mercoledì 25 marzo 2015

1992

Regia: Giuseppe Gagliardi
Produzione: Wildside, Sky, La7
Sceneggiatura: Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi, Stefano Sardo
Fotografia: Michele Paradisi
Montaggio: Francesca Calvelli
Costumi: Roberto Chiocchi
Con: Stefano Accorsi, Guido Caprino, Miriam Leone, Tea Falco, Domenico Diele, Alessandro Roja
Durata: 10 episodi da 57'




Dopo più di due mesi di battage pubblicitario e mediatico (persino un canale tematico dedicato a produzioni televisive di quell'anno sulla piattaforma Sky) la nuova creatura targata Sky in collaborazione con la casa di produzione Wildside e La7 ha finalmente visto la luce con i primi due episodi andati in onda ieri su Sky Atlantic. Tanta era l' attesa alla luce dei successi delle prime produzioni (Romanzo Criminale, In Treatment) ed il fenomeno culturale e sociale (oltre che televisivo) rappresentato da Gomorra che conquistato l'Europa e la critica; e l'uscita in contemporanea europea con altri 5 paesi non ha fatto altro che aumentare l'hype intorno a questo ambizioso progetto, nato da un'idea di Stefano Accorsi, che per la prima volta a torna a rimettere le mani pulite nel torbido acquitrino degli anni di tangentopoli e ciò che scaturì dal big bang di quell'esplosione innescata con il celebre arresto di Mario Chiesa e che spazzò via un intero ceto politico e cambiò il Paese, è che non a caso apre la serie che probabilmente aprirà la lunga tipica ed inevitabile stagione di revival degli anni novanta.

Da tempo ormai anche la produzione televisiva italiana è logora e stantia e la sua produzione è pedissequamente lontana anni luce dagli standard qualitativi e narrativi del resto del mondo; in contraltare coraggiosamente la pay-tv di Murdoch sta investendo in prodotti che siano al passo con i tempi, con grandi investimenti di mezzi alla stregua di un prodotto cinematografico, che attinga dalla freschezza della HBO americana e la qualità dell'inglese BBC, alla ricerca di una propria identità di produzione, e di questo ne siamo grati. Per cui, appare inevitabile non tener presente il percorso e l'evoluzione delle "serie evento" targate Sky che si sono succedute. Essendo andati in onda solo i primi due episodi, il giudizio può essere solo ovviamente sommario e circoscritto, ma di certo possiamo già buttar giù qualche conclusione.

Questa è la prima produzione originale e raccontare vent'anni di storia del nostro paese condensato in uno specifico anno è davvero complesso e arduo, quindi un plauso agli sceneggiatori (
Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi, Stefano Sardo) che mescolano in maniera chiara e fluida realtà e finzione attraverso l'intreccio di personaggi di fantasia che s'imbattono nella cronaca vera e storici attori reali di quella stagione. 1992 racconta la storia di un anno cruciale attraverso gli occhi di sei protagonisti  principali che hanno in Leonardo Notte come filo conduttivo,il personaggio di Stefano Accorsi  ispirato dal celebre Don Draper della serie tv americana di culto Mad Man. La rievocazione degli anni novanta è curata e precisa in ogni dettaglio, i continui rimandi alla tv e le hit del periodo s'innestano abbastanza bene nel contesto narrativo, seppur qualche cliché rimane ma il tono a sfondo ironico ben stempera la tensione che percorre tutta la serie, ottimamente descritte dalle atmosfere di una colonna sonora precisa grazie alle elucubrazioni sonore di un maturo Davide "Boosta" Di Leo a suo agio nel ruolo. La regia del bravo Giuseppe Gagliardi (Tatanka)sceglie un taglio realistico, girato prettamente con camera a mano, e molti primi e primissimi piani che si alternano a suggestivi campi lunghi. Gli attori e le recitazioni sembrano di buon livello, (Tea Falco a parte, che con il suo biascicare caricaturale oggi era nelle prime posizioni dei topic trend di Twitter) - anche se devo ancora capire bene se sono io ad avere un problema con Stefano Accorsi oppure sia lui ad avere un problema con la recitazione - ma questo è un mio dilemma personale - il personaggio cardine è ben scritto e caratterizzato per evitare scivoloni. La scrittura è asciutta e minimale quanto basta, senza ridondanze e orpelli inutili con monologhi e dialoghi secchi e pungenti. La qualità è e credo rimarrà di ottimo livello ma Gomorra rimane ancora un gradino più in alto, almeno per il momento. Per le conclusioni finali mi pare lecito attendere la fine della decima puntata. Sicuramente sarà uno dei prodotti dell'anno e il preventivato successo aprirà lo spiraglio per la produzione già in cantiere di altre due stagioni (1993,1994) per una serie pensata come una trilogia.


VOTO 7

martedì 24 marzo 2015

Fascistelli - Il film

Regia: Stefano Angelucci Marino, Roberto Moretto
Produzione: Teatro del Sangro e JRSTUDIO SRL
Sceneggiatura: Stefano Angelucci Marino
Fotografia: Roberto Moretto
Montaggio: Roberto Moretto, Marco Adabo
Costumi: Polvere di Stelle (Vasto)
Con: Manuel Scenna, Stefano Angelucci Marino, Carmine Marino, Gemma Melchiorre, Pierluigi Di Lallo, Raffaele jair, Matteo Gemma, Ilaria Di Meo, Umberto Nasuti, Ilenia Rucci
Durata: 70'









Fascistelli è l'esordio alla regia di Stefano Angelucci Marino, poliedrico attore e scrittore (il libro omonimo è edito da Il Cerchio) che decide di portare sul grande schermo la sua irriverente e nostalgica opera letteraria grazie al coraggio di una produzione indipendente e la ricerca popolare di fondi attraverso il crowfunding.
La trama riprende in sostanza la stessa narrata nelle pagina cartacee.
Siamo ad inizio anni 90,in  era pre tangentopoli e qualche tempo prima della disgregazione della Democrazia Cristiana nella profonda provincia abruzzese, tra i monti e i paesaggi incontaminati della deliziosa cittadina di Civitella Messer Raimondo in cui abita l'adolescente Vittorio Brasile (Manuel Scenna9, ardimentoso e ribelle circondato a scuola da "ciellini" e "compagni" che per indole decide di convogliare il suo malcontento e la sua frustrazione con Movimento Sociale Italiano locale il cui segretario Tonino Fendente detto "Il Fascistone" (interpretato dallo stesso Angelucci Marino) che condensa nel personaggio tutte le idiosincrasie e le contraddizioni di una certa Destra ormai anacronistica e destinata al declino.

Una piccola produzione (Teatro del Sangro e JR Studio) che ha il pregio dello sguardo sincero e nostalgico di un periodo storico complesso poco  esplorato e di cui, finita la sbornia del revival anni 80, si sentiva l'esigenza di scandagliare quel retroterra culturale da cui proveniamo e con cui ancora stiamo facendo i conti.
Le vicende giovanili di Vittorio scorrono con la colonna sonora dei 270 bis (gruppo alternativo di destra) e troviamo tutti i miti cult di allora, dalle letture di Tolkien ed Evola citando persino Che Guevara, D'Annunzio e il pirata spaziale Capitan Harlock ed i fumetti come Mister No e La Voce della Fogna impregnate di un autobiografismo di fondo percepito e compiaciuto  ma sempre disincantato e un'autoironia che permea tutta la pellicola che tiene a bada qualsiasi tesi propagandista millantata o il rimpianto di una certa stagione che pellicole del genere si portano dietro.
Un piccolo film che nonostante alcune ingenuità inevitabili per un'opera prima e dal budget risicato, ma con alcune frecce al suo arco-davvero convincenti - come le divertenti caricature dei personaggi secondari disegnati e ottimamente interpretati, le splendide location ed il tono semi-serio che regge tutto il sostrato narrativo - paga invece qualcosa a livello recitativo dei protagonisti (manicheo a tratti) e alcune sequenze di girato troppo teatrali, una regia fluida e curata ma poco incisiva e poi un voice-over  troppo invasivo probabilmente che ruba la scena con eccessiva didascalia e poteva essere meglio dosato.
Ma a conti fatti ciò che rimane sono le risate, le emozioni e quel sapore agrodolce che ti rimane sulla lingua e sugli occhi a visione terminata che conta più dei difetti plausibili e correggibili nel prossimo lavoro che attendiamo per un giudizio complessivo e di più ampio respiro. 


VOTO 6