venerdì 18 gennaio 2013

I migliori film del 2012

SKYFALL di Sam Mendes
Nell'anno dei cinquantesimo anniversario della saga cinematografica più longeva dell'agente segreto più famoso di sempre (ventitré film per la precisione), le redini vengono affidate ad uno dei più talentuosi registi del panorama mondiale, quel Sam Mendes che riannoda i fili del passato di James Bond, in un film raffinato, autoriale e intenso senza pagare dazio allo spettacolo e i crismi propri del genere. Con un Daniel Craig ormai assurto come l'unico Bond cinematografico possibile, forse il migliore di sempre.


QUELLA CASA NEL BOSCO di Drew Goddard
“La parola fine su tutti gli horror sulle case stregate”. Dietro l'esordiente Drew Goddard si cela il demiurgo Joss Whedon, in un atto d'amore verso il genere e un regalo sottile di citazioni e situazioni ai fan del genere. Nonostante il pessimo doppiaggio italiano la pellicola è un piccolo compendio di sangue, pieno di sorprese e suspense, dire di più sulla trama sarebbe un delitto.
L'anno zero per l'horror.


SHAME di Steve McQueen
Spiazzante, intenso, malato eppure di una bellezza sconvolgente. L'opera seconda di Steve McQueen colpisce per la potenza delle immagini, gli splendidi piano sequenza, la cura maniacale di ogni ripresa e la bravura ancestrale del suo attore feticcio Michael Fassbender si magnificano nel descrivere le pulsioni sessuali di un uomo denudato della propria dignità, una discesa negli inferi della sex addiction che è un'opera d'arte intima, coraggiosa e controversa.


VITA DI PI di Ang Lee
Dall'omonimo libro di Yann Martel, considerato dai più infilmabile, l'autore cinese Ang Lee riesce nell'impresa di tradurre in immagini l'avventurosa vicenda di Piscine Patel e incantare con una rapsodia affascinante ed ipnotica di soluzioni visive poetiche ed evocatrici con un uso incisivo e compiuto del vituperato 3D utilizzato finalmente come linguaggio e non come mero espediente. Un film che è una festa in primis per gli occhi nonché una parabola delicata, semplice e intelligente per l'anima .

LA TALPA di Tomas Alfredson
Spy story classica tratta dal best seller di John LaCarré “Tinker tailor soldier spy” diretta impeccabilmente dal regista svedese Tomas Alfredson è un gioiellino dall'impalcatura narrativa precisa che si dipana attraverso l'annodarsi differenti registri stilistici, saccheggiando il cliché delle spie ciniche e malinconiche e attingendo al climax del maestro Hitchcock . Trama intricata, complessità dei personaggi, inquadrature millimetriche, atmosfera fulgida, cast formidabile questi gli ingredienti di un film dal meccanismo e la coralità perfetta. Il cinema nella sua pura quintessenza.

YOUNG ADULT di Jason Reitman
L'accoppiata vincente tra il regista figlio d'arte Jason Reitman e la sceneggiatrice Diablo Cody torna ad indagare i meandri della middle-class americana con una anti-commedia acida e politicamente scorretta come la ghost-writer anti-eroina per eccellenza interpretata dalla bellissima Charlize Theron, tutta giocata su contrasti stilistici e visivi che de-costruisce gli archetipi del genere capovolgendoli del tutto grazie ad un personaggio femminile a tutto tondo come non se ne vedevano da tempo sul grande schermo. Tutti invecchiano, ma nessuno cresce.

HUGO CABRET di Martin Scorsese
Una sfida interessante anzitutto perché il regista di culto Martin Scorsese si cimenta con un film indirizzato ad un pubblico giovanile.
La passione viscerale per il cinema viene sciorinata in ogni inquadratura, cimentandosi con le nuove tecnologie digitali e tridimensionali, con cui indica soluzioni e potenzialità del nuovo mezzo. Dirige un opera contemporanea farcita di allusioni e citazioni ad un tempo perduto, un omaggio sincero e potente alla Settima Arte
Omaggiare Meliés, è un monito e sussurro di non abbandonare lo stupore e la meraviglia a cui il cinema sottende.

QUASI AMICI di Olivier Nakache e Eric Toledano
La vera sorpresa dell'anno è questa commedia francese campione d'incassi in patria (con cifre da record) ed anche da noi è stata un successo al botteghino mettendo d'accordo pubblico e critica. Una formula tutto sommato semplice e garbata ma priva della spocchia buonista e perbenista di quelle nostrane, capace di scaldare i sentimenti e di garantire risate intelligenti. Tutto ciò di cui noi italiani eravamo famosi nel panorama cinematografico mondiale e che abbiamo dimenticato a fare.


THE AVENGERS di Joss Whedon
Il blockbuster dell'anno, il progetto principe della Marvel ha messo d'accordo tutti e riacceso l'interesse del pubblico verso il cinecomic. Gli incassi da record hanno premiato la bravura del regista nerd Joss Whedon vero artefice del successo della pellicola capace di gestire con saggezza e toni da commedia un cast corale di prime donne, dando equilibrio e maestosità alle sequenze topiche d'azione. Capostipite di una nuova ondata e generazione di blockbuster fumettistici giusto mix tra l'autorialità di Nolan e la spettacolarizzazione ludica di Michael Bay.

TED di Seth Macfarlane
Il ragazzo prodigio Seth MacFarlane, autore noto sul piccolo schermo per aver creato I Griffin, compie il grande passo con il cinema e ne esce un film politicamente scorretto come nelle sue corde d'autore irriverente, sboccato e cinico.
Tutti gli ingredienti che avevano reso popolari i personaggi delle sue serie televisive sono condensate nell'orsacchiotto volgare e scorbutico divenuto già icona, metafora neanche troppo sottile sui bimbi prodigio, la gestione del successo ed il conseguente declino che nessuno ha compreso. La commedia che i fratelli Farrelly non riescono più a fare.

 MOONRISE KINGDOM di Wes Anderson
Il tocco sgargiante di Wes Anderson torna con tutto il suo ambaradàn cinematografico, colori pastello in kodachrome, scenografia vintage attenta nei minimi dettagli, attori feticcio, musiche diegetiche per placare il pubblico adorante di devoti cinefili. Anche questa volta coglie nel segno con una storia d'amore tra dodicenni, un autore colto, bohemienne che si conferma come uno dei migliori talenti cristallini della settima arte, sempre a metà strada tra commedia e dramma senza disdegnare nemmeno un compiaciuto briciolo di autoreferenzialità che perlopiù rassicura piuttosto che svilire la poetica del genietto texano.

ARGO di Ben Affleck
Attore così così, bravo sceneggiatore, magnifico regista. In sintesi questa la vita artistica dell'enfante prodige hollywoodiano Ben Affleck che con questa pellicola esalta tutte le sue qualità intravista nei suoi due ottimi precedenti lavori. Un film solido come il legno di quercia, avvincente e pregiato come i bei film americani di una volta, capace di giocare con i registri stilistici, arricchendo in punta di cinepresa i tratti psicologici e i risvolti umani dei personaggi puntellati da virtuosismi interpretativi di un cast d'eccezione ben diretto.


AMOUR di Michael Haneke
Probabilmente il miglior film dell'anno. Straziante, sincero, lucido, laico e sincero. Il registra austriaco Michael Haneke sbanca Cannes narrando la storia d'amore tragica eppur delicata di una coppia ottantenne, interpretata da due icone d'oltralpe come Jean Luis Trintignant e Emmanuelle RivaArte cinematografica pura, cruda, primordiale, feroce e dannatamente vera.
L'amore così com'è, non così come deve essere. Un film raro e potente come solo il cinema, in quanto arte, sa raccontare.