domenica 10 ottobre 2010

Inception


Regia di Christoper Nolan
Produzione: USA 2010 Warner Bros
Sceneggiatura: Christoper Nolan
Fotografia: Wally Pfister
Scenografie: Guy Hendrix Dyas
Musiche: Hans Zimmer
Genere: Drammatico, Azione
Con: Leonardo Di Caprio, Ken Watanabe, Marion Cotillard
Durata: 148’






Dom Cobb (Leonardo Di Caprio) è un abile ladro nell'arte dell'estrazione di informazioni dal profondo subconscio durante l'attività dello stato onirico, quando la mente è maggiormente vulnerabile. La sua figura è alquanto ricercata nell'ambito dello spionaggio industriale internazionale, ma ciò ha comportato anche la perdita della sua famiglia e di ciò che ha amato. Proprio per cercare di riconquistare i suoi figli accetterà la missione propostagli dall'industriale giapponese Saito (Ken Watanabe) e tenterà un'impresa improba, l'inception del titolo ossia il tentativo non di rubare informazioni bensì di innestare un'idea all'interno della mente di Robert Francis Jr. (Cillian Murphy), figlio ereditario di un colosso finanziario con lo scopo di frammentarne la società. Ma dovrà fare i conti con il suo passato sepolto nel suo inconscio, rappresentato dalla moglie Mal (Marion Cotillard).

Dopo i fasti della sua ultima pellicola, Batman - Il cavaliere oscuro il regista di culto Christopher Nolan (Memento/The Prestige) riesce a dar corpo al suo progetto più ambizioso e personale, su cui era a lavoro da dieci anni. Doveva essere un piccolo progetto ma l'hype che gira intorno alla sua figura di regista “atipico” che riesce a far coincidere film d'autore con gli incassi ai botteghini, ha fatto sì che le major lo coccolassero e gli dessero ampia libertà, un cast sontuoso ed un budget stratosferico per costruire il suo complesso puzzle visionario.

Il regista americano qui è alla sua prima prova senza l'ausilio del fratello Jonah alla sceneggiatura, un lavoro concepito e realizzato a cerchi concentrici, volutamente artificioso e sovradimensionato che mette a dura prova lo spettatore, soprattutto quello non abituato alle tortuosità degli script di Nolan. Una volta immersi però nel mondo e le atmosfere tipiche del suo registro stilistico tutto diviene apparentemente più nitido, salvo ritrovarsi nuovamente storditi dinanzi al solito gioco di specchi creato ad arte dalla penna del regista che non fa nulla per mitigare il senso di smarrimento che s'impadronisce di coloro che osservano lo svolgersi della narrazione tesa a disorientare negli intenti dell'autore che sulla perdita d'orientamento del pubblico ha costruito il suo cinema e da qui deriva tutto il suo fascino.
Fin qui nulla da eccepire, un articolato lavoro di sceneggiatura che s'innesta però sul tentativo dichiarato di combinare il cosidetto genere heist movie (film di rapina) con la sci-fi di matrice onirica, ed è qui che sorgono alcune perplessità. Tutta l'articolazione narrativa così affascinante ed elegantemente trasmessa si piega di fronte alle scene d'azione che finiscono per prendere il sopravvento nel plot narrativo esautorando tutto il lavoro certosino svolto in precedenza. Da non sottovalutare le simbologie nascoste nel film a partire dai nomi dei personaggi che rievocano personaggi mitologici o biblici (il nome del protagonista Cob sta per Giacobbe, Arianna che ha il ruolo dell'architetto è presa dalla “mitica” figlia di Teseo, quella del celebre filo per intenderci, e così via).

Il merito di Nolan è di aver costruito un mondo onirico, senza tuttavia abbandonarsi dalla materia instabile e sfuggente propria dei sogni, bensì scegliendo di imporre al subconscio una vera e propria grammatica, con le sue regole e le sue leggi, rendendo il tutto coerente ma soprattutto filmabile, dando una forma ed una logica ad un universo astratto ed illogico per natura. Nonostante quasi tutta la vicenda sia ambientata all'interno di un mondo onirico infatti non si ha la sensazione di sentirsi all'interno di posti creati dalla mente.
Vi è sottotraccia anche il parallelismo con il processo creativo cinematografico, che si compone con la stessa sostanza del lavoro onirico, ma ciò che più conta in questo intricato labirinto mentale è il controllo con il quale Nolan gestisce l'intera impalcatura narrativa ricostruita perfettamente con il suo gioco d'incastri che si rivela però così perfettamente congegnata quanto fredda e priva di quel palpito emotivo che pur ci si aspetta dalle sue pellicole. Qui lo scarto è più evidente che altrove ed il film ne risente, come a dire troppa cerebralità e poco cuore.
Dettagli che sembrano pagliuzze ininfluenti negli occhi del grande pubblico ma travi evidenti per i suoi fan più accaniti.

VOTO 7