mercoledì 28 novembre 2012

Valzer con Bashir

Regia: Ari Folman
Titolo originale: Waltz with Bashir
Produzione: Israele, Germania, Francia 2008
Distribuzione: Lucky Red
Sceneggiatura: Ari Folman
Fotografia: Declan Quinn
Montaggio: Nili Feller
Musiche: Max Richter
Con: Rob Ben-Yishai, Ronny Dayag, Ari Folman, Dror Arazi, Yehezkel Lazarov
Durata: 87'









Una sera, in un bar, un vecchio amico racconta al regista Ari Folman il suo incubo ricorrente, che tormenta le sue notti, nel quale viene inseguito da un branco di 26 cani inferociti. Ogni notte stesso incubo e stesso numero di cani. Dialogando, giungono alla conclusione che c’è un legame indiscutibile tra quell’incubo costante e la loro missione nelle file dell’esercito israeliano durante la prima guerra in Libano, agli inizi degli anni 80. Ari così si rende conto con stupore di non ricordare più nulla di quel periodo della sua vita, ed incuriosito decide di incontrare ed intervistare i vecchi amici e compagni d’armi, ormai sparsi in vari paesi del mondo. Inizia così un viaggio nella memoria collettiva e personale, alla ricerca di sé stesso e della verità su alcuni tragici eventi che sembravano sepolti.

Per dar vita a questo coraggioso progetto ci son voluti 4 anni al regista e sceneggiatore israeliano Ari Folman, trovando la formula migliore per narrare la tragicità e la follia della guerra: il documentario d’animazione. Originale e intenzionale forma stilistica che unisce l’animazione tradizionale con quella in Flash ed il 3D, che risulta vincente in quanto il disegno animato opera al confine tra realtà e subconscio, atmosfera di cui si la pellicola si permea e si districa. Un’animazione scarna e stilizzata, ma efficace nel rappresentare l’oniricità dei ricordi e la poesia drammatica sciorinata in alcune sequenze indimenticabili, grazie all’illustratore David Polonsky ed impreziosite dalla splendida colonna sonora del compositore inglese Max Richter che mischia sapientemente la musica classica con l’elettronica.

Folman percorre un viaggio personale interiore che è anche una sorta di seduta collettiva per il popolo israeliano, volto alla riscoperta di un passato scomodo e sin troppo in fretta rimosso con cui fare i conti, esplorando l’esperienza dei reduci di guerra, attingendo dalla propria esperienza sui campi di battaglia. Ci riporta così, sotto le bombe di Beirut della calda estate del 1982, durante la quale nei campi profughi di Sabra e Shatila avvenne uno degli eccidi di massa più vergognosi della storia recente, in cui le milizie dei cristiani falangisti libanesi, come ritorsione per la morte del neo-eletto presidente Bashir in un attentato terroristico pochi giorni prima, uccisero e seviziarono per tre giorni i profughi palestinesi del campo (donne, vecchi e bambini compresi), conclusosi con la morte di circa 3.000 civili, con la complicità dell’esercito israeliano che scortò i falangisti e non fece nulla per evitare quel genocidio.

Pochi film sanno raccontare con sconvolgente sincerità e trasparente dolore, l’insensata e spietata follia della guerra, fondendo abilmente il documentario politico con l’autobiografia, i fatti storici con la vicenda personale, l’animazione con la poesia. Ari Folman riesce a tessere questa trama poetica sullo schermo, con visionaria lucidità e struggente intensità, regalandoci un’opera straordinaria ed indimenticabile. Da oscar, mancato pero'.




VOTO 8

lunedì 19 novembre 2012

007 - Skyfall


Regia: Sam Mendes
Distribuzione: Warner Bors Pictures
Sceneggiatura: Neal Purvis, Robert Wade, John Logan
Fotografia: Roger Deakins
Montaggio: Stuart Baird
Costumi: Jamie Temime
Scenografie: Dennis Gasner
Musiche: Thomas Newman
Con: Daniel Craig, Judi Dench, Javier Bardem, Ralph Fiennes, Bérénice Marlhoe,
Ben Wishaw, Naomie Harris, Albert Finney
Durata: 143'








Quando l’ultimo incarico di James Bond (Daniel Craig) si conclude tragicamente e viene resa pubblica l’identità di molti agenti sotto copertura in tutto il mondo, l’MI6 viene attaccato, costringendo M (Judi Dench) a cambiare la sede dell’agenzia.
Questi avvenimenti fanno sì che l’autorità e la posizione di M siano contestate da Mallory (Ralp Phiennes), il nuovo direttore dell’Intelligence and Security Committee.
L’MI6 è minacciato sia dall’esterno che dall’interno e M ha un unico alleato su cui contare, Bond, aiutato solo da un agente sul campo, Eve (Naome Harris), incaricato di rintracciare il misterioso e letale Silva (Javier Bardem), di cui nessuno conosce ancora le vere motivazioni.

E siamo arrivati a ventitré film per la saga più longeva della storia del cinema che cade (non a caso) nell'anno del 50° anniversario dall'inizio della serie e per l'occasione la macchina produttiva guidata dalla figlia d'arte Barbara Broccoli e Michael G. Wilson
fanno le cose ancora più in grande, alzano ancora una volta l'asticella del livello della saga circondandosi di un team di lavoro che comprende le eccellenze del campo tecnico nonché alcuni tra i migliori artisti del mono del cinema in circolazione.

A tirare le fila del gigantesco meccanismo cinematografico incentrato sulle storie del mitico agente segreto nato dalla penna di IanFleming viene chiamato uno dei migliori autori del cinema hollywoodiano contemporaneo, quel Sam Mendes, regista premio oscar, che riazzera la saga e riporta James Bond a riannodare le fila del proprio passato
definitivamente, in quell'escursus personale inaugurato dal primo film della 'nuova' saga del Bond interpretato da Daniel Craig nel 2007 con CasinòRoyale, e porre le basi per l'inizio di una nuova era bondiana di stampo autoriale.
Grazie al nerbo sicuro ed esperto in fase di sceneggiatura degli storici Neal Purvis e Robert Wade coadiuvati dalla new entry proveniente dal teatro John Logan, che ha impreziosito i dialoghi di un'intensità emotiva particolare, scollando sempre più di dosso dal progetto il cliché che vuole la trama come un semplice pretesto per gli effetti speciali. 
Ciononostante il ventitreesimo capitolo delle avventure dell'agente segreto più famoso al mondo ha tutti i crismi che un film di genere targato Bond deve avere: azione mozzafiato, cattivi micidiali, bellissime bond girls, location esotiche, l'Aston Martin DB5, lo smoking impeccabile di 007 ed infine una colonna sonora indimenticabile questa volta interpretata dalla star della musica inglese Adele.
Ovviamente un film di James Bond non è mai solo un insieme di tessere di un puzzle; tutti questi elementi – come il gin e il vermouth, agitati, non mescolati – devono essere al servizio di una storia. Ed è merito di Sam Mendes aver saputo combinare il tutto, dirigendo con impeccabile precisione sia i momenti d'azione che quelli più pacati ed introspettivi di personaggi scandagliati fino all'osso, ricchi di sfumature e permeati da un'amarezza e un leggero disincanto mai sino ad ora sondati se non su carta nei libri di Fleming.
Il leit-motive dell'intera pellicola verte sulla dicotomia passato-moderno, con una miriade di raffinati rinvii ai vecchi episodi omaggiati con sottile ironia innestando al contempo un' attitudine sociale incentrata sul mondo contemporaneo e lo sguardo fisso sul futuro della serie e le sue nuove potenziali prospettive.

Mendes gioca e si diverte sapientemente con il materiale di un'epopea che sembrava al crepuscolo facendola risorgere come il suo Bond nella pellicola, che passa tutto attraverso il corpo, i muscoli e la faccia di Daniel Craig ormai definitivamente assurto come l'unico Bond cinematografico possibile e forse il migliore di sempre.



VOTO 7,5


martedì 6 novembre 2012

TED


Regia: Seth MacFarlane
Produzione: Universal Pictures
Sceneggiatura: Seth MacFarlane, Alec Sulkin, Wellesley Wald
Fotografia: Michael Barrett
Montaggio: Jeff Freeman
Scenografie: Stephen J. Lineweaver
Musiche: Walter Murphy
Con: Mark Wahlberg, Mila Kunis, Seth MacFarlane, Giovanni Ribisi
Durata: 106'










John Bennet è un bambino solo e impopolare, la notte di natale riceve in regalo un orsacchiotto di peluche che battezza Ted, un surrogato di quell'amico che ha sempre desiderato e tale è la forza del bimbo affinché il suo confidente di pezza possa parlare che il miracolo avviene e Ted prende vita divenendo persino una celebrità dell'epoca.
Trent'anni dopo i due sono ancora amici inseparabili, coinquilini dediti all'alcool, marijuana e telefilm anni 80 ma questo stile di vita scellerato e immaturo mette a repentaglio la relazione che John (Mark Wahlberg) da qualche tempo ha instaurato con la splendida Lori (Mila Kunis).
La sua girlfriend arriverà a porlo dinanzi ad un ultimatum terribile: abbandonare il suo teddy bear e crescere, oppure rinunciare per sempre a lei e il loro futuro insieme.

SethMacFarlane è il celebre autore di serie d'animazione cult come I Griffin, American dad e The Cleveland show che come MattGroening con i suoi Simpons e Trey Parker con l'iconosclasta SouthPark prima di lui hanno rivoluzionato la cultura televisiva, soverchiandone i cliché , spazzando via le convenzioni ed abbattendo molti tabù all'insegna del politicamente scorretto.
Ora effettua il grande passo sul grande schermo con una sceneggiatura originale che mantiene il suo caratteristico stile feroce e ricco di trovate volgari e geniali seppur innestandosi all'interno di una narrazione estesa che a tratti reprime questa verve dissacrante per piegarsi alle logiche narrative hollywoodiane. Ed è proprio qui che la pellicola paga dazio.
Infatti se da un lato abbiamo una prima parte esplosiva, piena di gag incalzanti e con un ritmo sostenuto, grazie soprattutto alla la capacità dell'insolito duo Mark Wahlberg/Ted (la cui voce originale è proprio di MacFarlane) di affiatamento ed empatia ai massimi livelli. Dall'altro lato invece fa' da contraltare una seconda parte lenta e farraginosa, che s'inceppa tra i meccanismi arrugginiti della rom-com perdendo e sfilacciando spesso i fili della vicenda che sino ad allora si era rivelata scoppiettante e profondamente scorretta, finendo per procedere verso binari buonistici tipici da happy ending come se la produzione avesse calcato la mano e costretto la sceneggiatura a imbarcarsi verso i lidi sicuri del lieto fine.

Detto questo c'è da dire che la commedia ha molte frecce al suo arco ed in tempi magri per il genere (per intenderci è il genere di film che i padri della commedia scorretta, i fratelly Farrelly non faranno mai più) la creatura di MacFarlane - che ha spopolato al box office americano in estate e si è difesa egregiamente anche da noi - è una gradita sorpresa, oltreché un memorabilia e un tributo alla cultura pop anni 80 (nintendo, star wars, flash gordon), rinverdisce una formula narrativa abusata che sembrava al capolinea donandogli un nuovo slancio e ulteriori possibilità narrative che accogliamo come manna dal cielo in attesa di una seconda prova più coraggiosa, cattiva e robusta e conoscendo il geniaccio americano possiamo aspettarci di tutto.
Nel frattempo attenderemo la notte dei prossimi oscar che sarà diretti e presentata da lui e sarà l'ennesimo banco di prova e un'occasione ghiotta dinanzi al grande pubblico da sfatare e dissacrare.


VOTO 7