Regia di Pet Docter
Titolo originale: UP
Produzione: USA 2009 Walt Disney
Sceneggiatura: Bob Peterson
Montaggia: Kevin Nolting
Fotografia: Florian Ballhaus
Musiche: Michael Giacchino
Genere: Animazione
Interpreti: Edward Asner, Christopher Plummer, Jordan Nagai, Bob Peterson
Data di uscita: 15/10/2009
Durata: 104’
Il decimo film d’animazione targato Pixar dopo i fasti sulla croisette, resi dall’onore di aprire la prestigiosa kermesse cinematografica di Cannes, (prima volta in assoluto per un lungometraggio animato) ed i record d’incassi oltreoceano, esce finalmente anche nelle nostre sale l’ultimo gioiellino distribuito dalla Disney ed adattato per l’occasione in 3D: scelta quanto mai necessaria, dettata sia dal ritorno in auge della terza dimensione, soprattutto dopo i successi di Mostri contro Alieni e Viaggio al centro della Terra, quanto dalla scelta della Disney, che su questo supporto d’intrattenimento punta con decisione come dimostrano i futuri progetti in uscita.
Siamo abituati ormai quando si tratta della Pixar, ad aver a che fare con prodotti dall’altissimo pregio tecnico nonché culturale, e quando pensavamo che con quel piccolo capolavoro rappresentato da Wall-E si fosse raggiunto l’apice cinematografico e filosofico per un prodotto d’animazione, rasentando la perfezione, arriva questo nuovo e prezioso lungometraggio a far gridare nuovamente al miracolo e ad alzare nuovamente, dopo dieci anni successi, l’asticella delle possibilità, in un connubio perfetto tra lacrime e risate, sintesi totemica e naturale della settima arte.
Diretto magistralmente da Pet Docter, già candidato all’Academy Award per lo splendido Monster&Co. e sceneggiato da quel genio di Bob Peterson, UP narra le vicende di un vecchio venditore di palloncini, Carl Fredriksen (che ricorda la fisicità di Spencer Tracy ed il caratteraccio buono alla Walter Matthau), che rimasto un inconsolabile vedovo decide di coronare il sogno di una vita condiviso dalla sua indimenticata moglie Elle: andare a vivere nel bel mezzo della foresta pluviale, accanto alle bellissime e desiderate Cascate del Paradiso. Per fare ciò attacca migliaia di palloncini alla sua umile dimora che staccandosi in volo comincia il suo straordinario viaggio dirigendosi verso il tanto agognato sud America. Tutto sembra filare liscio, fino a quando il vecchio Fredriksen non avrà una piccola sorpresa: il suo viaggio dovrà condividerlo con un giovanissimo aspirante esploratore di nome Russell, deciso più che mai a guadagnarsi la spilletta d’onore per l’assistenza agli anziani.
Il primo quarto d’ora è puro capolavoro di poesia cinefila, girato con tocco delicato e malinconico e sottolineato soltanto dalla splendida partitura ad opera del compositore Michael Giacchino, il regista si prende tutto il tempo necessario a costruire le magiche atmosfere classiche “chapliniane“ già viste nel sopraffino incipit di Wall-E, riuscendo nella difficile impresa di costruire un arco narrativo intenso in pochi minuti ed in totale assenza di dialoghi, capace di imprimere sin dalle prime battute una forte carica emotiva alla storia narrata ed alla psicologia e le conseguenti motivazioni dei personaggi che costituisce la base che sorreggerà la pellicola.
La seconda parte risulta più frizzante e canonica, con situazioni divertenti dai perfetti tempi comici e battute fulminanti, con la riuscita citazione dei classici film avventurosi targati Disney, risultando un film a più livelli di registro, ognuno dei quali costruito su più strati, capaci si commuovere e divertire un ampio target di pubblico, sia gli adulti quanto i più piccoli, seppur con percezioni differenti, che rappresenta da sempre la filosofia Pixar ed è alla base dei suoi successi.
Da sottolineare l’utilizzo del 3D, dove la profondità di campo permette di avere un punto di vista interno, riscattandosi da banale trucchetto visivo ad elemento espressivo funzionale al racconto, risultando attualmente il miglior prodotto tridimensionale.
UP è un piccolo capolavoro perché sa fondere con leggerezza ironia e dolcezza come si conviene ad ogni storia indimenticabile, per l’originalità dello script, la ricchezza delle sfumature e dei sottotesti psicologici, l’invenzione visiva e la spettacolarità che sottendono alla Meraviglia.
VOTO 8
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