mercoledì 25 novembre 2009

Le serie tv da non perdere

Ormai i serial televisivi americani hanno raggiunto livelli di eccellenza tecnica e creatività narrativa davvero superbi, non avendo più nulla da invidiare al grande schermo.
Il suo successo ha prodotto una piccola rivoluzione nel settore che ha convinto grandi attori hollywoodiani a passare sul piccolo schermo e ai produttori di credere nei nuovi soggetti, ed allo stesso tempo dato la possibilità ai divi della tv di accedere al mondo del cinema, spesso dalla porta d'ingresso principale.
Inoltre i grandi network televisivi americani hanno aumentato il budget in molti progetti con investimenti ingenti, innalzando ulteriormente la qualità delle serie prodotte, supportate dall'entusiasmo e la sperimentazione di giovani sceneggiatori e registi che contribuiscono a raggiungere picchi d'eccellenza che prima erano esclusiva del mondo cinematografico.
Due esempi su tutti sono rappresentati, dapprima dalla serie cult 24 iniziata nel 2001, che ha annticipato e segnato la nuova era televisiva, che ha raggiunto il culmine artistico e la definitiva consacrazione con la matura perfezione stilistica e narrativa di Lost, la serie ideata da J.J. Abrams che rappresenta lo spartiacque per la nuova generazione di prodotti televisivi seriali.

Qui di seguito vi consiglierò le serie tv degli ultimi anni da non perdere:

- WEEDS

Dopo l'improvvisa morte del marito e i conseguenti problemi finanziari, Nancy Botwin (Mary-Louis Parker) avvia una nuova professione: la spacciatrice d'erba del vicinato.
Commedia nera politicamente scorretta dai dialoghi cinici e brillanti con uno script originale ed accattivante.

- FRINGE

Alle prese con un caso misterioso, dai rsvolti paranormali, l'agente Olivia Dunham (Anna Torv) recluta i servigi di uno scienziato a lungo rinchiuso in un istituto psichiatrico, il dottor Walter Bishop (John Noble) e di suo figlio Peter (Joshua Jackson), l'unico in grado di gestirlo.
La nuova serie di J.J. Abrams che riprende le tematiche metafisiche alla X-Files riaggiornandole con una trama di fondo a dir poco avvincente.

- DEXTER

Un ematologo della polizia scientifica di Miami di nome Dexter Morgan (Michael C. Hall) è anche un serial killer di criminali che pensa siano sfuggiti alla giustizia.
Uno dei migliori serial thriller televisivi con una sceneggiatura solida ed intrigante che lo rende un telefilm imprescindibile per gli amanti di criminologia.

- MAD MEN

La vita di alcuni pubblicitari che lavorano per l'agenzia Sterling Cooper di Madison Avenue, concentrandosi in particolar modo sul dirigente creativo Donald Draper (Jon Hamm). Ambientata negli anni '60, durante la campagna presidenziale che vide sfidarsi il democratico John Kennedy e il repubblicano Richard Nixon, la serie descrive i cambiamenti sociali in atto in quegli anni.
Vincitore degli ultimi due Golden Globe come miglior serie drammatica e Miglior personaggio maschile, la serie di culto è un ritratto acuto e cinico della società americana che ha molti paragoni con quella attuale considerata dai critici una delle migliori produzioni di sempre.

- FLASH FORWARD

In seguito a un misterioso e inspiegabile evento, tutta la popolazione umana per due minuti e diciassette secondi, ha la possibilità di vedere cosa accadrà nel futuro di ognuno, nei prossimi sei mesi. Al suo risveglio, l'agente dell'FBI Mark Benford (Joseph Fiennes), è riuscito a capire cosa gli succederà, ma ignora quali saranno le circostanze e gli eventi che porteranno ad un futuro che si preannuncia drammatico: sua moglie lo ha lasciato, lui ha ripreso a bere, e il suo collega è stato assassinato.
L'ultimo nato in casa ABC è destinato a prendere il posto di Lost grazie ad un ampio budget, una trama intricata ed enigmatica e ideato da David S. Goyer sceneggiatore di Batman - Il cavaliere oscuro.

- BATTLESTAR GALACTICA

I Cylons, robots costruiti dall'uomo per servizio, dopo essere evoluti si sono ribellati ai propri creatori. Al termine di una lunga guerra, tra i due viene stretto un armistizio che dura 40 anni. Durante questo periodo i Cylons sembrano essere scomparsi nello spazio. Ma all'improvviso, servendosi di un inganno, conducono un micidiale attacco a sorpresa distruggendo in un sol colpo le sedi di tutte le 12 Colonie umane. I soli sopravvissuti sono alcuni di quelli che si trovavano a bordo di navi spaziali. Radunati sotto il controllo e la protezione di un incrociatore, la Battlestar Galactica, i reduci dello sterminio si mettono in cerca della mitica tredicesima colonia: la Terra. Ma la loro ricerca è ostacolata non solo dall'incessante caccia dei robots, ma anche dalle problematiche intestine ingenerate da confilitti di potere tra i militari al comando del Galactica ed i politici alla guida del gruppo.
Una delle serie di fantascienza più famose di sempre, remake dell'originale del 1978 chiusa dopo una sola stagione per i costi di produzione troppo alti. Un cult per gli amanti del genere.

- BAND OF BROTHERS - Fratelli al fronte -

Miniserie sulla storia della divione 101° dell'esercito americano in missione in Normandia, prodotto da Steven Spielberg e Tom Hanks è uno spin-off del film Salvate il soldato Ryan girato da Spielberg nel 1998 con il quale vinse l'oscar alla regia.
Imperdibile per coloro che amano il genere bellico, la migliore di sempre.

- THE BIG BANG THEORY

Le vicissitudini di due brillanti giovani fisici, Sheldon e Leonard, che vivono sullo stesso pianerottolo con una bella ragazza.
Siamo sul genere della Sit-Com, quella con le risatine del pubblico registrate per intenderci, ottimamente scritta ambientata nell'ormai cool mondo dei Nerd che ragala risate intelligenti adatte ad un pubblico colto.






venerdì 20 novembre 2009

Nemico Pubblico - Public Enemies


Regia di Michael Mann

Titolo originale: Public Enemies

Produzione: USA 2009 Universal Pictures

Sceneggiatura: Michael Mann; Ann Biderman; Ronan Bennett

Montaggio: Paul Rubell; Jeffrey Ford

Fotografia: Dante Spinotti

Musiche: Elliot Goldenthal

Genere: Ganster movie

Interpreti: Johnny Depp, Christian Bale, Marion Cotillard, Jason Clarke, Billy Crudup

Data di uscita: 06/11/2009

Durata: 143’




La mitologia popolare americana è da sempre alimentata dalle gesta di figure controverse, criminali spietati che hanno esercitato un fascino indiscutibile sulle masse tanto da ergerli ad icone intramontabili, facendo parte ancora oggi di un immaginario collettivo potente di cui il cinema hollywoodiano ha attinto a piene mani.

Una di queste ambigue quanto fascinose figure è rappresentata dal più grande rapinatore di banche degli anni 30, quel John Dillinger le cui rocambolesche evasioni e le astute rapine criminali ai danni degli istituti di credito durante la Grande Depressione, fecero di lui una sorta di Robin Hood moderno idolatrato dai ceti popolari.

Michael Mann torna al biopic dopo Alì girato nel 2002 confermandosi uno dei migliori registi in circolazione; girato a spalla e con il supporto del digitale che gli permette di aggiungere la giusta dose di immediatezza e frenesia, il maestro di Chicago si concentra sulle maestose profondità di campo e intimi primi piani, a discapito della grammatica visiva, in cui abbondano voluti errori nei raccordi e scavalcamenti di campo, rendendo le riprese concitate e verosimili.

Il suo proverbiale perfezionismo è evidente nella costruzione delle inquadrature ispirate ai quadri del pittore americano Edward Hopper, che ben suggestionano la desolazione dei paesaggi e del loro impatto sugli esseri umani, mentre la lucida e algida fotografia di Dante Spinotti sancisce un connubio affascinante tra i vecchi noir ed i celebri gangster movie degli anni del proibizionismo. Altrettanto meticolose sono le ricostruzioni storiche ed i dettagli scenografici che insieme al montaggio ed al sonoro di notevole caratura ribadiscono l’alto tasso del comparto tecnico della pellicola, che esalta la stile tagliente e lapidario di Mann.

Nel suo immergersi nei lati oscuri e fascinosi dell’essenza criminale, descrivendo con eleganza personaggi malavitosi solitari e virili che da sempre costituiscono il suo archetipo cinematografico, Macho Mann (come lo chiamano negli States) si affida alle interpretazioni contenute e granitiche di un Johnny Depp finalmente in un ruolo privo di eccessi espressivi e un machiavellico Christian Bale, nella quale si ritaglia uno spazio egregio anche la grazia transalpina di Marion Cotillard.

Mann narra senza retorica né romanticismi l’ultimo arco di vita del popolare gangster, che va dall'evasione dal carcere nel 1933 alla morte nel luglio1934 dinanzi al celebre Biograph di Chicago dopo la visione di Manhattan Melodrama con un Clarke Gable che fa il verso proprio alla sua figura di icona criminale e modaiola, senza eccedere in formalismi stilistici in un ritratto arcaico, rude e visionario, e per questo forse poco avvezzo al grande pubblico, che penetra con la macchina da presa senza giudizi morali o eroicizzanti, l’animo violento e garbato di un pezzo di storia civile americana.



VOTO 7

martedì 10 novembre 2009

Parnassus - L'uomo che voleva ingannare il diavolo


Regia di Terry Gilliam

Titolo originale: The Imaginarium of Doctor Parnassus

Produzione: Francia, Canada 2009 Moviemax

Sceneggiatura: Terry Gilliam

Montaggio: Mick Audsley

Fotografia: Nicola Pecorini

Musiche: Jeff Danna, Michael Danna

Genere: Fantastico

Interpreti: Christopher Plummer, Heat Ledger, Lily Cole, Jude Law, Johnny Depp, Colin Farrell, Tom Waits

Data di uscita: 23/10/2009

Durata: 122’





Il dottor Parnassus (Christopher Plummer) gira con il suo stravagante carrozzone insieme alla giovane figlia Valentina (Lily Cole) mettendo in scena uno spettacolo itinerante particolare, che permette a chiunque oltrepassi la soglia del suo specchio magico di vivere una realtà sognante frutto della propria mente.

Il diabolico Mister Nick (Tom Waits) però è deciso a riscuotere il suo tributo; a seguito di un patto stabilito con Parnassus infatti, in cambio dell’immortalità si sarebbe assicurato l’anima di sua figlia al compimento del sedicesimo anno d’età.

Sarà il bel misterioso Tony (Heath Ledger/JudeLaw/Johnny Depp/Colin Farrell) ad entrare nell’immaginifico mondo dello specchio del dottor Parnassus e cercare di salvare l’anima della dolce Valentina.

Il nuovo lavoro del visionario Terry Gilliam verrà ricordato soprattutto perché contiene l’ultima interpretazione di Heath Ledger, morto durante le riprese e sostituito dal trio Depp/Farrell/Law, amici dello sfortunato interprete australiano, nonché per le solite difficoltà che da sempre funestano il regista per portare a termine i suoi progetti (su tutti il naufragato kolossal sul Don Chisciotte, poi confluito nel documentario Lost in La Mancha, che narra proprio la sterminata serie di inconvenienti di una pellicola mai uscita).

Gilliam è uno di quegli autori che divide le platee, sin dagli esordi considerato genio incompreso o inconcludente visionario, osannato dalla critica ma snobbato al botteghino dal grande pubblico. La sua idea di cinema ha saputo abbattere i limiti della razionalità facendola combaciare spesso con l’inconscio sognante e spingersi sempre più oltre, dal capolavoro Brazil, al flop de Il Barone di Munchausen, dal folle Paura e delirio a Las Vegas fino al durissimo Tideland ha sempre dimostrato di essere un egregio manipolatore d’immagini nonché un eccezionale direttore d’interpreti.

Quest’ultimo lavoro rappresenta il sunto cinematografico della poetica di tutta l’opera dell’ex Monty Python, eccentrico ed espressivo, barocco e colorato, il mondo di Gilliam ti trasporta in un turbinio d’immagini suggestive ed ammalianti, lo specchio è il confine che divide la realtà da un mondo seducente fatto della materia stessa dei sogni, così come lo è il suo cinema, ed il dottor Parnassus, alter ego evidente dello stesso regista, ci conduce nei meandri della sua mente popolata di paesaggi immaginari ed atmosfere evocative dando l’occasione di esprimere tutto il suo talento pittorico seducendoci con la forza onirica delle sua personale rilettura del mito del Faust.

Nonostante la bravura degli interpreti però - sui si erge un maestoso Plummer ed un sorprendente Waits – il plot narrativo appare scarno e privo di attrattiva, non riuscendo a caratterizzare a dovere i suoi personaggi scevri del pathos necessario che giustifichi le loro azioni, nonostante il fascino che pur riescono ad esercitare.

Innestando una simile impalcatura visiva senza un sostegno narrativo che lo supporti a dovere, Gilliam vanifica le potenti suggestioni scenografiche, non riuscendo a calibrare il coordinamento tra immaginazione e sceneggiatura e finisce per frasi travolgere dalla materia visiva che avrebbe dovuto gestire, facendo venire meno quella lucidità espressiva che caratterizzavano i suoi lavori più riusciti.


VOTO 5,5