venerdì 23 aprile 2010

Shutter Island

Regia di Martin Scorsese

Produzione: USA 2010 Medusa

Sceneggiatura: Laeta Kalogridis

Fotografia: Robert Richardson

Scenografie: Dante Ferretti

Musiche: Robbie Robertson

Genere: Drammatico

Con: Leonardo Di Caprio, Ben Kingsley, Mark Ruffalo

Durata: 138’



1954. Gli agenti federali Edward Daniels (Leonardo Di Caprio), nel film chiamato anche semplicemente Teddy, ed il suo collega, Chuck Aule (Mark Ruffalo), vengono mandati all'Ashecliff Hospital, ospedale che si trova su Shutter Island ed è specializzato nella cura di criminali insani di mente. I due agenti devono investigare sulla scomparsa di Rachel Solando (Emily Mortimer), una paziente svanita nel nulla da una stanza blindata. Il dottor John Cawley (Ben Kingsley), primario dell'ospedale psichiatrico, spiega che Rachel è stata ricoverata dopo aver ucciso affogando i suoi tre figli, ma, ciononostante, lei crede ancora di trovarsi a casa e che i suoi figli siano ancora vivi.


Scorsese torna con un thriller psicologico tratto da un romanzo di Dennis Lehane, autore da cui il cinema ha attinto a piene mani (Mystic River e Gone Baby Gone gli altri due romanzi trasposti sul grande schermo), giocando con la materia collaudata di un topos narrativo affidabile del noir dai tratti onirici. La sceneggiatura, seppur oscura e non permeabile in certi passaggi, si dipana progressivamente in un lento incedere che tiene incollati alla poltroncina, grazie alla cura maniacale dei dettagli scenografici del nostro Dante Ferretti insaporiti dalla fotografia cupa e sporca di Robert Richardson che rende l'atmosfera tesa e nebulosa a dovere contribuendo ad esaltare il disturbante senso claustrofobico dell'isola carceraria.

Isola che non è soltanto un luogo fisico ma è anche un labirinto mentale da cui a volte sembra difficile districarsi, così come impossibile sembra fuggire da quel luogo ameno una volta abbattutasi la tempesta. Emergono ancora una volta i temi cari al regista di origini italo-americane come il profondo senso di colpa, il confine labile tra sanità e follia, ed il tentativo di redenzione cercando di lottare contro sé stessi evidenziati ancora una volta in maniera impeccabile dal nuovo attore feticcio scorsesiano Leonardo Di Caprio, qui alla sua quarta collaborazione consecutiva con il regista di Boston, in barba ai detrattori dell'Academy da cui è ignorato ogni anno per le candidature agli Oscar.

La solidità tecnica e la qualità stilistica soddisfa anche i palati cinematografici più esigenti, in cui ritroveranno numerosi omaggi del regista ai vecchi noir americani, passando dalle parti di Hitchcock fino ad arrivare all'espressionismo tedesco.

Alcuni passaggi stridono con le tonalità cupe del film, ma si tratta di piccole sfumature che non incidono narrativamente, il cui plot è tutto fatto d'incastri e rompicapi mentali che costringerà lo spettatore ammaliato e confuso ad una seconda visione certamente necessaria ma non indispensabile al gradimento finale dell'opera di Scorsese.

VOTO 7

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