mercoledì 2 settembre 2009
Stella di Sylvie Verheyde
Parigi, 1977. Stella è al suo primo anno in una prestigiosa scuola borghese parigina, ambiente ostile per chi come lei vive in un caffè gestito dai genitori nel quartiere operaio. Solitaria e svogliata conosce per caso quella che diventerà la sua amica del cuore,Gladys, che le farà conoscere la letteratura e l'amicizia vera, e guardare il futuro da una prospettiva incoraggiante e piena di speranza.
La Verheyde, al suo terzo lungometraggio, fa ricorso all'autobiografia per narrare con delicatezza e ispirazione il percorso di formazione a sfondo scolastico, dal sapore vagamente truffautiano, sottolineando con teneri slanci poetici l'importanza rilevante della cultura come strumento per conoscere meglio sè stessi ed il mondo circostante da un angolazione che non è privilegio di pochi ma tesoro collettivo. A reggere completamente la scena è la straordinaria Leora Barbara, sorretta da un cast solido e convincente, tra i quali spiccano i nomi della fedele Rocher, del cantante e attore Benjamin Biolay e soprattutto di Guillaime Depardieu, figlio di Gerard, alla sua ultima interpretazione prima della tragica morte.
L'io narrante della piccola Stella, con la voce fuori campo accompagna e descrive i momenti salienti della narrazione, innestandosi nei tempi giusti, senza apparire retorico o eccessivo, concedendo ampi spazi alla colonna sonora che, funzionale all'evoluzione della protagonista, riprende i brani delle hit francesi dell'epoca alternandoli allle musiche originali composte dalla band della regista, i Nousdeux the band, e nel quale trova un posto importante la celebre canzone di Umberto Tozzi "Ti amo" risultando meno patetica di quanto ci si potesse aspettare.
Presentato ed acclamato a Venezia nelle Giornate degli Autori, in Italia è distribuito dalla Sacher di Moretti, sempre attento alle produzioni di qualità transalpine, nonostante l'inspiegabile divieto inizialmente imposto ai minori di 14 anni e poi revocato a seguito delle molte polemiche.
Stella è un film raro, dal sapore nostalgico e segreto, che con sguardo intimo e sincero riesce a cogliere gli aspetti più timidi e profondi della fanciullezza che diventa adolescenza e dell'insicurezza che diviene consapevolezza, con tocco leggero ed accurato evitando con disinvoltura il patetismo ed il moralismo celati dietro l'angolo, regalando infine uno dei piccoli gioielli di questa stagione cinematografica.
Da vedere e custodire.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento