giovedì 25 novembre 2010

Once


Regia di John Carney
Produzione: Irlanda 2006 Sacher distribuzione
Sceneggiatura: John Carney
Fotografia: Tim Fleming
Scenografie: Tamara Conboy
Montaggio: Paul Mullen
Musiche: Glen Hansard, Marketa Iglova
Genere: Drammatico, Musicale
Con: Glen Hansard, Marketa Iglova
Durata: 90'





A Dublino c’è un ragazzo che si esibisce per le vie del centro con la sua chitarra, di sera quando la gente si dirada, intona le propria ballate d’amore e viene notato da una ragazza straniera che vende rose. Da questa semplice ed apparentemente esile trama, si dipana una storia romantica e leggera tra un musicista di strada ed una pianista dell’est che dura solo l’arco di qualche giorno.
E’ insolita la scelta di un film che parla d’amore scegliendo con tratto minimale e documentaristico di farlo principalmente attraverso la musica, creando una sorta di musical atipico.

John Carney ci regala questo piccolo gioiello cinematografico narrando una vicenda che ha molti tratti autobiografici, e nel quale la colonna sonora diviene anche sceneggiatura, instaurando un legame accattivante ed imprescindibile tra storia e musica, lasciando a quest’ultima spesso la priorità di accompagnare le situazioni più coinvolgenti, riuscendo a caricarle emotivamente ed a descriverle in maniera più incisiva che con le parole.
Le riprese son state fatte con la macchina da presa a mano, con l’uso di luci naturali anche di notte,le inquadrature risultano naturali l’obiettivo con discrezione non aggredisce mai l’intimità che s’instaura tra i protagonisti,quasi a non voler rompere l’incantesimo o disturbare.
Il regista irlandese si avvale della convincente prova attoriale del muscista Glen Hansard, frontman di una band dublinese nella quale militava anche anch’egli: i The Frames, e Marketa Iglova anche lei musicista, entrambi attori non professionisti.
Stupisce ed emoziona questo pellicola costata solo 100.000 euro, in selezione al Sundance Festival,e capace di vincere un Oscar per la migliore canzone originale “Falling slowly”.
Si crea un’alchimia delicata e sincera tra note ed immagini, che inebria e culla lo spettatore consegnando al silenzio tutta la poesia e la malinconia di due solitudini che s’incontrano, si sfiorano e si abbandonano.


VOTO 8







lunedì 15 novembre 2010

Last Night


Regia di Massy Tadjedin
Produzione: USA 2010 Gaumont
Sceneggiatura: Massy Tadjedin
Fotografia: Peter Deming
Montaggio: Susan E. Morse
Musiche: Clint Mansell
Genere: Drammatico
Con: Keira Knightley, Eva Mendes, Sam Worthington, Guillame Canet
Durata: 92'






Joanna (Keira Knightley) è una scrittrice in crisi d'ispirazione dopo il suo primo romanzo ed è sposata da quattro anni con Michael (Sam Worthington) che progetta ristrutturazioni di immobili commerciali. La loro è una vita agiata e felice che dividono in un lussuoso appartamento di Manhattan, durante una cena di lavoro Joanna conosce l'avvenente collega di suo marito, Laura (Eva Mendes) i cui sorrisi e sguardi fugaci per Michael non passano inosservati. Una volta rincasati tra i due nasce una discussione animata attenuata solo qualche ora più tardi da una colazione distensiva che sembra placare le incomprensioni alla vigilia di un importante viaggio di lavoro di Michael che lo terrà impegnato per qualche giorno. Il giorno seguente metterà alla prova il loro matrimonio e le loro certezze, Joanna infatti per caso incontra un suo vecchio amore, Alex (Guillame Canet) mentre Michael è alle prese con il fascino avvenente di Laura e le sue avances; ognuno dovrà fare i conti con i propri sentimenti percorrendo delle scelte che potrebbero mettere a repentaglio la loro relazione.

Il film dell'esordiente regista irano-americana Massy Tadjedin - che ha aperto il Festival del cinema di Roma – è un raffinato e tortuoso sguardo sulla tematica classica dell'infedeltà coniugale. E' un film fatto di immagini e silenzi, di tonalità e primi piani che privilegia l'aspetto visivo, forte di un décor elegante a discapito di una sceneggiatura che seppur intrigante manca di impeti e coraggio, accontentandosi delle comodità seducenti dei cliché.
Eppure la messa in scena del mal d'amour contemporaneo è sontuosa, intima ed intrigante. 
Mossa su due piani narrativi le vicende ed i tradimenti ci appaiono per ciò che sono, senza giudizi morali o particolari prese di posizione; le situazioni sono costruite lentamente e con dovizia, a volte con eccesso di zelo forse, dilatando e frammentandone il ritmo per privilegiare le atmosfere.
L'utilizzo della macchina da presa della Tadjedin è sinuoso, con una particolare predilizione per i primi e primissimi piani che imprimono una profondità emotiva di gran lunga maggiore che nei dialoghi o nelle sequenze descrittive. La regista sembra accarezzare i suoi personaggi, li accompagna adagio nei loro percorsi e nelle loro scelte cercando di appropriarsi delle sensazioni e le emozioni, del pathos sottile che sciorinano le due vicende, lasciando allo spettatore il compito di giudicarne i comportamenti ed immaginarsi le conseguenze che comporteranno le scelte di una notte.
E' un film introspettivo e sospeso, emotivo più che cerebrale così come lo è ogni tradimento, che va ad indagare tra le pieghe nascoste del desiderio e delle relazioni cercando di narrare un tema classico con piglio e sensibilità contemporanea.
Seducente.

VOTO 7