Regia:
Mia Hansen-Løve
Distribuzione: Teodora Film
Sceneggiatura: Mia Hansen-Løve
Fotografia: Stéphane Fontaine
Montaggio: Marion Monnier
Scenografie: Mathieu Menut
Distribuzione: Teodora Film
Sceneggiatura: Mia Hansen-Løve
Fotografia: Stéphane Fontaine
Montaggio: Marion Monnier
Scenografie: Mathieu Menut
Costumi:
Bethsabée Dreyfus
Con: Lola Creton, Sebastian Urzendowsky, Magne Havard-Brekke
Durata: 110'
Con: Lola Creton, Sebastian Urzendowsky, Magne Havard-Brekke
Durata: 110'
Camille
(Lola Creton) ha 15 anni, Sullivan (Sebastian Urzendowsky) 19. Il
loro amore, nato durante l’estate, è intenso e passionale, ma
Sullivan parte per il Sudamerica e Camille si ritrova sola. Gli
anni passano e la ragazza non sembra riuscire a dimenticare,
finché non conosce un maturo architetto di cui diventa
assistente e amante. Ma proprio quando tutto sembra andare per il
meglio, Sullivan si riaffaccia nella sua vita...
L'estate
è un periodo sterile per il botteghino ma assai florido per
recuperare ed assaporare le piccole pellicole indipendenti come
questo gioiellino francese che in altri periodi dell'anno avrebbe
avuto difficoltà ad emergere nel vasto oceano di uscite
cinematografiche.
“Un
amour de jeunesse”
(questo il titolo originale) è il terzo film della giovane regista
parigina, classie 1981, Mia
Hansen-Løve
-
che abbiamo imparato ad apprezzare con il suo precedente lavoro “Il
padre dei miei figli” -
che conclude una sorta di trilogia della separazione nata
spontaneamente.
La cineasta francese ha quel tocco ispirato e poetico, quel dono di saper raccontare splendidamente le storie d'amore. La passione, il dolore, la confusione, la vitalità e l'amarezza sono dipanate con agevole maestria traendo linfa dalla lezione del cinema d'autore classico francese, nouvelle vague in primis. Non faticheranno i cinefili più scaltri a scovare gli omaggi a Godard (nei titoli di testa) Rohmer (nei pedinamenti e l'indagine amorosa) Bresson ( e la sua contemplazione dell'invisibile) e l'immancabile Truffaut ( lo sguardo ad altezza di fanciullo).
La cineasta francese ha quel tocco ispirato e poetico, quel dono di saper raccontare splendidamente le storie d'amore. La passione, il dolore, la confusione, la vitalità e l'amarezza sono dipanate con agevole maestria traendo linfa dalla lezione del cinema d'autore classico francese, nouvelle vague in primis. Non faticheranno i cinefili più scaltri a scovare gli omaggi a Godard (nei titoli di testa) Rohmer (nei pedinamenti e l'indagine amorosa) Bresson ( e la sua contemplazione dell'invisibile) e l'immancabile Truffaut ( lo sguardo ad altezza di fanciullo).
La
Hansen-Løve
affresca con delicatezza l'amore fou giovanile con devozione e
passione, dipinge i paesaggi alla Monet con le sue inquadrature, e
accarezza i volti acerb e innocenti dei due protagonisti immersi in
un'atmosfera votata al realismo, che traspare dalla fotografia, i
dialoghi particolareggiati e il sonoro dell'ambiente.
Un
film sincero, tenero e vibrante che procede con soffusa reticenza,
senza colpi di scena, senza dramma, ma con un turbinio leggero di
emozioni soffocate e languide che galleggiano ina una sorta di tempo
sospeso, una sorta di presente atemporale in cui i personaggi si
muovono e si evolvono, come se fossero filtrati dalla patina del
ricordo.
Una storia romantica, un racconto di formazione amorosa che sembra appartenere ad una altra epoca, una meraviglia per gli occhi ed il cuore, nonché l'ennesimo splendido film francese.
VOTO 7,5
Una storia romantica, un racconto di formazione amorosa che sembra appartenere ad una altra epoca, una meraviglia per gli occhi ed il cuore, nonché l'ennesimo splendido film francese.
VOTO 7,5
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