martedì 4 maggio 2010

L'uomo nell'ombra

Regia di Roman Polanski

Produzione: USA/Germania/Francia 2010

Sceneggiatura: Robert Harris/Roman Polanski

Fotografia: Pawel Edelman

Scenografie: Albrecht Konrad

Musiche: Alexandre Desplat

Genere: Thriller

Con: Ewan McGregor, Pierce Brosnan, Kim Catrall

Durata: 133’




L'ex primo ministro inglese Adam Lang (Pierce Brosnan) si trasferisce su un'isola del New England insieme alla moglie (Olivia Williams), l'amante-segretaria (Kim Catrall) e le sue guardie del corpo per redigere la propria autobiografia. Verrà ingaggiato un giovane ghostwriter (Ewan McGregor) per aiutarlo nella stesura delle sue memorie, in sostituzione del precedente scrittore morto in circostanze misteriose. Poco dopo l'ex premier verrà accusato di crimini di guerra durante il suo mandato nei confronti di alcuni sospetti terroristi, e lo scrittore scoprirà durante il suo lavoro scottanti segreti che riguardano proprio il passato di Adam Lang e la sua famiglia.


Polanski traspone sul grande schermo uno dei successi letterari della scorsa stagione “The Ghostwriter” di Robert Harris che qui cura anche la sceneggiatura, dopo che naufragò il progetto di un kolossal tratto dal romanzo precedente di Harris “Pompei”. Arrestato dopo la fine delle riprese a Zurigo, la post-produzione è stata continuata dallo stesso regista nella sua tenuta a Gstaad, dove è attualmente detenuto agli arresti domiciliari per le note vicende giudiziarie.

Presentata alla 60esima Mostra del Cinema di Berlino, dove il regista ha vinto l'Orso d'argento, questa pellicola rappresenta un ritorno al passato per Polanski, dopo il flop del precedente lungometraggio tratto dal capolavoro letterario “Oliver Twist” risalente a cinque anni fa.

Le atmosfere sono chiaramente hitchcockiane, ambientazioni e climax classici che rievocano proprio le vecchie pellicole del maestro britannico, innestate su una sceneggiatura quadrata e solida che si srotola lentamente con machiavellica precisione.

Il regista ebreo è abile a maneggiare gli elementi oscuri e a tessere una tela d'ambiguità che avvolge ogni cosa facendoci dubitare di tutto e di tutti, rileggendo vicende reali attraverso le tinte del giallo che ribadisce al suo interno il potere intrinseco della scrittura.

Un ritorno alle origini dicevamo, che rimane sui binari comodi del film di genere dall'impalcatura mainstream, ma non rinuncia a distillare le gocce immacolate della poetica del maestro polacco che s'insinua nelle crepe della pellicola con un eleganza ed un astrattismo di cornice che in questi tempi di vacche magre rappresenta sempre un porto sicuro a cui attraccare.


VOTO 7


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