giovedì 10 dicembre 2015

Golden Globe 2015 - le nomination



Si sono da poco concluse le nomination per i GOLDEN GLOBE 2015 che aprono e anticipano la corsa agli oscar, tante le sorprese e pochi i film usciti già in Italia, molti infatti usciranno nel nostro Paese proprio a ridosso della notte degli oscar ossia tra gennaio e febbraio. Di seguito la lista delle nomination delle categrie più importanti.
MIGLIOR FILM – DRAMMATICO
  • Carol
  • Mad Max: Fury Road
  • The Revenant
  • Room
  • Spotlight
MIGLIOR FILM – COMMEDIA & MUSICAL
  • The Big Short
  • The Martian
  • Joy
  • Spy
  • Trainwreck
MIGLIORE ATTRICE IN UN FILM DRAMMATICO
  • Cate Blanchett – Carol
  • Rooney Mara – Carol
  • Brie Larson – Room
  • Saoirse Ronan – Brooklyn
  • Alicia Vikander – The Danish Girl
MIGLIOR ATTORE IN UN FILM DRAMMATICO
  • Bryan Cranston – Trumbo
  • Leonardo DiCaprio – The Revenant
  • Michael Fassbender – Steve Jobs
  • Eddie Redmayne – The Danish Girl
  • Will Smith – Concussion
MIGLIORE ATTRICE IN UN MUSICAL O COMMEDIA
  • Jennifer Lawrence – Joy
  • Melissa McCarthy – Spy
  • Amy Schumer – Trainwreck
  • Maggie Smith – The Lady in the Van
  • Lily Tomlin – Grandma
MIGLIOR ATTORE IN UN MUSICAL O COMMEDIA
  • Christian Bale – The Big Short
  • Steve Carell – The Big Short
  • Matt Damon – The Martian
  • Al Pacino – Danny Collins
  • Mark Ruffalo – Infinitely Polar Bear
MIGLIORE ATTRICE NON PROTAGONISTA
  • Jane Fonda – Youth
  • Jennifer Jason Leigh – The Hateful Eight
  • Helen Mirren – Trumbo
  • Alicia Vikander – Ex Machina
  • Kate Winslet – Steve Jobs
MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA
  • Paul Dano – Love & Mercy
  • Idris Elba – Beasts of no Nation
  • Mark Rylance – Bridge of Spies
  • Michael Shannon – 99 Homes
  • Sylvester Stallone – Creed
SCENEGGIATURA
  • Room
  • Spotlight
  • The Big Short
  • Steve Jobs
  • The Hateful Eight
FILM D’ANIMAZIONE
  • Anomalisa
  • The Good Dinosaur
  • Inside Out
  • The Peanuts Movie
  • Shaun the Sheep
MIGLIOR CANZONE ORIGINALE
  • “Love Me Like You Do” 50 Shades of Grey
  • “One Kind of Love” Love and Mercy
  • “See You Again” Furious 7
  • “Simple Song No. 3” Youth
  • “Writing’s on the Wall” Spectre
MIGLIOR COLONNA SONORA
  • Carter Burwell – Carol
  • Alexandre Desplat – The Danish Girl
  • Ennio Morricone – The Hateful Eight
  • Daniel Pemberton – Steve Jobs
  • Ryuichi Sakamoto e Alva Noto – The Revenant
MIGLIOR FILM STRANIERO
  • The Brand New Testament
  • The Club
  • The Fencer
  • Mustang
  • Son of Saul
Le nomination agli Oscar verranno annunciate il 14 gennaio 2016 alle 5.30 del mattino (ora del Pacifico). L’88esima edizione degli Academy Awards si terrà il 28 febbraio 2016 al Dolby Theatre dell’Hollywood & Highland Center e verrà trasmessa, negli USA, dalla ABC.

lunedì 19 ottobre 2015

Sopravvissuto - The Martian

Regia: Ridley Scott
Produzione: Scott Free Productions, Kinberg Genre
Distribuzione: 20th Century Fox
Sceneggiatura : Drew Goddard
Fotografia: Darius Wolski
Scenografie: Arthur Max
Montaggio: Pietro Scalia
Musiche: Harry Gregor-Williams
Cast: Matt Damon, Jessica Chastain, Jeff Daniels, Kate Mara, Kristen Wiig, 
Durata: 130'










Singolare la genesi di un film come The Martian - Sopravvissuto che nasce dall'e-book L'uomo di Marte autoprodotto e pubblicato da Andy Weir il cui clamore e successo in rete ne giustificano anche una pubblicazione in versione cartacea diventata poi un bestseller mondiale. Il libro è una dichiarazione d'amore, neanche troppo velata, alla scienza attraverso il filone fantascientifico. Del libro s'innamora Drew Goddard, tra gli sceneggiatori di Lost nonché già autore di quel piccolo capolavoro horror che risponde al nome di Quella casa nel bosco, e ne dispone una trasposizione cinematografica che avrebbe dovuto anche dirigere salvo poi concentrarsi in una nuova produzione. Ed è qui che entra in gioco Ridley Scott, che innamoratosi dello script abbandona il progetto del sequel di Prometheus e si butta a capofitto in questa nuova avventura che rappresenta il suo quarto film di science fiction dopo i capolavori divenuti capisaldi del genere come Alien e Blade Runner ed il meno riuscito e sopracitato Prometheus.

Quello che ne vien fuori è un blockbuster atipico, la storia di un astronauta-botanico abbandonato su Marte -interpretato da un Matt Damon sugli scudi in un ruolo congeniale - è elaborata come se fosse un moderno western di frontiera fantascientifico. Lontani dai sofismi fisico teorici e sentimentali di Nolan con il suo Interstellar la vicenda prende i contorni di un survivor movie, una sorta di Robinson Crusoe marziano che abdica i fasti dell'azione e la scorpacciata di effetti speciali per una rivisitazione fantascientifica intima in salsa ambientalista, una riflessione ed un ode alla scienza, all'avventura e l'ingegno umano. 


Un film che viaggia sul filo insolito dell'ironia contagiosa di cui il libro è infarcito, sorretto da una fotografia calda e magniloquente, una colonna sonora disco-music di culto e un tocco registico che mancava da tempo per cura dei dettagli e soluzioni tecniche nella filmografia recente dopo l'ultimo infelice Exodus dello scorso anno. Un film non semplice, con un vasto cast di prim'ordine ben diretto (Jessica Chastain, Kristen Wiig, Jeff Daniels, Michael Pena, Kate Mara, Sean Bean, Chiwetel Ejiofor) e una sceneggiatura esemplare e lineare che ben intreccia le tre narrazioni parallele ed infine, dulcis in fundo,  doveroso mettere l'accento sulle molteplici citazioni nascoste e non, che lo rendono uno dei film più nerd degli ultimi tempi  questo anomalo blockbuster. 


VOTO 7







lunedì 5 ottobre 2015

Inside Out

Regia: Pete Docter
Produzione: Pixar Studios Animation

Distribuzione: Walt Disney Pictures
Sceneggiatura: Pete Docter, Josh Cooley, Meg LeFauve
Montaggio: KevinNolte
Produttore Esecutivo: John Lasseter, Andrew Stanton
Musiche: Michael Giacchino
Durata: 102'













Gli otto minuti di applausi e standing ovation ricevuti a Cannes 2015 - dov'è stato presentato fuori concorso - e gli incassi record registrati in tutto il mondo (l'Italia è stata tra gli ultimi Paesi in cui è uscito) facevano ben sperare dopo che gli ultimi lungometraggi (Brave - Ribelle, Cars 2 e Monster University) si consolidavano semmpre sugli ottimi standard per quanto concerne l'animazione, certo, ma privi di mordente, di quello scarto che l'aveva resa la casa di produzione più innovativa e d'avanguardia del cinema in generale e non solo per quanto riguarda il campo dell'animazione.
Sgomberando il campo da ogni dubbio, le premesse sono state mantenute e l'asticella della genialità della casa di produzione, ora sotto l'egida di mamma Walt Disney, viene ulteriormente alzata. Merito ancora una volta di uno dei più talentuosi registi e sceneggiatori, quel Pete Docter già regista di quei piccoli capolavori di Monster & Co. e Up nonché autore e demiurgo del miglior film d'animazione di sempre  - per il sottoscritto - che corrisponde al nome di Wall-E


Partendo da una vicenda autobiografica familiare, Docter mette in scena ciò che lo rende speciale, ossia l'infilmabile, in questo caso addirittura le emozioni umane rendendole dei personaggi animati con caratteristiche e psicologie proprie immerse nel mondo magicamente reale della mente umana.
Un'acrobazia narrativa complessa e impervia che viene maturata e creata da zero in ben cinque lunghi anni di lavoro (spesso il progetto si era bloccato e rischiava di saltare all'aria) e  grazie alla tenacia dei suoi produttori ci restituisce una cura per i dettagli computerizzati di forme, colori e sfumature concrete seppur impercettibili apparentemente (vedi la pelle delle emozioni umane) davvero notevole, una wonderland della psiche nella quale immegersi, perdersi ed emozionarsi verso il più classico degli homecoming di disneyana memoria.
Una sorta di Se mi lasci ti cancello declinato ad altezza bimbo che delizierà forse maggiormente il pubblico adulto, che scava negli archivi della nostra memoria d'infanzia e nei meandri dell'inconscio con un'intensità rara e coraggiosa. 


Un racconto di formazione mai banale, ambizioso e che non disdegna la potenza della malinconia che in più punti fa capolino, sino all'elogio della tristezza.
Siamo dalle parti del capolavoro, se non fosse per qualche leggera perdita di ritmo nella parte centrale, che ci fa uscire dalla sala con tanti sorrisi, una lacrima asciugata poco prima sul viso e tanta gratitudine nel cuore. Bentornata Pixar! 



VOTO 8
 

venerdì 29 maggio 2015

Mad Max: Fury Road

Regia: George Miller
Produzione: Warner Bros Usa 2014
Sceneggiatura: George Miller, Brendan McCarthy, Nico Lathouris
Fotografia: John Seale
Scenografie: Colin Gibson
Montaggio: Jason Ballantine, Margaret Sixel
Costumi: Jenny Beavan
Musiche: Junkie XL
Cast: Tom Hardy, Charlize Theron, Nicholas Hoult, Hugh Keas-Byrne, Rosie Huntington-Whiteley, Zoe Kravits, Megan Gale
Durata: 120'









Esattamente 30 sono gli anni passati da Mad Max - Oltre la sfera del tuono l'ultimo film della saga australiana di creata dall'ex medico George Miller nell'isola-continente e che lanciò nel firmamento, nel lontano 79, la stella di Mel Gibson al debutto in quella pellicola Mad Max - Interceptor.
Né reboot né remake è un nuovo sguardo sull'universo post-apocalittico nato dalla fantasia del regista australiano che torna alle origini, dopo le incursioni nel cinema per famiglie con Babe - Maialino coraggioso ed essersi aggiudicato un oscar con lo splendido Happy Feet, e dopo una gestazione lunga una decina d'anni l'ambito ruolo di Max Rockatansky ricade sull'attore del momento Tom Hardy (dopo che Mel Gibson fu scartato per i problemi personali  e Heat Ledger scelto per il ruolo morì poco dopo) la cui scena viene però sovrastata dalla Fury il cui titolo rimanda, ossia l'immensa Charlize Theron nei panni della ribelle imperatrice Furiosa
Presentato fuori concorso in anteprima al Festiva del cinema di Cannes, la proiezione prevista alle 8 del mattino ha scatenato un putiferio in sala, trascinando il pubblico in  quel vortice di delirio, violenza e azione promesso a colpi di trailer e anticipazioni che lo hanno reso uno dei film più attesi dell'anno. E le promesse non sono solo state mantenute ma addirittura soverchiate da una messa in scena che riscrive un genere come quello dell'action movie ormai da anni in attesa di una scossa che lo ridestasse dal letargo e che inutilmente si è accampato sui fasti frivoli fracassoni della saga di Fast & Furious
Una storia essenziale, scarna eppure carica di mitologia e ricca di dettagli nonostante la trama ridotta all'osso (una fuga di 120 minuti a tavoletta nel deserto) e la quasi assenza di dialoghi ma forte di un comparto tecnico eccellente e ricco di trovate che fanno impallidire anche il più rocambolesco dei film d'azione dell'ultimo decennio. Un film che si libera del fastidioso e ingombrante ricorso al digitale per scegliere la manovalanza degli stunt-man degni del Cirque du Soleil che conferiscono alla pellicola quell'autenticità necessaria per un progetto simile. 

Miller infonde adrenalina e un'energia tali che vi ritroverete a saltare sulla poltroncina tra inseguimenti d'epica memoria e pirotecniche acrobazie ed esplosioni che ne decretano un capolavoro di tecnica cinematografica. La saga di Mad Max ha di fatto inventato l'immaginario di un mondo post-apocalittico fatto di deserti, automezzi, trucco pesante cuoio e delirio allucinato reinventando sé stesso aggiornandolo ai gusti e la specificità del nuovo millennio in due ore di pure invenzioni e rilanci continui che elevano l'action-movie ad una redenzione insperata spianando non solo la strada alla nuova saga ma indica pertanto le potenzialità ai nuovi autori che dovranno farne i conti inevitabilmente. 
Un film clamoroso tra il sublime e l'assurdo che vi farà uscire dalla sala al grido di "Valhalla!" come uno dei war boy della pellicola da gustare indiscutibilmente in una sala cinematografica e con un 3D assolutamente al suo apice odierno.


VOTO 8

mercoledì 27 maggio 2015

Tomorrowland - Il mondo di domani

Regia: Brad Bird
Produzione: Walt Disney Usa 2014
Sceneggiatura: Brad Bird, Damien Lindelof
Fotografia. Claudio Miranda
Scenografie: Scott Chamblers
Montaggio: Walter Murch
Costumi: Jeffrey Kurland
Musiche: Michael Giacchino
Cast: George Clooney, Britt Robertson, Hugh Laurie, Raffey Cassidy, Tim McGraw
Durata: 130'









Con l'arrivo della bella stagione arriva anche il blockbuster estivo targato Disney che dopo i flop al botteghino di Prince of Persia, John Carter e The Lone Ranger ora ci riprova mettendo in campo l'artiglieria migliore affidando la regia al talento di Brad Bird nato e custodito sotto l'egida della Disney  -sin da quando era quattordicenne- nonché regista doppio premio oscar con Gli Incredibili e Ratatouille che torna a girare in live action dopo la buona prova di  Mission: Impossible - Protocollo Fantasma rifiutando nel frattempo la proposta di girare la nuova trilogia di Star Wars, affidata poi al demiurgo J.J. Abrams, pur di concentrarsi su questo progetto. Un budget notevole di 200 milioni di dollari, Damien Lindelof l'autore di Lost e The Leftovers alla sceneggiatura, i premi oscar Michael Giacchino alle musiche e Claudio Miranda alla fotografia ed un cast con George Clooney fiore all'occhiello e Hugh Laurie fuori dai panni del dottor House sono ingredienti succulenti, pregiati e difficili da ignorare. 

Tomorrowland, è uno sci-fi che prende ispirazione dall'attrazione creata e voluta da Walt Disney a Disneyland, nel 1955, ed ora pronta a prendere vita sul grande schermo. Dato per certo al Festival di Cannes, il film Disney ha invece 'saltato' la vetrina della Croisette, seminando non pochi dubbi sui perché di una così clamorosa e inattesa assenza. Ed in effetti qualcosa non quadra.  La strana creatura di Bird e Lindelof è un ibrido che ambisce all'originalità dei temi e dalla morale positivista da sempre marchio dello spirito disneyano che fa da contraltare al catastrofismo odierno ma finisce per perdere la bussola e ritrovarsi nel vasto oceano del già visto, una sorta di Interstellar per adolescenti che mal gestisce i toni da screwball comedy e action-fantasy deludendo in entrambi i casi.
Anche la tanto vituperata e stupefacente Tomorrowland non viene valorizzata a dovere, e laddove viene infarcito di splendendi e geniali effetti speciali si perde in una trama inconsistente e con buchi narrativi irrisolti o poco credibili e fruibili dalla mente contorta e controversa di Lindelof. Quello che ne esce è un potenziale incredibile, sia a livello visivo che ecnico e narrativo sprecato. Il modello d'intrattenimento cinematografico classico e genuino, di matrice spielberiana anni 80, a cui la Disney ambisce ormai da tempo viene disattesa ancora una volta. Per Bird invece per fortuna è di nuovo in sella nell'animazione in casa Pixar con il sequel de Gli Incredibili.



VOTO 5,5

mercoledì 25 marzo 2015

1992

Regia: Giuseppe Gagliardi
Produzione: Wildside, Sky, La7
Sceneggiatura: Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi, Stefano Sardo
Fotografia: Michele Paradisi
Montaggio: Francesca Calvelli
Costumi: Roberto Chiocchi
Con: Stefano Accorsi, Guido Caprino, Miriam Leone, Tea Falco, Domenico Diele, Alessandro Roja
Durata: 10 episodi da 57'




Dopo più di due mesi di battage pubblicitario e mediatico (persino un canale tematico dedicato a produzioni televisive di quell'anno sulla piattaforma Sky) la nuova creatura targata Sky in collaborazione con la casa di produzione Wildside e La7 ha finalmente visto la luce con i primi due episodi andati in onda ieri su Sky Atlantic. Tanta era l' attesa alla luce dei successi delle prime produzioni (Romanzo Criminale, In Treatment) ed il fenomeno culturale e sociale (oltre che televisivo) rappresentato da Gomorra che conquistato l'Europa e la critica; e l'uscita in contemporanea europea con altri 5 paesi non ha fatto altro che aumentare l'hype intorno a questo ambizioso progetto, nato da un'idea di Stefano Accorsi, che per la prima volta a torna a rimettere le mani pulite nel torbido acquitrino degli anni di tangentopoli e ciò che scaturì dal big bang di quell'esplosione innescata con il celebre arresto di Mario Chiesa e che spazzò via un intero ceto politico e cambiò il Paese, è che non a caso apre la serie che probabilmente aprirà la lunga tipica ed inevitabile stagione di revival degli anni novanta.

Da tempo ormai anche la produzione televisiva italiana è logora e stantia e la sua produzione è pedissequamente lontana anni luce dagli standard qualitativi e narrativi del resto del mondo; in contraltare coraggiosamente la pay-tv di Murdoch sta investendo in prodotti che siano al passo con i tempi, con grandi investimenti di mezzi alla stregua di un prodotto cinematografico, che attinga dalla freschezza della HBO americana e la qualità dell'inglese BBC, alla ricerca di una propria identità di produzione, e di questo ne siamo grati. Per cui, appare inevitabile non tener presente il percorso e l'evoluzione delle "serie evento" targate Sky che si sono succedute. Essendo andati in onda solo i primi due episodi, il giudizio può essere solo ovviamente sommario e circoscritto, ma di certo possiamo già buttar giù qualche conclusione.

Questa è la prima produzione originale e raccontare vent'anni di storia del nostro paese condensato in uno specifico anno è davvero complesso e arduo, quindi un plauso agli sceneggiatori (
Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi, Stefano Sardo) che mescolano in maniera chiara e fluida realtà e finzione attraverso l'intreccio di personaggi di fantasia che s'imbattono nella cronaca vera e storici attori reali di quella stagione. 1992 racconta la storia di un anno cruciale attraverso gli occhi di sei protagonisti  principali che hanno in Leonardo Notte come filo conduttivo,il personaggio di Stefano Accorsi  ispirato dal celebre Don Draper della serie tv americana di culto Mad Man. La rievocazione degli anni novanta è curata e precisa in ogni dettaglio, i continui rimandi alla tv e le hit del periodo s'innestano abbastanza bene nel contesto narrativo, seppur qualche cliché rimane ma il tono a sfondo ironico ben stempera la tensione che percorre tutta la serie, ottimamente descritte dalle atmosfere di una colonna sonora precisa grazie alle elucubrazioni sonore di un maturo Davide "Boosta" Di Leo a suo agio nel ruolo. La regia del bravo Giuseppe Gagliardi (Tatanka)sceglie un taglio realistico, girato prettamente con camera a mano, e molti primi e primissimi piani che si alternano a suggestivi campi lunghi. Gli attori e le recitazioni sembrano di buon livello, (Tea Falco a parte, che con il suo biascicare caricaturale oggi era nelle prime posizioni dei topic trend di Twitter) - anche se devo ancora capire bene se sono io ad avere un problema con Stefano Accorsi oppure sia lui ad avere un problema con la recitazione - ma questo è un mio dilemma personale - il personaggio cardine è ben scritto e caratterizzato per evitare scivoloni. La scrittura è asciutta e minimale quanto basta, senza ridondanze e orpelli inutili con monologhi e dialoghi secchi e pungenti. La qualità è e credo rimarrà di ottimo livello ma Gomorra rimane ancora un gradino più in alto, almeno per il momento. Per le conclusioni finali mi pare lecito attendere la fine della decima puntata. Sicuramente sarà uno dei prodotti dell'anno e il preventivato successo aprirà lo spiraglio per la produzione già in cantiere di altre due stagioni (1993,1994) per una serie pensata come una trilogia.


VOTO 7

martedì 24 marzo 2015

Fascistelli - Il film

Regia: Stefano Angelucci Marino, Roberto Moretto
Produzione: Teatro del Sangro e JRSTUDIO SRL
Sceneggiatura: Stefano Angelucci Marino
Fotografia: Roberto Moretto
Montaggio: Roberto Moretto, Marco Adabo
Costumi: Polvere di Stelle (Vasto)
Con: Manuel Scenna, Stefano Angelucci Marino, Carmine Marino, Gemma Melchiorre, Pierluigi Di Lallo, Raffaele jair, Matteo Gemma, Ilaria Di Meo, Umberto Nasuti, Ilenia Rucci
Durata: 70'









Fascistelli è l'esordio alla regia di Stefano Angelucci Marino, poliedrico attore e scrittore (il libro omonimo è edito da Il Cerchio) che decide di portare sul grande schermo la sua irriverente e nostalgica opera letteraria grazie al coraggio di una produzione indipendente e la ricerca popolare di fondi attraverso il crowfunding.
La trama riprende in sostanza la stessa narrata nelle pagina cartacee.
Siamo ad inizio anni 90,in  era pre tangentopoli e qualche tempo prima della disgregazione della Democrazia Cristiana nella profonda provincia abruzzese, tra i monti e i paesaggi incontaminati della deliziosa cittadina di Civitella Messer Raimondo in cui abita l'adolescente Vittorio Brasile (Manuel Scenna9, ardimentoso e ribelle circondato a scuola da "ciellini" e "compagni" che per indole decide di convogliare il suo malcontento e la sua frustrazione con Movimento Sociale Italiano locale il cui segretario Tonino Fendente detto "Il Fascistone" (interpretato dallo stesso Angelucci Marino) che condensa nel personaggio tutte le idiosincrasie e le contraddizioni di una certa Destra ormai anacronistica e destinata al declino.

Una piccola produzione (Teatro del Sangro e JR Studio) che ha il pregio dello sguardo sincero e nostalgico di un periodo storico complesso poco  esplorato e di cui, finita la sbornia del revival anni 80, si sentiva l'esigenza di scandagliare quel retroterra culturale da cui proveniamo e con cui ancora stiamo facendo i conti.
Le vicende giovanili di Vittorio scorrono con la colonna sonora dei 270 bis (gruppo alternativo di destra) e troviamo tutti i miti cult di allora, dalle letture di Tolkien ed Evola citando persino Che Guevara, D'Annunzio e il pirata spaziale Capitan Harlock ed i fumetti come Mister No e La Voce della Fogna impregnate di un autobiografismo di fondo percepito e compiaciuto  ma sempre disincantato e un'autoironia che permea tutta la pellicola che tiene a bada qualsiasi tesi propagandista millantata o il rimpianto di una certa stagione che pellicole del genere si portano dietro.
Un piccolo film che nonostante alcune ingenuità inevitabili per un'opera prima e dal budget risicato, ma con alcune frecce al suo arco-davvero convincenti - come le divertenti caricature dei personaggi secondari disegnati e ottimamente interpretati, le splendide location ed il tono semi-serio che regge tutto il sostrato narrativo - paga invece qualcosa a livello recitativo dei protagonisti (manicheo a tratti) e alcune sequenze di girato troppo teatrali, una regia fluida e curata ma poco incisiva e poi un voice-over  troppo invasivo probabilmente che ruba la scena con eccessiva didascalia e poteva essere meglio dosato.
Ma a conti fatti ciò che rimane sono le risate, le emozioni e quel sapore agrodolce che ti rimane sulla lingua e sugli occhi a visione terminata che conta più dei difetti plausibili e correggibili nel prossimo lavoro che attendiamo per un giudizio complessivo e di più ampio respiro. 


VOTO 6








lunedì 23 febbraio 2015

OSCAR 2015 | Tutti i vincitori


Ed anche quest'anno la lunga nottata degli oscar è giunta al termine con il suo turbinio di polemiche, delusioni, gioie ed emozioni varie nella maratona dei premi dell'Academy.
Nessun film è uscito trionfatore da questa 87esima edizione, in linea con gli ultimi anni, ma due film sono usciti vincitori o perlomeno soddisfatti dalla lunga maratona dell'olimpo cinematografico, e sono BIRDMAN (che ottiene i premi più prestigiosi Miglior film e Miglior regia) e GRAND BUDAPEST HOTEL (che consacra il talento visionario di Wes Anderson ma nelle categorie "minori" come scenografia, fotografia e colonna sonora). Il grande sconfitto è BOYHOOD che porta a casa solo una statuetta (miglior attrice non protagonista) e THE IMITATION GAME anch'esso con un solo oscar (per la miglior sceneggiatura non originale).
Come da pronostico invece le statuette ai migliori attori vanno a Eddie Redmayne (La teoria del tutto) e Julianne Moore (Still Alice) mentre la Disney per il secondo anno consecutivo si aggiudica l'oscar per la migliori animazione (Big Hero 6).
La cerimonia di Neil Patrick Harris non è stata particolarmente frizzante, eccezzion fatta per l'apertura musicale davvero entusiasmante, ma piuttosto sottotono e compassata.
Il momento di massima commozione si è avuto con il momento In Memoriam dedicato alle personalità del cinema scomparse di recente (oltre a Robin Williams omaggiata anche la nostra Virna Lisi) l'Italia sorride invece con l'unica nomination per l'immensa costumista Milena Canonero che si aggiudica il suo quarto oscar per la miglior scenografia in Grand Budapest Hotel.

Di seguito tutti i vincitori in tutte le categorie:
MIGLIOR FILM:
Birdman
MIGLIOR REGIA:
Birdman – Alejandro G. Iñárritu
MIGLIORE ATTRICE PROTAGONISTA:
Julianne Moore – Still Alice
MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA:
Eddie Redmayne – La Teoria del Tutto
MIGLIORE ATTRICE NON PROTAGONISTA:
Patricia Arquette – Boyhood
MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA:
J.K. Simmons – Whiplash
MIGLIOR SCENEGGIATURA ORIGINALE:
Birdman – Alejandro G. Iñárritu, Nicolás Giacobone, Alexander Dinelaris, Jr. & Armando Bo
MIGLIOR SCENEGGIATURA NON ORIGINALE:
The Imitation Game – Graham Moore
MIGLIOR FILM D’ANIMAZIONE:
Big Hero 6 – Don Hall, Chris Williams e Roy Conli
MIGLIOR FILM STRANIERO:
Ida – Polonia
MIGLIOR COLONNA SONORA ORIGINALE:
Grand Budapest Hotel – Alexandre Desplat
MIGLIOR CANZONE ORIGINALE:
Glory dal film Selma – John Stephens e Lonnie Lynn
MIGLIOR MONTAGGIO:
Whiplash
MIGLIOR SCENOGRAFIA:
Grand Budapest Hotel
MIGLIOR TRUCCO:
Grand Budapest Hotel
MIGLIOR FOTOGRAFIA:
Birdman
MIGLIORI COSTUMI:
Grand Budapest Hotel
MIGLIOR MONTAGGIO SONORO:
American Sniper
MIGLIOR MIXAGGIO SONORO:
Whiplash
MIGLIORI EFFETTI VISIVI:
Interstellar – Paul Franklin, Andrew Lockley, Ian Hunter and Scott Fisher
MIGLIOR DOCUMENTARIO:
CitizenFour – Laura Poitras, Mathilde Bonnefoy and Dirk Wilutzky
MIGLIOR CORTOMETRAGGIO DOCUMENTARIO:
Crisis Hotline: Veterans Press 1 – Ellen Goosenberg Kent and Dana Perry
MIGLIOR CORTOMETRAGGIO D’ANIMAZIONE:
Feast – Patrick Osborne and Kristina Reed
MIGLIOR CORTOMETRAGGIO:
The Phone Call – Mat Kirkby and James Lucas

mercoledì 4 febbraio 2015

American Sniper

Regia: Clint Eastwood
Produzione: Village Road Production
Distribuzione: Warner Bros Distribution
Sceneggiatura: Jason Hall
Fotografia: Tom Stern
Montaggio: Joel Cox, Gary D. Roach
Costumi: Debora Roach
Con: Bradley Cooper, Sienna Miller
Durata: 132'











Tanto si è parlato (e forse anche troppo) dell'ultima fatica dell'ormai ottantenne Clint Eastwood che narra la storia vera (qui se ne parla) di Chris Kyle, il cecchino americano letale divenuto leggenda, tra i Marines ed in patria con più di 160 uccisioni ufficialmente accreditate (anche se secondo lo "sniper texano" ne mancano almeno un centinaio all'appello). Dopo aver conquistato i botteghini americani con quasi 300 milioni di dollari all'attivo (quarto film per incassi negli USA nel 2014) e italiani (il film più visto con quasi 18 milioni al boxoffice) ha scatenato una serie di critiche e rimostranze per aver steso per immagini l'agiografia di un soggetto definito "eroe" dai più ma anche tacciato di vigliaccheria da molti altri. Ovviamente la materia in gioco è alquanto scottante e complessa, lungi da me quindi soffermarmi sulle tematiche pro o contro la triade " dio, padre, famiglia" - tanto cara alla parte conservatrice e destrorsa americana (e non solo), di cui di certo egli fa parte, ma una lancia a favore del regista texano va spezzata.
Il film per quanto apparentemente apologetico ma di sicuro non propagandistico, descrive con crudezza e forse troppa sommarietà una delle tante vite sacrificate sull'altare della patria e della democrazia, e volente o nolente questo è un dato di fatto. Tuttavia è eccessiva la condanna a pure esaltazione dell'imperialismo americano da parte del regista "dagli occhi di ghiaccio" bensì si evince bene sin dall'inizio la scarsa cultura e una certa intelligenza del soldato americano - interpretato in maniera eccelsa da un fisicato Bradley Cooper - nato e cresciuto in un entroterra come quello texano, tra i più conservatori e guerrafondai degli States. Da tener presente che il punto di vista è prettamente il suo, con la sua moralità, il suo patriottismo e l'indole al cameratismo. Il vecchio Clint non prende posizione, ma descrive, non giustifica ma neanche condanna, semplicemente fa ciò che un regista è chiamato a fare: narrare per immagini.

E torniamo a bomba. Perché infatti se critiche dobbiamo muovere alla pellicola queste sono di carattere esclusivamente cinematografico. La sceneggiatura è alquanto spicciola ed incerta, lo script suddiviso in: prologo, quattro parti che rappresentano le quattro spedizioni in Iraq di Kyle ed epilogo, non raggiungono mai un climax eterogeneo e convincente e se la messinscena nelle zone di guerra sono impeccabili la parte relativa alle problematiche relazionali coniugali dei suoi ritorni a casa e nella vita civile sono  insipide e poco originali, se aggiungiamo una forte dose di stereotipi di cui la pellicola è pervasa il risultato filmico non può che risentirne. Non basta l'eccelso comparto tecnico, la regia tesa e coinvolgente del maestro Eastwood, né la splendida fotografia e le belle prove attoriali. Non bastano se, le uniche scene davvero commoventi ed emozionanti sono quelle vere inserite nel finale ed il silenzio assordante dei titoli di coda. 
Non stiamo parlando di un brutto film sia chiaro, anzi, credo sia una pellicola da vedere decisamente,  in quanto Clint ci mostra una faccia dell'America, quella più popolosa, forse più ignorante ma di certo con altri valori, lontanissimi dalla visione europeistica dei conflitti in medio oriente e non per questo va giudicato. 


VOTO 6

giovedì 22 gennaio 2015

3 serie tv imperdibili

SILICON VALLEY
La serie nerd per eccellenza targata HBO. Cinque trentenni nella mecca della tecnologia cercano di sfondare con una start up innovativa ma sgangherata e un’idea potenzialmente geniale contesa dai due grandi leader e guru della Silicon Valley indi per cui del mondo. Una parodia in 8 episodi tra il serio e il faceto, scritta da un ex informatico, Mike Judge, che conosce bene il mondo geek avendo lavorato proprio nella Silicon Valley. 
L’anello di congiunzione tra “The Big Bang Theory” e “The Social Network”.
THE KNICK
Il medical drama visto dal regista premio oscar Steven Soderbergh ci conduce all’interno del The Knickerboker Hospital di New York all’inizio del novecento nel quale lavora l’eccentrico e geniale dottor John Tuckery, interpretato abilmente da Clive Owen.
Una serie innovativa, musica techno minimal in sottofondo e regia sperimentale frutto del talento visionario di Soderbergh. Un colpo allo stomaco che nulla lascia all’immaginazione nella sala operatoria per disegnare il lungo e doloroso cammino della medicina. Imperdibile per qualsiasi cinefilo.
FARGO
La serie antologica tratta dall’omonimo film dei fratelli Coen e ambientata a dieci anni di distanza, racconta di come i maglioni con le renne, il caffè bollente e la neve possano apparire una scenografia perfetta per una dark comedy e situazioni tra il grottesco ed il thriller con sfumature noir. Con un Billy Bob Thornton e un Martin Freeman in gran spolvero, con le piaghe d’Egitto e le cavallette che arrivano dal cielo a punirci tutti, this is a true story o forse assomiglia solo a una storia che uno sconosciuto potrebbe raccontarvi in sala d’attesa. Vincitore del Golden Globe e l'Emmy Award come miglior mini serie

mercoledì 21 gennaio 2015

The Imitation Game

Regia: Morten Tyldum
Produzione: Black Bear Production
Distribuzione: Videa
Sceneggiatura: Graham Moore
Fotografia: Oscar Faura
Montaggio: William Goldenberg
Musiche: Alexandre Desplat
Con: Benedict Cumberbacht, Keira Knightley, Matthew Goode, Mark Strong, Matthew Beard, Rory Kinnear, Allen Leech
Durata: 114'









La vicenda storica e soprattutto umana di Alan Turing è alquanto incredibile e sorprendente: matematico, logico e padre dell'informatica lo scienziato omosessuale britannico è stato decisivo nelle sorti della Seconda Guerra Mondiale riuscendo a decriptare la celebre macchina tedesca chiamata Enigma che pareva indecifrabile, eppure è lo scienziato meno conosciuto del Novecento nonostante i suoi meriti e l'impatto sulla vita civile e la Storia umana non siano secondi a quelli di Einstein, o altri colleghi più conosciuti, per intenderci e buona parte di ciò è dovuto alle carte secretate dallo Stato circa il suo ruolo decisivo all'interno del conflitto mondiale e appurati solo dopo 50 anni come previsto dalla legge.
Detto questo bisogna inoltre inserire un altra piccola premessa: lo script The Imitation Game scritto dallo sceneggiatore Graham Moore a su volta adattato dal romanzo "Alan Turing - Storia di un enigma" di Andrew Hodges raggiunse nel 2011 ad Hollywood la cima nella leggendaria Black List, ossia la lista stilata dai produttori degli Studios sulle sceneggiature più interessanti e non ancora prodotte. Dopo vari cambi di produzione alla fine decide di scommetterci la Black Bear Production che confeziona una pellicola che sembra studiata appositamente a tavolino per concorrere alle ambite statuette degli oscar.
Ma entriamo nel dettaglio.

La regia viene affidata al norvegese Morten Tyldum (Headhunters è il film norvegese che ha più incassato nella storia del paese) che si affida ad una regia scolastica, precisa e dettagliata seppur priva di guizzi e sorprende il suo posto nella cinquina di miglior regista redatta dall'Academy hollywoodiana. Chi non sorprende affatto, ed anzi si conferma ancora una volta uno degli attori più interessanti e in ascesa nel panorama cinematografico è Benedict Cumberbacht (Star Trek - Into the darkness, Sherlock) la cui nomination è sacrosanta capace di regalare sfumature e drammaticità ad un ruolo complesso come quello del geniale  idiot savant Turing accompagnato da un cast di comprimari eccellenti come Mark Strong (La Talpa) e Matthew Goode (A single man)  ed una protagonista femminile più in forma che mai, Keira Knightley che cresce ad ogni pellicola ed ottiene anch'essa una meritata nomination. Tutto il comparto tecnico è eccellente, dalla fotografia su scala di grigi dello spagnolo Oscar Faura, alle musiche del pluripremiato compositore Alexandre Desplat ma ciò che convince meno è proprio la sceneggiatura del quasi esordiente Graham Moore, la struttura narrativa alla flash forward e flash back divise in tre parti primarie è debole e sommaria, non approfondisce mai nessuna situazione con rigore e neanche riesce a caricare di pathos le vicende emotivamente più dense mancando di passione e soffermandosi su verbosissimi passaggi e didascalici tagli temporali. 

La cifra stilistica del film si mantiene sugli standard televisivi inglesi, che sono pur sempre alti, ma non incide mai e si tiene ben lontano dall'affondare le mani sulla tragica vicenda umana del matematico inglese, ogni connotazione emotiva, svolta storica o progressione narrativa viene premunita di una voce fuori campo didattica e talvolta fastidiosa, scansando ogni ambizione di narrare con la forza delle immagini.
Occupato forse a piacere a tutti ed a tutti i costi (in molti hanno gridato alla similarità dell'operazione Il Discorso del Re che stravinse agli oscar) e con troppa carne al fuoco (geopolitica, storia, tecnologia, scienza, morale e molto altro) non trova mai una chiave di volta, limitandosi ad assecondare l'istrionico protagonista in una confezione elegante e curata in ogni minimo dettaglio ma privo di anima e scosse che lascino un segno cinematografico importante. Rimane un ottimo biopic illustrativo privo di mordente ma saturo di manierismo.


VOTO 6,5