giovedì 26 gennaio 2012

Le migliori canzoni del 2011 part 1

20 - NOEL GALLAGHER - The death of you and me

Che fosse lui a mandare avanti la baracca degli Oasis e che fosse il fratellino più talentuoso di casa Gallagher lo si era capito da anni, - quasi tutte le canzoni simbolo infatti erano opera di Noel -e con il primo album da solista lo conferma ampiamente. Tra i gioielli dell'album spicca questo primo singolo, rockblues elegante e melodico con uno splendido assolo di tromba che è già un cult.



19 - THE DECEMBERIST - This is why we fight

Come si fa a non essere conquistati dalla voce melodica di Colin Meloy, leader dei Decemberist, che sforna un album di puro e semplice folk rock senza fronzoli e inutili orpelli prog che caratterizzavano l'album precedente. Semplice e emotivo come questo singolo che si piazza in testa sin dal primo ascolto e te lo ritrovi a canticchiare in ogni momento della tua giornata.



18 - I MISSILI - Fossili

Hanno solo un Ep al loro attivo ma con le idee chiare e tanto talento. Questo brano è una filastrocca sonora sbilenca e obliqua che ti si inchioda in testa con il suo incedere ipnotico e suadente dal sapore acidognolo come il gusto in bocca post sbornia la domenica mattina.




17 - KAKKMADDAFAKKA - Restless

Questa band dal nome impronunciabile arriva direttamente da Bergen in Norvegia, terra desolata e fredda quella scandinava eppure musicalmente attiva capace di scaldare le notti a colpi di funk rock come questo splendido singolo vagamente danzereccio.



16 - KASABIAN - Switchblade smiles

Il loro quarto album " Velociraptor!" è stato in vetta alle classifiche di mezzo mondo, non è di certo ispirato come il precedente, nemmeno vagamente una traccia delle "..influenze di Pink Floyd e Nirvana" come avevano dichiarato ma alcuni brani valgono da soli il prezzo dell'album. Come questo primo singolo contaminato con elettronica e fiati, nervoso e adrenalinico al punto giusto. Roba che spacca i culi!



15 - SING FANG - Fall down slow

Questo folletto svedese ex leader dei Seabear è l'alternativa folk del connazionale Jonsi (frontman dei Sigur Ròs) atmosfere eteree che rimandano a lande fredde e solitarie sferzate dal vento come in questo brano che pare sepolto da una coltre di neve dalla quale emerge l'eco gentile e magico di uno spiffero di voce boschiva e lontana.



14 - S.C.U.M. - Whitechapel

Gli inglesi S.C.U.M. (acronimo di Society for Cut Up Man manifesto dell'attrice Valerie Solanas attentatrice femminista di Andy Warhol) fanno parte di quel filone musicale britannico più noir ed esistenzialista degli ultimi anni che deve molto alle influenze di Velvet Underground e Joy Division. Scoperti dalla rete e lanciati dai Portishead dimostrano nel loro esordio tutta la loro magnetica personalità come si evince chiaramente anche da questo brano dal piglio post new wave.



13 - BURIAL - Stolen dog

William Bevan è un ragazzo timidissimo, lontano dal successo che lo ha travolto con il suo esordio di qualche anno fa, e lontano soprattutto dalle serate modaiole dopo l'esplosione della dubstep, dai club e non ama mostrarsi in pubblico. Tutto ciò si palesa nella sua musica, la vera anima di un dubstep cupo e liquido, diluito in un mantra sonoro ipnotico e ammaliante, che sferza e seduce.




12 - MILES KANE - Rearrange

L'ex leader dei Rascals (e metà del progetto Last Shadow Puppets insieme ad Alex Turner degli Arctic Monkeys) partorisce un album vintage che riscopre e riaffresca il britpop classico dimostrando di saper maneggiare abilmente il genere con navigata destrezza a discapito dei suoi soli 25 anni. Classicità udibile in questo perfetto singolo che il ragazzo di Liverpool propone con un arrangiamento elegante ed un riff melodico e brioso.



11 - THE ANTLERS - Putting the dog sleep

Il progetto di Peter Silberman, Th Antlers, due anni fa aveva dato alla luce un concept album "Hospice" capolavoro intimo sul rapporto uomo-malattia. Tornano con un secondo album "Burst Apart" teso ancora una volta a rimodellare i contorni del post-rock contemporaneo. Questa ballata ci riporta alle notti insonni passate tra le quattro mura silenziose delle nostra stanza a riflettere e rimuginare su un passato che non torna oppure alle lunghe passeggiate notturne malinconiche e un po' alcoliche in cui i contorni stessi dello spazio e del tempo sfumano e danzano. Magica ed onirica.

lunedì 9 gennaio 2012

Midnight in Paris


Regia: Woody Allen
Produzione: MedusaUSA 2011
Sceneggiatura: Woody Allen
Fotografia: Johanne Debas, Darius Khondji
Montaggio: Alisa Lepselter
Scenografie: Anne Seibel
Musiche: Stephane Wrembel
Con: Owen Wilson, Rachel McAdams, Marion Cotillard, Michael Sheen
Durata: 94'










Gil (Owen Wilson) è uno sceneggiatore hollywoodiano con aspirazioni da scrittore in vacanza a Parigi con la futura moglie Inez (Rachel McAdams) e i suoceri per cercare di ritrovare l'ispirazione perduta per un romanzo. A causa di un corto circuito temporale misterioso ogni sera a mezzanotte verrà trasportato nella magica Parigi degli anni 20 in cui incontrerà tutti i suoi artisti preferiti nel pieno del fermento culturale di quell'epoca d'oro.
Nel tentativo di prolungare questi suoi incontri privilegiati tenta di ripetere il “miracolo” ogni notte destando i dubbi del suo futuro suocero insospettito dalle sue fughe notturne.

Woody Allen continua il suo Grand Tour nelle capitali europee e questa volta sceglie Parigi una delle sue città più amate e già utilizzata come sfondo narrativo in “Tutti dicono I love you" film del 1996 in cui è indelebile la scena di Goldie Hawn che volteggia elegantemente per aria danzando lungo le rive della Senna.
La capitale francese deve ispirare nel regista newyorchese qualche magico incantesimo se anche in questa pellicola decide di affidare le sorti della pellicola ad un espediente narrativo già ampiamente abusato dalla cinematografia recente per omaggiare con il proprio tocco personale i suoi miti e riferimenti artistici del passato privilegiando l'epoca d'oro della Parigi degli anni 20.

Il cinema di Allen continua circolarmente a ruotare attorno ai temi cari rimpastati e farciti ogni volta in maniera diversa, cambiano gli ingredienti e i suoi alter-ego ma la sostanza rimane la stessa. Certo qui il suo sguardo si amplia “importando” dal passato figure imponenti del mondo letterario e artistico deliziando i cultori con scambi di battute e dialoghi vivaci e sfiziosi riuscendo ad affascinare anche coloro che non conoscono i personaggi che sfilano fugacemente sullo schermo ed è qui che risiede uno dei punti di forza del film. Tutta la parte “onirica” della pellicola ambientata nel passato sembra funzionare mentre è proprio il presente narrativo a destare molti dubbi sia in fatto di recitazione che di sceneggiatura risultando un po' forzata e poco funzionale.

Penalizzato anche da un doppiaggio italiano pessimo Allen risulta meno brillante del solito, con qualche solito guizzo geniale ma meno cinismo, che in fondo è la parte che più adoriamo e si esce dalla sala soddisfatti ma con quel tedioso senso di incompletezza che serpeggia nell'aria come esser stati sedotti ma poi abbandonati dalla propria amante.
Un Allen diverso, più “popolare” del solito (gli incassi al botteghino per un suo film sono i più alti di sempre) che deluderà alcuni fan ma ne accoglierà di nuovi al proprio cospetto.



VOTO 6