lunedì 28 novembre 2011

Lasciami entrare


Regia di Thomas Alfredson
Titolo originale: Låt den rätte komma in
Produzione: Svezia 2008
Sceneggiatura: John Ajvide Lindqvist
Fotografia: Hoyte Van Hoytema
Musiche: Johan Söderqvist
Montaggio: Tomas Alfredson, Daniel Jonsäter
Genere: Drammatico/Horror
Con: Kåre Hedebrant, Lina Leandersson, Per Ragnar, Henrik Dahl, Karin Bergquist
Durata: 114’






Siamo nel 1982.Oskar è un ragazzino timido ed insicuro, vive con i genitori separati a Blackeberg, un piccolo centro della periferia di Stoccolma. Ogni giorno il ragazzino e vessato dai bulletti della sua scuola, e sogna segretamente di vendicarsi immaginando di infilzarli con un piccolo coltello che possiede. Un giorno incontra Eli, una ragazzina pallida e misteriosa appena trasferita nella casa accanto che subito lo avverte: - Non possiamo essere amici!-.
In coincidenza con il suo arrivo si verificano eventi inspiegabili ed efferati omicidi, e per un ragazzino come Oskar, affascinato dalle storie macabre, ci vuole poco ad intuire un legame tra gli eventi sanguinosi e la sua nuova vicina, di cui è sempre più attratto, e con la quale instaura un rapporto speciale.

Arriva dalla fredda Svezia questo piccolo gioiellino che ridefinisce la figura del vampiro contemporaneo al cinema, acclamato vincitore di molti festival, tra i quali spicca il premio del pubblico al Tribeca Film Festival di New York, narrando una tenera storia d’amore tra un ragazzino dodicenne ed una piccola vampira.
Tratto dal bestseller internazionale di John Ajvide Lindqvist, che ne ha curato la sceneggiatura, la pellicola riesce con ispirata lucidità ad intrecciare temi quali amore, emarginazione e disagio, in un quadro conturbante e cupo ma dai tratti teneramente poetici e romantici, innestandoli in una periferia svedese dall’architettura geometrica e desolante che amplifica il senso di disorientamento e solitudine.
La purezza della neve macchiata dal sangue esemplifica simbolicamente la natura del film, in bilico tra improvvise efferatezze e tenere effusioni finemente calibrate, che lo spettatore perlopiù intuisce piuttosto che vedere, risultando un lavoro complesso e delicato intriso di una malinconia di fondo, che pur riprendendo i cliché caratteristici della figura vampiresca li epura dai tratti modaioli degli ultimi film giovanilistici del genere, donandogli una carica poetica inaspettata ed affascinante. Non è certamente un horror, come l’utilizzo musicale ci sembra far notare, facendo leva sulle melodie piuttosto che sul tipico ritmo incalzante da suspense, ma una favola nera moderna sulle diversità ,che si arricchisce grazie ad una fotografia intrigante ed il tocco leggero ma autoriale di Alfredson.
Cult imperdibile.


VOTO 8

giovedì 24 novembre 2011

Le avventure di Tintin - Il segreto dell'unicorno


Regia: Steven Spielberg
Produzione: Sony Pictures USA, Belgio, Nuova Zelanda 2011
Sceneggiatura: Steven Moffat, Edgar Wright, Joe Cornish
Fotografia: Janusz Kaminski
Montaggio: Michael Kahn
Scenografie: Andrew L. Jones
Musiche: John Williams
Genere: Animazione
Con: Jamie Bell, Andy Sorkis, Daniel Craig, Simon Pegg, Nick Frost
Durata: 107'




La leggenda vuole che un giornalista malizioso durante un intervista per la presentazione del suo primo Indiana Jones fece notare la somiglianza delle avventure dell'archeologo a quelle del protagonista delle tavole di un fumetto celebre in Europa intitolato Tintin.
Nasce così l'interesse di Steven Spielberg per il personaggio creato dal fumettista belga Hergé (al secolo Georges Remi) che ne traduce le gesta letterarie in un opera filmica dopo una laboriosa gestazione trentennale. Il tempo di accorgersi di avere una tecnologia ormai matura – grazie alla sperimentazione con la performance capture elaborata da Robert Zemeckis da "Polar Express" in poi - per poter rappresentare sul grande schermo le peripezie del giovane reporter avventuriero insieme al fido fox terrier Milù, con la collaborazione decisiva della Weta Digital di Peter Jackson che dirigerà i due episodi successivi dell'annunciata trilogia.

Insieme ai suoi storici collaboratori, (Janusz Kaminski alla fotografia, Michael Kahn al montaggio e John Williams alla colonna sonora) Spielberg chiama alla sceneggiatura gli apprezzati Stephen Moffat, Edgar Wright e Joe Cornish ed insieme imbastiscono un caleidoscopio narrativo e visivo di matrice classica aggiornato con l'avvento delle nuove tecnologie e l'utilizzo di riprese virtuali in 3d. Tutto l'immaginario del regista americano ed il tocco fanciullesco della sua Amblin confluisce in questa pellicola ridondante di riferimenti e ammiccamenti all'universo personale della sua filmografia (dai titoli di testa alla “Prova a prendermi” al ciuffo di Tintin che emerge come “Lo squalo”, agli inseguimenti in pieno stile “Indiana Jones” fino allo scontro con il villains di turno che ricorda il Capitan Uncino di “Hook” e così via) senza tradire lo spirito delle tavole originali di Hervé a cui concede perfino un cameo digitale.

Girare il film interamente in digitale è un opportunità per il regista di porre l'accento sulle nuove possibilità cinematografiche e l'utilizzo dei nuovi mezzi tecnologici. Il maestro Spielberg si adegua e dimostra ancora una volta il suo talento strabiliando in più di un occasione con splendidi piano sequenza con alternati punti di vista che si mischiano costantemente nelle scene d'azione più lunghe, immortalando riprese pirotecniche e acrobatiche impossibili da eseguire “dal vero” che disegnano geometrie impensabili e spettacolari che strabordano di dettagli visivi conferendo un ritmo incalzante e fluido per tutto il susseguirsi della vicenda.

Oltre le spettacolari scene d'azione di cui il film è farcito sono da apprezzare anche le interpretazioni degli attori Jamie Bell, DanielCraig, la coppia irresistibile Simon Pegg e Nick Frost e su tutti il pioniere e veterano della motion capture Andy Serkis (in odore di candidatura all'oscar per la sua performance ne “L'alba del pianeta delle scimmie”) che nulla perdono nel trasferimento nella conversione sintetica in digitale dei loro personaggi.

Spielberg torna a stimolare nuovamente il “fanciullino” cinefilo che in noi e confeziona un film per famiglie dal sapore vintage con il piglio tipico della sua poetica cinematografica aggiornato ai nostri tempi in equilibrio tra messa in scena classica e concessioni sperimentali all'avanguardia di ripresa. Un giro rocambolesco e mozzafiato sulla giostra enorme della terza dimensione da parte di una sorta di Indiana Jones con il ciuffo.


VOTO 7