Regia:
Sam Mendes
Distribuzione: Warner Bors Pictures
Sceneggiatura: Neal Purvis, Robert Wade, John Logan
Fotografia: Roger Deakins
Montaggio: Stuart Baird
Distribuzione: Warner Bors Pictures
Sceneggiatura: Neal Purvis, Robert Wade, John Logan
Fotografia: Roger Deakins
Montaggio: Stuart Baird
Costumi:
Jamie Temime
Scenografie: Dennis Gasner
Scenografie: Dennis Gasner
Musiche:
Thomas Newman
Con: Daniel Craig, Judi Dench, Javier Bardem, Ralph Fiennes, Bérénice Marlhoe,
Con: Daniel Craig, Judi Dench, Javier Bardem, Ralph Fiennes, Bérénice Marlhoe,
Ben
Wishaw, Naomie Harris, Albert Finney
Durata: 143'
Durata: 143'
Quando
l’ultimo incarico di James Bond (Daniel Craig) si conclude
tragicamente e viene resa pubblica l’identità di molti agenti
sotto copertura in tutto il mondo, l’MI6 viene attaccato,
costringendo M (Judi Dench) a cambiare la sede dell’agenzia.
Questi
avvenimenti fanno sì che l’autorità e la posizione di M siano
contestate da Mallory (Ralp Phiennes), il nuovo direttore
dell’Intelligence and Security Committee.
L’MI6
è minacciato sia dall’esterno che dall’interno e M ha un unico
alleato su cui contare, Bond, aiutato solo da un agente sul campo,
Eve (Naome Harris), incaricato di rintracciare il misterioso e letale
Silva (Javier Bardem), di cui nessuno conosce ancora le vere
motivazioni.
E
siamo arrivati a ventitré film per la saga più longeva della storia
del cinema che cade (non a caso) nell'anno del 50° anniversario
dall'inizio della serie e per l'occasione la macchina produttiva
guidata dalla figlia d'arte Barbara Broccoli e Michael G. Wilson
fanno
le cose ancora più in grande, alzano ancora una volta l'asticella
del livello della saga circondandosi di un team di lavoro che
comprende le eccellenze del campo tecnico nonché alcuni tra i
migliori artisti del mono del cinema in circolazione.
A
tirare le fila del gigantesco meccanismo cinematografico incentrato
sulle storie del mitico agente segreto nato dalla penna di IanFleming viene chiamato uno dei migliori autori del cinema
hollywoodiano contemporaneo, quel Sam Mendes, regista premio oscar,
che riazzera la saga e riporta James Bond a riannodare le fila del
proprio passato
definitivamente,
in quell'escursus personale inaugurato dal primo film della 'nuova'
saga del Bond interpretato da Daniel Craig nel 2007 con CasinòRoyale, e porre le basi per l'inizio di una nuova era bondiana di
stampo autoriale.
Grazie
al nerbo sicuro ed esperto in fase di sceneggiatura degli storici
Neal Purvis e Robert Wade coadiuvati dalla new entry proveniente dal
teatro John Logan, che ha impreziosito i dialoghi di un'intensità emotiva
particolare, scollando sempre più di dosso dal progetto il cliché
che vuole la trama come un semplice pretesto per gli effetti speciali.
Ciononostante il ventitreesimo capitolo delle avventure dell'agente
segreto più famoso al mondo ha tutti i crismi che un film di genere
targato Bond deve avere: azione mozzafiato, cattivi micidiali,
bellissime bond girls, location esotiche, l'Aston Martin DB5, lo
smoking impeccabile di 007 ed infine una colonna sonora
indimenticabile questa volta interpretata dalla star della musica
inglese Adele.
Ovviamente
un film di James Bond non è mai solo un insieme di tessere di un
puzzle; tutti questi elementi – come il gin e il vermouth, agitati,
non mescolati – devono essere al servizio di una storia. Ed è
merito di Sam Mendes aver saputo combinare il tutto, dirigendo con
impeccabile precisione sia i momenti d'azione che quelli più pacati
ed introspettivi di personaggi scandagliati fino all'osso, ricchi di
sfumature e permeati da un'amarezza e un leggero disincanto mai sino ad ora sondati se non su carta nei libri di Fleming.
Il leit-motive dell'intera pellicola verte sulla dicotomia passato-moderno, con una miriade di raffinati rinvii ai vecchi episodi omaggiati con sottile ironia innestando al contempo un' attitudine sociale incentrata sul mondo contemporaneo e lo sguardo fisso sul futuro della serie e le sue nuove potenziali prospettive.
Il leit-motive dell'intera pellicola verte sulla dicotomia passato-moderno, con una miriade di raffinati rinvii ai vecchi episodi omaggiati con sottile ironia innestando al contempo un' attitudine sociale incentrata sul mondo contemporaneo e lo sguardo fisso sul futuro della serie e le sue nuove potenziali prospettive.
Mendes
gioca e si diverte sapientemente con il materiale di un'epopea che
sembrava al crepuscolo facendola risorgere come il suo Bond nella pellicola,
che passa tutto attraverso il corpo, i muscoli e la faccia di Daniel
Craig ormai definitivamente assurto come l'unico Bond cinematografico
possibile e forse il migliore di sempre.
VOTO 7,5
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