Nell'anno dei cinquantesimo anniversario della saga cinematografica più longeva dell'agente segreto più famoso di sempre (ventitré film per la precisione), le redini vengono affidate ad uno dei più talentuosi registi del panorama mondiale, quel Sam Mendes che riannoda i fili del passato di James Bond, in un film raffinato, autoriale e intenso senza pagare dazio allo spettacolo e i crismi propri del genere. Con un Daniel Craig ormai assurto come l'unico Bond cinematografico possibile, forse il migliore di sempre.
QUELLA CASA NEL BOSCO di Drew Goddard
“La
parola fine su tutti gli horror sulle case stregate”. Dietro
l'esordiente Drew Goddard si
cela il demiurgo Joss Whedon,
in un atto d'amore verso il genere e un regalo sottile di citazioni e
situazioni ai fan del genere. Nonostante il pessimo doppiaggio
italiano la pellicola è un piccolo compendio di sangue, pieno di
sorprese e suspense, dire di più sulla trama sarebbe un
delitto.
L'anno zero per l'horror.
SHAME di Steve McQueen
Spiazzante,
intenso, malato eppure di una bellezza sconvolgente. L'opera seconda
di Steve McQueen colpisce per la potenza delle immagini, gli
splendidi piano sequenza, la cura maniacale di ogni ripresa e la
bravura ancestrale del suo attore feticcio Michael Fassbender
si magnificano nel descrivere le pulsioni sessuali di un uomo
denudato della propria dignità, una discesa negli inferi della sex
addiction che è un'opera d'arte intima, coraggiosa e controversa.
VITA DI PI di Ang Lee
Dall'omonimo libro di Yann Martel, considerato dai più infilmabile, l'autore cinese Ang
Lee riesce nell'impresa di tradurre in immagini l'avventurosa
vicenda di Piscine Patel e incantare con una rapsodia affascinante ed
ipnotica di soluzioni visive poetiche ed evocatrici con un uso
incisivo e compiuto del vituperato 3D utilizzato finalmente come
linguaggio e non come mero espediente. Un film che è una festa in
primis per gli occhi nonché una parabola delicata, semplice e
intelligente per l'anima .
LA TALPA di Tomas Alfredson
Spy
story classica tratta dal best seller di John LaCarré “Tinker
tailor soldier spy” diretta impeccabilmente dal regista svedese
Tomas Alfredson è un gioiellino dall'impalcatura narrativa
precisa che si dipana attraverso l'annodarsi differenti registri stilistici, saccheggiando
il cliché delle spie ciniche e malinconiche e attingendo al climax
del maestro Hitchcock . Trama intricata, complessità dei
personaggi, inquadrature millimetriche, atmosfera fulgida, cast formidabile questi gli ingredienti di un film dal meccanismo
e la coralità perfetta. Il cinema nella sua pura quintessenza.
YOUNG ADULT di Jason Reitman
L'accoppiata
vincente tra il regista figlio d'arte Jason Reitman e la
sceneggiatrice Diablo Cody torna ad indagare i meandri della
middle-class americana con una anti-commedia acida e politicamente
scorretta come la ghost-writer anti-eroina per eccellenza
interpretata dalla bellissima Charlize Theron, tutta giocata su
contrasti stilistici e visivi che de-costruisce gli archetipi del
genere capovolgendoli del tutto grazie
ad un personaggio femminile a tutto tondo come non se ne vedevano da
tempo sul grande schermo. Tutti invecchiano, ma nessuno cresce.
HUGO CABRET di Martin Scorsese
Una sfida interessante anzitutto perché il regista di culto Martin Scorsese
si cimenta con un film indirizzato ad un pubblico giovanile.
La passione viscerale per il cinema viene sciorinata in ogni
inquadratura, cimentandosi con le nuove tecnologie digitali e tridimensionali, con
cui indica soluzioni e potenzialità del nuovo mezzo.
Dirige
un opera contemporanea farcita di allusioni e citazioni
ad un tempo perduto, un omaggio sincero e potente alla Settima Arte
Omaggiare
Meliés, è un monito e sussurro di non abbandonare
lo stupore e la meraviglia a cui il cinema sottende.
QUASI AMICI di Olivier
Nakache e Eric Toledano
La
vera sorpresa dell'anno è questa commedia francese campione
d'incassi in patria (con cifre da record) ed anche da noi è stata un
successo al botteghino mettendo d'accordo pubblico e critica. Una
formula tutto sommato semplice e garbata ma priva della spocchia
buonista e perbenista di quelle nostrane, capace di scaldare i
sentimenti e di garantire risate intelligenti. Tutto ciò di
cui noi italiani eravamo famosi nel panorama cinematografico mondiale
e che abbiamo dimenticato a fare.
THE AVENGERS di Joss Whedon
Il
blockbuster dell'anno, il
progetto principe della Marvel ha messo d'accordo tutti e riacceso
l'interesse del pubblico verso il cinecomic. Gli incassi da record
hanno premiato la bravura del regista nerd Joss Whedon vero
artefice del successo della pellicola capace di gestire con saggezza
e toni da commedia un cast corale di prime donne, dando equilibrio e
maestosità alle sequenze topiche d'azione. Capostipite di una nuova
ondata e generazione di blockbuster fumettistici giusto mix tra
l'autorialità di Nolan e la spettacolarizzazione ludica di
Michael Bay.
TED di Seth Macfarlane
Il
ragazzo prodigio Seth MacFarlane, autore noto sul piccolo
schermo per aver creato I Griffin,
compie il grande passo con il cinema e ne esce un film politicamente
scorretto come nelle sue corde d'autore irriverente, sboccato e
cinico.
Tutti
gli ingredienti che avevano reso popolari i personaggi delle sue
serie televisive sono condensate nell'orsacchiotto volgare e
scorbutico divenuto già icona, metafora neanche troppo sottile sui
bimbi prodigio, la gestione del successo ed il conseguente declino
che nessuno ha compreso. La commedia che i fratelli Farrelly
non riescono più a fare.
MOONRISE KINGDOM di Wes Anderson
Il tocco
sgargiante di Wes Anderson torna con tutto il suo ambaradàn
cinematografico, colori pastello in kodachrome, scenografia vintage
attenta nei minimi dettagli, attori feticcio, musiche diegetiche per placare il pubblico adorante di devoti
cinefili. Anche questa volta coglie nel segno con
una storia d'amore tra dodicenni, un autore colto, bohemienne che si conferma come uno dei migliori talenti cristallini
della settima arte, sempre a metà
strada tra commedia e dramma senza disdegnare nemmeno un compiaciuto
briciolo di autoreferenzialità che perlopiù rassicura piuttosto
che svilire la poetica del genietto texano.
ARGO di Ben Affleck
Attore così
così, bravo sceneggiatore, magnifico regista. In sintesi questa la
vita artistica dell'enfante prodige hollywoodiano Ben
Affleck che con questa pellicola esalta tutte
le sue qualità intravista nei suoi due ottimi precedenti lavori. Un film solido
come il legno di quercia, avvincente e pregiato come i bei film
americani di una volta, capace di giocare con i registri stilistici, arricchendo in punta di
cinepresa i tratti psicologici e i risvolti umani dei personaggi
puntellati da virtuosismi interpretativi di un cast d'eccezione ben diretto.
AMOUR di Michael Haneke
Probabilmente
il miglior film dell'anno. Straziante, sincero, lucido, laico e
sincero. Il registra
austriaco Michael Haneke
sbanca Cannes narrando la storia d'amore tragica eppur delicata di una coppia ottantenne, interpretata da due icone d'oltralpe
come Jean Luis Trintignant e
Emmanuelle Riva. Arte
cinematografica pura, cruda, primordiale, feroce e dannatamente vera.
L'amore così
com'è, non così come deve essere. Un film raro e potente come solo il
cinema, in quanto arte, sa raccontare.
2 commenti:
Mi interessa sapere come mai non hai messo anche Venuto al mondo che è, a mio avviso, uno dei film più belli del 2012.
Penelope
Sinceramente, non ho trovato nulla di quel film che mi abbia colpito a livello cinematografico. Una storia sicuramente intensa, ma narrata con piglio claudicante, macchinoso e senza quel tocco personale che si emancipasse dal libro della moglie,(parlo del regista Castellitto) troppo ingombrante il libro e il film ne viene schiacciato dal peso emotivo enorme.
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