domenica 14 marzo 2010

The Hurt Locker

Regia: Kathryne Bigelow
Produzione:USA 2008 Videa CDE
Sceneggiatura: Mark Boal
Montaggio:Bob Murawsky
Fotografia: Barry Ackroyd
Musiche: Marco Beltrami
Genere: Guerra
Cast: Jeremy Renner, Kate Mines, Sam Redford, Guy Pearce
Durata: 131'








"La furia della battaglia provoca dipendenza totale, perché la guerra è una droga" - Chris Edgar

Siamo in Iraq, terra desolata e dilaniata dai conflitti. L'unità speciale denominata Bravo Company, un gruppo di artificieri e sminatori dell'esercito statunitense, perde il suo il capo-artificiere sergente Thompson (Guy Pearce) durante una delle tante operazioni di bonifica del territorio cosparso ovunque di ordigni o presidiato da kamikaze pronti ad esplodere. A prendere il suo posto arriva il sergente James (Jeremy Renner) un decano del mestiere che vanta più di 800 bombe disinnescate, dotato di un carattere schivo e impulsivo, totalmente sprezzante del pericolo di morte.
Dopo essere stato presentato in anteprima alla 65esima Mostra del Cinema di Venezia nel settembre 2008 e fresco trionfatore della notte degli Oscar, il bel film di Kathryne Bigelow - dopo aver patito mesi per ottenere uno stralcio di distribuzione nelle sale- si porta a casa ben 6 statuette su nove nomination. Tra le quali l'accoppiata più prestigiosa ed ambita di miglior film e miglior regia, entrando così di diritto nella storia della competizione come la prima donna a conseguire il premio di miglior regista.
Il titolo della pellicola, nello slang militare americano è usato per definire un luogo particolarmente rischioso in cui la sorte dei soldati è assolutamente imprevedibile, ma identifica anche coloro che sono feriti da un esplosione.
Favorito alla vigilia, il premio è stato ampiamente meritato: anzitutto è una pellicola coraggiosa, indipendente nel senso più nobile del termine, ossia un progetto nato low-cost, costato 11 milioni di dollari, senza nessuna star e che non cede a compromessi filmici o narrativi volti ad addolcire la pillola per il pubblico.
Nasce da una sceneggiatura solida ed originale scritta dal reporter di guerra Mark Boal (già autore dello script di un altro sottovalutato war movie: Nella valle di Elah, nonché attuale compagno della Bigelow) che ha vissuto personalmente con i marines in Iraq per un mese, partecipando alle operazioni del corpo speciale sul campo, consegnando una descrizione intensa e reale delle atmosfere tese e al limite della fragilità psichica a cui sono sottoposti giornalmente i militari dell'esercito a stelle e strisce.
Lo scarto però rispetto le altre pellicole di war-drama riguarda lo stile, asciutto ed impeccabile nella plasticità delle inquadrature, favorito anche dall'attività di pittrice dell'ex signora Cameron ed ispirate dalle sequenze de Il mucchio selvaggio di Sam Peckinpah, e la complessità dei personaggi egregiamente descritti con penetranti primi piani dell'architettura dei nobili volti dei soldati consci dell'immanenza della morte; ogni ritratto è una sorta di compendio psicologico migliori di una qualunque seduta psicanalitica.
Talento puro quello della Bigelow che in appena 44 giorni di riprese, solo 6 telecamere ed un budget ridotto al minimo, narra con elegante dovizia di particolari, alcuni dei piccoli tasselli che compongono il grande mosaico della realtà brutale ed insieme terribilmente affascinante della guerra, con scene cariche di tensione grazie ad un magistrale utilizzo di riprese in soggettiva, macchina a mano e montaggio serrato, impreziosito dalll'impiego del ralenty per descrivere l'attimo prima dell'esplosione che da sola vale il prezzo del biglietto. Ottime le interpretazioni del cast, sulle quale si erge imponente la caratterizzazione del sergente James interpretato dal quasi sconosciuto Jeremy Rennes che gli è valsa la giusta candidatura all'Oscar.
Non un film di guerra, ma sulla guerra; che ha il pregio raro di non prender posizione a tal riguardo, se non in sottilissimi sottintesi e leggere sfumature. Che racconta il fascino inquietante della seduzione mortale che la guerra porta con sé dalla quale alcuni soldati non riescono a sottrarsi.

VOTO 8





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