venerdì 9 ottobre 2009

JASON LYTLE - Yours truly, the commuter


E' uno dei dischi più attesi di questo 2009, l'esordio da solista di Jason Lytle, ex frontman dei Grandaddy, una delle band più talentuose ed influenti del panorama indipendente, che dopo 4 album e 15 anni di concerti si sciolsero in seguito alla volontà di schierarsi contro il mercato non firmando per una major, oltre che la crisi espressiva e depressiva proprio del loro leader.
Durante questo arco di tempo Jason si è trasferito dalla natia Modesto, in California, in una sperduta casetta di legno tra le montagne del Montana, ed è lì che in circa sei mesi ha prodotto questo album solista, contenenti idee e soluzioni già care ai suoi precedenti lavori.
Un lavoro ispirato e sincero, permeato da una serenità e pacatezza coinvolgenti, che esprime limpidamente le atmosfere rigeneranti di questo suo distaccarsi dalla frenesia cittadina optando per la placidità dei silenzi immersi negli immensi paesaggi rupestri.

L'inconfondibile voce malinconica di Jason s'insinua fragile tra le note sporcate di elettronica leggera, spesso accarezzata da parti di violino e gli immancabili cori e contro cori, tipico marchio di fabbrica, destreggiandosi amabilmente tra ariose parti armoniche ed intime malinconie che disegnano con semplicità ed accuratezza gli arrangiamenti, consegnandoci un lavoro prezioso ed onirico, leggero e nostalgico.Il singolo "Brand New Sun"sintetizza perfettamente la cifra stilistica dell'album, partendo con un ricamo elettroacustico per poi sfociare in radiose ed eteree melodie.

Pur mantenendo un equilibrio musicale omogeneo e di notevole fattura artigianale (a parte la rockeggiante "It's the weekend" unica parentesi colorata e movimentata dell'album) i momenti migliori sono rappresentati dalla soave ballad di apertura "Yours truly, the commuter" introdotta da una romantica tastierina, dalla dolcissima e minimale "Furget it" accompagnata dalle note struggenti del pianoforte, e dal delicato brano che conclude il disco, "Here for good" perla sognante con sfumature evocative perfettamente lavorate dalla vocina penetrante di Jason.

Chi ha amato le melodie stravaganti e fascinose dei Grandaddy rimarrà sedotto anche da questo album solista del suo ex leader, con meno rumore ed energia forse, ma di certo con lo stesso stupore e la medesima semplicità che da sempre ne contraddistingue l'anima.

VOTO 7/10


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