lunedì 28 dicembre 2009

L'indiEsponente -classifica songs 2009-



20-
EELS - My timing is off @ascolta@

Mister E. è capace di grandi canzoni, ce lo ha sempre dimostrato negli anni e questa piccola ballata acustica dimostra ancora una volta il suo talento per le melodie ruvide e sincere e per questo lo adoriamo. Gentile

19-
JASON LYTLE -Birds encouraged him @ascolta@

Ci mancano i Grandaddy, ma se il suo ex frontman sforna un grande album solista con il loro tipico sound, impreziosito da piccole dolci perle come questa, la mancanza è più lieve e la vita sembra più soffice. Fluttuante

18-
MY LATEST NOVEL -All in all in all is all @ascolta@

Siamo nel regno della malinconia, colonna sonora per struggersi nei ricordi di un amore perduto, per i pianti disperati nelle notti buie e infinite, abbandonarsi e ritrovarsi e tornare a vedere l'alba. Lancinante

17-
GRIZZLY BEAR -Two weeks @ascolta@

C'è tutta la leggerezza dei Beach Boys riproposti in versione indie in questa canzone proposta dai ragazzi di Brooklyn, un pop raffinato e delicato, coretti sognanti intrisi tra archi e accenni di synth. Un gran singolo come solo poche band possono permettersi. Elegante

16-
JAMES YUILL - This sweet love @ascolta@

Sdoganata in molti programmi televisivi e telefilm, il londinese one-man band costruisce una canzoncina romantica dal mood ipnotico ed irresistibile in perfetto stile folktronico. Intrigante

15-
MUMFORD & SONS -Little lion man @ascolta@

Sono londinesi ma sembrano essere usciti dal profondo sud americano, al loro esordio stupiscono con il loro fresco brit-folk , questo primo singolo ne sancisce lo stile, tra cavalcate di banjo e colpi di contrabasso dal ritmo serrato e coinvolgente. Travolgente

14-
CHARLIE WINSTON - In your hands @ascolta@

Difficile non innamorarsi al primo ascolto di questa canzone, il cantautore britannico contamina con garbo la compostezza del country con la fisicità del blues; il risultato è una fresca e affabile ballata dal sapore bucolico. Conturbante

13-
THE ANTLERS - Bears @ascolta@

Poesia in musica, difficile definire diversamente questo gioiellino venato di malinconia, da custodire gelosamente nelle delicate aperture del proprio cuore per curarsi le ferite e farsi cullare dal suo tepore. Intensa

12- CASS McCOMBS - Dreams come true girl @ascolta@

La ballad perfetta, soave, delicata ed avvolgente. Atmosfere intime e fumose impastate sul finale con l'eleganza seducente della voce di Karen Black. Deliziosa

11-
THE PAINS OF BEING PURE AT HEART - Young adult friction @ascolta@

Spirito adolescenziale, riff irresistibili e melodie accattivanti. Questo singolo definisce il loro sweet noyse pop che affonda le radici nel movimento musicale degli anni 80 C86. Cool

10-
THE DO - Stay a just little bit more @ascolta@

Ho sempre avuto un debole per l'ukulele, qui il duo parigino costruisce un riff sul quale s'incastona la soffice voce di Olivia che rimanda a lidi tropicali e romantiche serenate d'estate sul quale è impossibile sognare. Desiderabile

9-
ALESSANDRO MANNARINO - Tevere grand hotel @ascolta@

Cantautore romano di borgata, sonorità italian folk dai testi poetici e impegnati.
Artigianato musicale di notevole fattura ed impatto, critica sociale danzereccia come nella migliore tradizione nostrana. Gitano


8 -
THE BIG PINK -Velvet @ascolta@

Suoni elettronici, sintetizzatori ipnotici, chitarre distorte, melodie torbide e noise pop per parlare d'amore e le sue sofferenze,
come se i Joy Division si fossero fusi con i Primal Scream. Ma la bellezza di questa canzone trascende i riferimenti e le influenze rendentoti inerme. Ineluttabile

7-
FANFARLO - Luna @ascolta@

In un unica canzone si cambia mood ed impostazione musicale, rendendo orchestrazioni pop articolate e complesse, fresche ed immediate. la lunga e malinconica coda finale folk è pura gioia di tristezza. Purpurea

6-
WILD BEASTS - This is our lot @ascolta@

Sembra di riassaporare i gorgheggi di Morrisey e le composizioni di Marr o le atmosfere electro wave dei Roxy Music. I newyorkesi hanno talento immenso e classe da vendere. Qui è tutto perfetto è così dannatamente cool come si fa a non amarla. Penetrante

5-
PATRICK WOLF - Damaris @ascolta@

Il genio compositivo ed originale del cantautore istrinico inglese è sbalorditivo, questo valzer epico elettronico ha nell'animo la quiete delle mattine d'inverno immersa nella pomposità orchestrale fottutamente kitsch. Geniale

4-
OTHER LIVES - Black tables @ascolta@

Intima e preziosa, questa ballata d'impostazione sonora classica è nata per le notti d'inverno, quando solo il tepore di un camino o della persona amata, mentre fuori diluvia o nevica, stempera i tumulti interiori. Necessaria

3-
THE DECEMBERIST - Sleepless @ascolta@

Ho un debole per le ballad è vero, ma come si può non tremare di fronte tale bellezza?! Dal minuto 2.56 in poi l'universo cessa di espandersi e si ferma, si viene travolti nel turbinio delicato dei fremiti, per poi lentamente ridestarsi e tutto continua a procedere. Come d'incanto. Sublime

2-
THE HORRORS - Sea within sea @ascolta@

Puro brit-rock psichedelico, 7 minuti di delirio sonoro ipnotico e travolgente, melodie acide costruite su una base minimale in cui i ragazzini londinesi fanno copulare il post-punk con l'elettronica. Una delle cose più belle di questo 2009. Coraggioso

1-
THE LEISURE SOCIETY - Save it for someone who cares @ascolta@

Melodie soavi, vocalismi garbati orchestrazioni folk semplici e pulite. Messi da parte sinth e chitarre elettriche si prendono la scena i violini, le pianole anni 80 e la strumentazione acustica. Scritta al termine di una storia d'amore questa dolce serenata malinconica è pura e lieve come solo i sentimenti più profondi sanno essere. Riconciliarsi con il mondo è un nulla. Incantevole

0-
MEMORY TAPES - Bicycle #ascolta#

E' il brano dell'anno, che introduce un nuovo genere definito Hypnagogic pop, questo brano ne è la sintesi più danzereccia.
Vi è quella magia che si riscontra quando piove con il sole, si è inebriati dai fumi dell'alcool senza esserne travolti, o sentiamo salire quella leggera euforia preambolo di una magnifica esperienza. Il brano numero 0 di Dj ZErò per questo 2009.




domenica 20 dicembre 2009

500 giorni insieme


Regia di Marc Webb
Titolo originale: (500) Days of summer
Produzione: USA 2009 20th Century Fox
Sceneggiatura: Scott Neustadter/Michael Weber
Montaggio: Alan Edward Bell
Fotografia: Eric Steelberg
Musiche: Michael Danna
Genere: Commedia romantica
Interpreti: Joseph Gordon-Levitt, Zooey Deschanel, Geoffrey Arend
Data di uscita: 27/11/2009
Durata: 95’





Questa è la storia di un ragazzo che incontra una ragazza, inizia con la voce stentorea e beffarda della voce fuori campo la vicenda che narra la tormentata relazione tra Tom (Joseph Gordon-Levitt), un ragazzo creativo che si guadagna da vivere scrivendo frasi per i bigliettini d’auguri, che crede ancora nella visione romantica dell’amore predestinato a cambiare tutto, e Sole (Zooey Deschanel) la nuova segretaria del capo, poco incline alle relazioni durature, con una personalità indipendente ed incostante che ha invece una prospettiva totalmente opposta e contraddittoria riguardo i rapporti interpersonali.
Destinato a divenire un piccolo cult anche da noi l’esordio cinematografico del pluripremiato regista di videoclip musicali Marc Webb, che sin dalla divertente didascalia iniziale lascia intuire la personale impronta artistica nel raccontare per musica ed immagini l’anatomia di una non love-story, dal sapore spiccatamente autobiografico, opera dello sceneggiatore Scott Neustadter, che ha saputo riversare nella figura del protagonista le proprie pene d’amor perduto, regalando a sé stesso ed al pubblico una sorta di catarsi collettiva.
Scegliendo una chiave divertente e scanzonata, seppur non manchino situazioni malinconiche ed emotivamente coinvolgenti, il film ha dalla sua una serie di espedienti narrativi (split-screen, voce fuori campo, elementi di musical, parodia, cartoon e narrazione non cronologica) che rendono fresco e leggero il ritmo narrativo, nel quale ben s’incastonano le canzoni che sono parte attiva della storia, con una colonna sonora di chiaro marchio indie (The Smiths e Black Lips su tutti) che rende ancor più gradevole le soluzioni originali adottate da Webb, che gioca a disfare e ricomporre la trama narrativa omaggiando il cinema che ama (dalla Nouvelle Vague a Bergman) e la musica della sua vita, senza perdere mai di vista il fil rouge della storia d’amore che si dipana durante i 500 giorni del titolo.
Il progetto è sorretto da una sceneggiatura ispirata con battute brillanti (nonostante qualche prevedibile stereotipo qua e là) che ha il merito di capovolgere i cliché cinematografici del genere, scontrandosi con le convenzioni sentimentali ricorrenti, e assegnando al ruolo maschile la parte sensibile e delicata, lasciando per una volta il disincanto ed il cinismo alla controparte femminile.
Ruoli ottimamente interpretati dallo stralunato e timido Gordon-Lewitt (candidato al Golden Globe), stella del cinema indipendente americano, e la dolce ed enigmatica Zooey Deschanel, che dopo il successo con Jim Carrey in “Yes Man”, vedremo presto in una nuova commedia d’ambientazione medievale al fianco di Natalie Portman e James Franco.
Webb con parsimonia riesce nell’intento di rinfrescare il genere con un linguaggio fresco e moderno, e benché sembri eccedere nel suo virtuosismo stilistico, garantisce un risultato omogeneo farcito di simbolismi culturali odierni interpretato con soluzioni impreviste e una particolare sensibilità, difficilmente riscontrabili in prodotti del genere.
Una perfetta canzone indie-pop adattata per il grande schermo candidata ai prossimi Golden Globe come Miglior Film (commedia o musical), di certo la miglior commedia sentimentale dell'anno.

VOTO 7

mercoledì 9 dicembre 2009

Dorian Gray




Regia di Oliver Parker

Titolo originale: Dorian Gray

Produzione: Gran Bretagna 2009 Eagle Pictures

Sceneggiatura: Toby Finlay

Montaggio: Guy Bensley

Fotografia: Roger Pratt

Musiche: Charlie Mole

Genere: Ganster movie

Interpreti: Ben Barnes, Colin Firth, Rebecca Holmes

Data di uscita: 27/11/2009

Durata: 112’





Ennesima trasposizione del classico letterario Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde - capolavoro del decadentismo di fine ottocento e vera e propria bibbia dell’edonismo- ad opera di Oliver Parker che sembra avere una predilezione particolare e una sottile ossessione per l’eclettico autore inglese, avendo già portato sul grande schermo le commedie Un marito ideale (1999) e L’importanza di chiamarsi Ernesto (2002).

Le trama assai nota, ambientata nella Londra vittoriana , narra delle vicende personali di Dorian Gray (Ben Barnes), un giovane dalla straordinaria bellezza e purezza d’animo, il quale, proprio in virtù del suo straordinario fascino viene ritratto dal celebre pittore e amico Basil Hallward (Ben Chaplin) che nutre segretamente dei sentimenti per lui. Lord Wotton (Colin Firth) un cinico edonista privo di morale e dedito alla dissolutezza, diventerà il mentore che plagerà l’animo ingenuo di Dorian, iniziandolo al culto della bellezza ed i piaceri della vita.

Parker ha l’indubbio pregio di amare la letteratura e di rispettarne le ambientazioni rigorosamente riprodotte, ed in quest’ultima fatica accentua le tinte cupe ed oscure del romanzo, calcando la mano sulle atmosfere gotiche e decadenti della Londra del XIX secolo. L’innesto di elementi horror è alquanto discutibile, ma di certo è funzionale alla cifra stilistica d’impostazione dark –con la quale ha la possibilità di rivisitare le sue radici cinematografiche- caratterizzata costantemente dalla presenza metaforica delle tenebre, ottimamente sviluppata dalla curata fotografia di Roger Pratt (Chocolat) sulla quale s’interseca la colonna sonora di Charlie Mole (St. Trinian's) che mantiene alta la tensione per tutta la pellicola con il solo difetto di anticipare con il sonoro le scene più cruenti.

Nel film del regista britannico, Dorian ha lo sguardo gentile ed i gesti eleganti del giovane Ben Barnes (Le cronache di Narnia:Il principe Caspian) che ritrova sul set quel Colin Firth (Il diario di Bridget Jones/ Love Actually) con cui ha già recitato in Un matrimonio all’inglese di Stephan Elliot, affinando la complicità rodata nella pellicola precedente.

Ma se da un lato la scelta di Firth nei panni di Lord Wotton è risultata congruente, ripagato da un’interpretazione maiuscola -una delle migliori di sempre per l’attore inglese- a suo agio nel ruolo machiavellico del cinico esteta, dall’altro, il pur generoso Barnes appare sovrastato dall’imponenza del personaggio, risultando poco incline a dare quello spessore e quella sensualità tumultuosa, necessaria al ruolo diabolico di bello e dannato per antonomasia, nonostante se la cavi più che discretamente nella prima parte, alle prese con un Dorian ancora vergine e puro, dal fascino immacolato, in un tono sicuramente più adatto alle sue corde.

La regia precisa e di ampio respiro di Parker, viene penalizzata dalla sceneggiatura dell'esordiente Toby Finlay, indecisa tra l’assoluta fedeltà al romanzo-quasi al limite dell’illustrazione per buona parte della narrazione- per poi tradire la fonte con una forzatura esecrabile:l’aggiunta del personaggio di Emily (Rebecca Hall), fantomatica figlia di Lord Wotton; espediente che non riesce a risollevare le sorti di una pellicola in cerca costantemente di una chiave di lettura moderna, aspirata ma mai raggiunta.

L’esibizione del culto religioso della bellezza, che negli intenti doveva proporre una riflessione attuale sul suo potere e la sua caducità, s’infrange con l’esibizione volitiva di aforismi wildiani accattivanti ed effetti speciali superflui.


VOTO 6-

mercoledì 25 novembre 2009

Le serie tv da non perdere

Ormai i serial televisivi americani hanno raggiunto livelli di eccellenza tecnica e creatività narrativa davvero superbi, non avendo più nulla da invidiare al grande schermo.
Il suo successo ha prodotto una piccola rivoluzione nel settore che ha convinto grandi attori hollywoodiani a passare sul piccolo schermo e ai produttori di credere nei nuovi soggetti, ed allo stesso tempo dato la possibilità ai divi della tv di accedere al mondo del cinema, spesso dalla porta d'ingresso principale.
Inoltre i grandi network televisivi americani hanno aumentato il budget in molti progetti con investimenti ingenti, innalzando ulteriormente la qualità delle serie prodotte, supportate dall'entusiasmo e la sperimentazione di giovani sceneggiatori e registi che contribuiscono a raggiungere picchi d'eccellenza che prima erano esclusiva del mondo cinematografico.
Due esempi su tutti sono rappresentati, dapprima dalla serie cult 24 iniziata nel 2001, che ha annticipato e segnato la nuova era televisiva, che ha raggiunto il culmine artistico e la definitiva consacrazione con la matura perfezione stilistica e narrativa di Lost, la serie ideata da J.J. Abrams che rappresenta lo spartiacque per la nuova generazione di prodotti televisivi seriali.

Qui di seguito vi consiglierò le serie tv degli ultimi anni da non perdere:

- WEEDS

Dopo l'improvvisa morte del marito e i conseguenti problemi finanziari, Nancy Botwin (Mary-Louis Parker) avvia una nuova professione: la spacciatrice d'erba del vicinato.
Commedia nera politicamente scorretta dai dialoghi cinici e brillanti con uno script originale ed accattivante.

- FRINGE

Alle prese con un caso misterioso, dai rsvolti paranormali, l'agente Olivia Dunham (Anna Torv) recluta i servigi di uno scienziato a lungo rinchiuso in un istituto psichiatrico, il dottor Walter Bishop (John Noble) e di suo figlio Peter (Joshua Jackson), l'unico in grado di gestirlo.
La nuova serie di J.J. Abrams che riprende le tematiche metafisiche alla X-Files riaggiornandole con una trama di fondo a dir poco avvincente.

- DEXTER

Un ematologo della polizia scientifica di Miami di nome Dexter Morgan (Michael C. Hall) è anche un serial killer di criminali che pensa siano sfuggiti alla giustizia.
Uno dei migliori serial thriller televisivi con una sceneggiatura solida ed intrigante che lo rende un telefilm imprescindibile per gli amanti di criminologia.

- MAD MEN

La vita di alcuni pubblicitari che lavorano per l'agenzia Sterling Cooper di Madison Avenue, concentrandosi in particolar modo sul dirigente creativo Donald Draper (Jon Hamm). Ambientata negli anni '60, durante la campagna presidenziale che vide sfidarsi il democratico John Kennedy e il repubblicano Richard Nixon, la serie descrive i cambiamenti sociali in atto in quegli anni.
Vincitore degli ultimi due Golden Globe come miglior serie drammatica e Miglior personaggio maschile, la serie di culto è un ritratto acuto e cinico della società americana che ha molti paragoni con quella attuale considerata dai critici una delle migliori produzioni di sempre.

- FLASH FORWARD

In seguito a un misterioso e inspiegabile evento, tutta la popolazione umana per due minuti e diciassette secondi, ha la possibilità di vedere cosa accadrà nel futuro di ognuno, nei prossimi sei mesi. Al suo risveglio, l'agente dell'FBI Mark Benford (Joseph Fiennes), è riuscito a capire cosa gli succederà, ma ignora quali saranno le circostanze e gli eventi che porteranno ad un futuro che si preannuncia drammatico: sua moglie lo ha lasciato, lui ha ripreso a bere, e il suo collega è stato assassinato.
L'ultimo nato in casa ABC è destinato a prendere il posto di Lost grazie ad un ampio budget, una trama intricata ed enigmatica e ideato da David S. Goyer sceneggiatore di Batman - Il cavaliere oscuro.

- BATTLESTAR GALACTICA

I Cylons, robots costruiti dall'uomo per servizio, dopo essere evoluti si sono ribellati ai propri creatori. Al termine di una lunga guerra, tra i due viene stretto un armistizio che dura 40 anni. Durante questo periodo i Cylons sembrano essere scomparsi nello spazio. Ma all'improvviso, servendosi di un inganno, conducono un micidiale attacco a sorpresa distruggendo in un sol colpo le sedi di tutte le 12 Colonie umane. I soli sopravvissuti sono alcuni di quelli che si trovavano a bordo di navi spaziali. Radunati sotto il controllo e la protezione di un incrociatore, la Battlestar Galactica, i reduci dello sterminio si mettono in cerca della mitica tredicesima colonia: la Terra. Ma la loro ricerca è ostacolata non solo dall'incessante caccia dei robots, ma anche dalle problematiche intestine ingenerate da confilitti di potere tra i militari al comando del Galactica ed i politici alla guida del gruppo.
Una delle serie di fantascienza più famose di sempre, remake dell'originale del 1978 chiusa dopo una sola stagione per i costi di produzione troppo alti. Un cult per gli amanti del genere.

- BAND OF BROTHERS - Fratelli al fronte -

Miniserie sulla storia della divione 101° dell'esercito americano in missione in Normandia, prodotto da Steven Spielberg e Tom Hanks è uno spin-off del film Salvate il soldato Ryan girato da Spielberg nel 1998 con il quale vinse l'oscar alla regia.
Imperdibile per coloro che amano il genere bellico, la migliore di sempre.

- THE BIG BANG THEORY

Le vicissitudini di due brillanti giovani fisici, Sheldon e Leonard, che vivono sullo stesso pianerottolo con una bella ragazza.
Siamo sul genere della Sit-Com, quella con le risatine del pubblico registrate per intenderci, ottimamente scritta ambientata nell'ormai cool mondo dei Nerd che ragala risate intelligenti adatte ad un pubblico colto.






venerdì 20 novembre 2009

Nemico Pubblico - Public Enemies


Regia di Michael Mann

Titolo originale: Public Enemies

Produzione: USA 2009 Universal Pictures

Sceneggiatura: Michael Mann; Ann Biderman; Ronan Bennett

Montaggio: Paul Rubell; Jeffrey Ford

Fotografia: Dante Spinotti

Musiche: Elliot Goldenthal

Genere: Ganster movie

Interpreti: Johnny Depp, Christian Bale, Marion Cotillard, Jason Clarke, Billy Crudup

Data di uscita: 06/11/2009

Durata: 143’




La mitologia popolare americana è da sempre alimentata dalle gesta di figure controverse, criminali spietati che hanno esercitato un fascino indiscutibile sulle masse tanto da ergerli ad icone intramontabili, facendo parte ancora oggi di un immaginario collettivo potente di cui il cinema hollywoodiano ha attinto a piene mani.

Una di queste ambigue quanto fascinose figure è rappresentata dal più grande rapinatore di banche degli anni 30, quel John Dillinger le cui rocambolesche evasioni e le astute rapine criminali ai danni degli istituti di credito durante la Grande Depressione, fecero di lui una sorta di Robin Hood moderno idolatrato dai ceti popolari.

Michael Mann torna al biopic dopo Alì girato nel 2002 confermandosi uno dei migliori registi in circolazione; girato a spalla e con il supporto del digitale che gli permette di aggiungere la giusta dose di immediatezza e frenesia, il maestro di Chicago si concentra sulle maestose profondità di campo e intimi primi piani, a discapito della grammatica visiva, in cui abbondano voluti errori nei raccordi e scavalcamenti di campo, rendendo le riprese concitate e verosimili.

Il suo proverbiale perfezionismo è evidente nella costruzione delle inquadrature ispirate ai quadri del pittore americano Edward Hopper, che ben suggestionano la desolazione dei paesaggi e del loro impatto sugli esseri umani, mentre la lucida e algida fotografia di Dante Spinotti sancisce un connubio affascinante tra i vecchi noir ed i celebri gangster movie degli anni del proibizionismo. Altrettanto meticolose sono le ricostruzioni storiche ed i dettagli scenografici che insieme al montaggio ed al sonoro di notevole caratura ribadiscono l’alto tasso del comparto tecnico della pellicola, che esalta la stile tagliente e lapidario di Mann.

Nel suo immergersi nei lati oscuri e fascinosi dell’essenza criminale, descrivendo con eleganza personaggi malavitosi solitari e virili che da sempre costituiscono il suo archetipo cinematografico, Macho Mann (come lo chiamano negli States) si affida alle interpretazioni contenute e granitiche di un Johnny Depp finalmente in un ruolo privo di eccessi espressivi e un machiavellico Christian Bale, nella quale si ritaglia uno spazio egregio anche la grazia transalpina di Marion Cotillard.

Mann narra senza retorica né romanticismi l’ultimo arco di vita del popolare gangster, che va dall'evasione dal carcere nel 1933 alla morte nel luglio1934 dinanzi al celebre Biograph di Chicago dopo la visione di Manhattan Melodrama con un Clarke Gable che fa il verso proprio alla sua figura di icona criminale e modaiola, senza eccedere in formalismi stilistici in un ritratto arcaico, rude e visionario, e per questo forse poco avvezzo al grande pubblico, che penetra con la macchina da presa senza giudizi morali o eroicizzanti, l’animo violento e garbato di un pezzo di storia civile americana.



VOTO 7