. Essenziali.


2 - GROUPLOVE Colours   @video

Occhio a questi ragazzi. Vengono da Los Angeles e sono la nuova "next big think" del 2011. Sono arrivati alla ribalta senza nemmeno avere un album grazie ad una manciata di canzoni che circolavano in rete (vedi Arctic Monkeys).
Ora è uscito il loro primo EP e questo è il video del loro primo singolo. Talento e personalità con piglio sfrontato e approccio indie-rock aggiornato al nuovo decennio.


 


1 - PVT    Window     @video


Sotto l'ala della migliore etichetta musicale elettronica attuale al mondo, la WARP ci sono questi australiani PVT che con il loro neopsych-electro rock dettano la strada che seguirà l'elettronica d'avanguardia.
Sonorità impervie forse ma seducenti, coglierne tutti gli aspetti, le sfumature, i cambi di ritmo e di stile, è come intraprendere un viaggio in una dimensione parallela all'ordinaria realtà.
Distese di synth, grovigli elettronici, ammiccamenti pop, rigurgiti Eighties, math, post- e chi più ne ha più ne metta. Ma la sensazione è che dietro al caos apparente ci sia un ordine logico. Un capolavoro di modernariato pop.