Regia: Clint Eastwood
Produzione: Village Road Production
Produzione: Village Road Production
Distribuzione: Warner Bros Distribution
Sceneggiatura: Jason Hall
Fotografia: Tom Stern
Montaggio: Joel Cox, Gary D. Roach
Sceneggiatura: Jason Hall
Fotografia: Tom Stern
Montaggio: Joel Cox, Gary D. Roach
Costumi: Debora Roach
Con: Bradley Cooper, Sienna Miller
Durata: 132'
Tanto si è parlato (e forse anche troppo) dell'ultima fatica dell'ormai ottantenne Clint Eastwood che narra la storia vera (qui se ne parla) di Chris Kyle, il cecchino americano letale divenuto leggenda, tra i Marines ed in patria con più di 160 uccisioni ufficialmente accreditate (anche se secondo lo "sniper texano" ne mancano almeno un centinaio all'appello). Dopo aver conquistato i botteghini americani con quasi 300 milioni di dollari all'attivo (quarto film per incassi negli USA nel 2014) e italiani (il film più visto con quasi 18 milioni al boxoffice) ha scatenato una serie di critiche e rimostranze per aver steso per immagini l'agiografia di un soggetto definito "eroe" dai più ma anche tacciato di vigliaccheria da molti altri. Ovviamente la materia in gioco è alquanto scottante e complessa, lungi da me quindi soffermarmi sulle tematiche pro o contro la triade " dio, padre, famiglia" - tanto cara alla parte conservatrice e destrorsa americana (e non solo), di cui di certo egli fa parte, ma una lancia a favore del regista texano va spezzata.
Il film per quanto apparentemente apologetico ma di sicuro non propagandistico, descrive con crudezza e forse troppa sommarietà una delle tante vite sacrificate sull'altare della patria e della democrazia, e volente o nolente questo è un dato di fatto. Tuttavia è eccessiva la condanna a pure esaltazione dell'imperialismo americano da parte del regista "dagli occhi di ghiaccio" bensì si evince bene sin dall'inizio la scarsa cultura e una certa intelligenza del soldato americano - interpretato in maniera eccelsa da un fisicato Bradley Cooper - nato e cresciuto in un entroterra come quello texano, tra i più conservatori e guerrafondai degli States. Da tener presente che il punto di vista è prettamente il suo, con la sua moralità, il suo patriottismo e l'indole al cameratismo. Il vecchio Clint non prende posizione, ma descrive, non giustifica ma neanche condanna, semplicemente fa ciò che un regista è chiamato a fare: narrare per immagini.
E torniamo a bomba. Perché infatti se critiche dobbiamo muovere alla pellicola queste sono di carattere esclusivamente cinematografico. La sceneggiatura è alquanto spicciola ed incerta, lo script suddiviso in: prologo, quattro parti che rappresentano le quattro spedizioni in Iraq di Kyle ed epilogo, non raggiungono mai un climax eterogeneo e convincente e se la messinscena nelle zone di guerra sono impeccabili la parte relativa alle problematiche relazionali coniugali dei suoi ritorni a casa e nella vita civile sono insipide e poco originali, se aggiungiamo una forte dose di stereotipi di cui la pellicola è pervasa il risultato filmico non può che risentirne. Non basta l'eccelso comparto tecnico, la regia tesa e coinvolgente del maestro Eastwood, né la splendida fotografia e le belle prove attoriali. Non bastano se, le uniche scene davvero commoventi ed emozionanti sono quelle vere inserite nel finale ed il silenzio assordante dei titoli di coda.
VOTO 6
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