Regia di Jonathan Levine
Titolo originale: The wackness
Produzione: USA 2009 Fandango
Sceneggiatura: Jonathan Levine
Montaggio: Josh Noyes
Fotografia: Petra Korner
Genere: Drammatico
Interpreti: Ben Kingsley, Josh Peck, Famke Janssen, Olivia Thirlby
Data di uscita: 28/08/2009
Durata: 96’
New York, estate 1994. Il “sindaco sceriffo” Giuliani stringe la morsa contro barboni e piccoli criminali, il grunge muore con Kurt Cobain e con lui la voce di una generazione, mentre il gansta-rap raggiunge il culmine della sua popolarità e qualità con Notorius B.I.G., la voce del ghetto, prima di morire anche lui qualche tempo dopo.
Nei vicoli e parchi di una caldissima Big Apple si aggira il giovane neo diplomato Luke Shapiro (Josh Peck) con il suo carretto di gelati, utilizzato come copertura per un’attività più remunerativa, quella dello spaccio di marijuana. Grazie allo spaccio Shapiro riesce ad aiutare la famiglia in procinto di sfratto, pagarsi la retta per il college, nonché le sedute psicanalitiche con il dottor Squires (Ben Kingsley), eccentrico psichiatra ex sessantottino e padre della splendida Stephanie (Olivia Thirbly), amica del ragazzo, nonché suo desiderio inconfessato.
Levine al suo secondo lungometraggio dopo ”All the boys loves Mandy Lane” rimasto inedito in Italia, ci conduce nelle atmosfere dal sapore autobiografico degli anni novanta, quella delle audiocassette e dei cercapersone, del SupeNintendo e Beverly Hills 90210, in un’operazione nostalgia già da qualche tempo in voga negli States ed attesa presto anche da noi.
Una commedia di formazione sentimentale e psichica, un po’ forzatamente sopra le righe, che si regge sulle interpretazioni convincenti dell’immenso Kingsley, qui alle prese nell’inedito ruolo di pittoresco ed eccessivo psichiatra, dimostrandosi eccellente anche nel genere comico, e del giovane Peck, sdoganato per l’occasione dalla rete per ragazzi Nickelodeon, che non viene eclissato dal talento del suo navigato collega.
Le sbavature nella sceneggiatura non mancano, rivelando tutta la sua fragilità quando si tenta di cimentarsi con le situazioni sentimentali e drammatiche, rallentando in più parti il ritmo narrativo che ben si sposa invece con la colonna sonora farcita di basi hip-hop nei momenti migliori.
In sostanza un film con molte buone intenzioni, che descrive ma non approfondisce, spinge l’acceleratore per poi frenare bruscamente, indeciso e confuso, nonostante qualche spunto interessante, ottimo comparto tecnico e sia ben recitato.
Una sufficienza, seppur cerchiata in rosso, come si usava qualche tempo fa, tanto per utilizzare un paragone scolastico pre-Gelmini.
Nessun commento:
Posta un commento