sabato 15 maggio 2010

Fantastic mister Fox

Regia di Wes Anderson

Produzione: USA Gran Bretagna 2009

Sceneggiatura: Wes Anderson/Noah Baumbach

Fotografia: Tristan Oliver

Scenografie: Nelson Lowry

Musiche: Alexandre Desplat

Genere: Animazione

Con: George Clooney, Meryl Streep, Bill Murray

Durata: 87’




Nell'era del 3D imperante e delle nuove tecnologie l'estroso enfant prodige del cinema underground americano Wes Anderson (I Tenenbaum/Un treno per Darjeling) torna agli albori della settima arte realizzando un film d'animazione con la tecnica dello stop-motion, il cosidetto passo-uno, fotografando i pupazzi immagine per immagine.Tuttavia, questa tecnica particolare non sembra deviare dal percorso cinematografico del regista dandy americano, mantenendo inalterata la personale cifra poetica e stilistica:colori sgargianti che da sempre caratterizzano la sua filmografia, raffinatezza delle componenti artigianali fino alla caratterizzazione dei personaggi sempre eccentrici e stralunati.

Tratto da un celebre libro per l'infanzia dello scrittore gallese Roal Dahl Furbo,il signor Volpe - autore anche de La fabbrica di cioccolato portato sul grande schermo da Tim Burton – Fantastic Mister Fox è anzitutto una delizia per gli occhi, un'esplosione elegante di colori e musiche che s'innestano su situazioni divertenti e battute brillanti. Emergono, come dicevamo, i temi cari al regista texano, al centro dei suoi film vi è sempre la famiglia in cui l'amore coesiste con il disagio e l'intelligenza spesso è sinonimo di solitudine, e tratteggia autobiograficamente il suo stile dandy attorno al personaggio di Mister Fox, una raffinata volpe che non sa resistere alla sua natura di ladro di polli.

La “famiglia” di Anderson è anche qui presente, con i vari Schwartzman e fratelli Wilson che accompagnano tutte le sue pellicole e qui prestano la voce ai vari personaggi di contorno, mentre la voce dei signori Fox è affidata alle star George Clooney e Meryl Streep impreziosendo ulteriormente la pellicola con la loro verve.In bilico tra classe e leziosaggine il cinema di Anderson ammalia e seduce con il suo mood post-moderno dall'evidente e sapiente gusto retrò, immerso in situazioni tragicomiche illuminate dai colori iper accesi e costellato da disegni infantili, e ci regala un piccolo gioiellino, confermandosi come uno degli astri nascenti del cinema d'autore a stelle e strisce con propensioni manieristiche che strizzano l'occhio al pop.


VOTO 7,5



martedì 4 maggio 2010

L'uomo nell'ombra

Regia di Roman Polanski

Produzione: USA/Germania/Francia 2010

Sceneggiatura: Robert Harris/Roman Polanski

Fotografia: Pawel Edelman

Scenografie: Albrecht Konrad

Musiche: Alexandre Desplat

Genere: Thriller

Con: Ewan McGregor, Pierce Brosnan, Kim Catrall

Durata: 133’




L'ex primo ministro inglese Adam Lang (Pierce Brosnan) si trasferisce su un'isola del New England insieme alla moglie (Olivia Williams), l'amante-segretaria (Kim Catrall) e le sue guardie del corpo per redigere la propria autobiografia. Verrà ingaggiato un giovane ghostwriter (Ewan McGregor) per aiutarlo nella stesura delle sue memorie, in sostituzione del precedente scrittore morto in circostanze misteriose. Poco dopo l'ex premier verrà accusato di crimini di guerra durante il suo mandato nei confronti di alcuni sospetti terroristi, e lo scrittore scoprirà durante il suo lavoro scottanti segreti che riguardano proprio il passato di Adam Lang e la sua famiglia.


Polanski traspone sul grande schermo uno dei successi letterari della scorsa stagione “The Ghostwriter” di Robert Harris che qui cura anche la sceneggiatura, dopo che naufragò il progetto di un kolossal tratto dal romanzo precedente di Harris “Pompei”. Arrestato dopo la fine delle riprese a Zurigo, la post-produzione è stata continuata dallo stesso regista nella sua tenuta a Gstaad, dove è attualmente detenuto agli arresti domiciliari per le note vicende giudiziarie.

Presentata alla 60esima Mostra del Cinema di Berlino, dove il regista ha vinto l'Orso d'argento, questa pellicola rappresenta un ritorno al passato per Polanski, dopo il flop del precedente lungometraggio tratto dal capolavoro letterario “Oliver Twist” risalente a cinque anni fa.

Le atmosfere sono chiaramente hitchcockiane, ambientazioni e climax classici che rievocano proprio le vecchie pellicole del maestro britannico, innestate su una sceneggiatura quadrata e solida che si srotola lentamente con machiavellica precisione.

Il regista ebreo è abile a maneggiare gli elementi oscuri e a tessere una tela d'ambiguità che avvolge ogni cosa facendoci dubitare di tutto e di tutti, rileggendo vicende reali attraverso le tinte del giallo che ribadisce al suo interno il potere intrinseco della scrittura.

Un ritorno alle origini dicevamo, che rimane sui binari comodi del film di genere dall'impalcatura mainstream, ma non rinuncia a distillare le gocce immacolate della poetica del maestro polacco che s'insinua nelle crepe della pellicola con un eleganza ed un astrattismo di cornice che in questi tempi di vacche magre rappresenta sempre un porto sicuro a cui attraccare.


VOTO 7